Pietruccio Montalbetti “Storia di due amici e dei DikDik”, Minerva Edizioni

Minerva Edizioni

Un racconto autobiografico che riporta alla luce gli esordi, l’amicizia profonda con Lucio Battisti e l’epopea dei Dik Dik: la storia di una generazione, scritta da chi l’ha vissuta. 


Cosa succede quando a scrivere è chi ha vissuto in prima persona l’inizio di un’epoca? Succede che il racconto si fa vivido, personale, nostalgico e appassionato. È quello che accade in “Storia di due amici e dei Dik Dik”, il nuovo libro di Pietruccio Montalbetti edito da Minerva (con una prefazione di Marco Buticchi), che è al tempo stesso un’autobiografia, un omaggio all’amico Lucio Battisti, e un percorso musicale e umano attraverso i decenni più travolgenti della musica italiana. 

Con uno stile diretto e sincero, Pietruccio – fondatore e storico chitarrista dei Dik Dik – rievoca il tempo delle radio pirata, delle prime chitarre sognate e sudate, delle notti passate a provare nelle sale parrocchiali e dei lunghi viaggi in Cinquecento, con strumenti caricati fino al soffitto, pur di suonare in qualche balera di provincia. 

Ma soprattutto, racconta Lucio. Non il mito, non il personaggio riservato che poi tutti avrebbero conosciuto, ma “l’uomo”, l’amico. “Quando sento la parola ‘amicizia’, mi viene in mente solo un nome: Lucio”, scrive l’autore. L’incontro con Battisti, avvenuto quasi per caso in uno studio di registrazione, dà il via a un rapporto profondo e duraturo, fatto di stima reciproca e condivisione. Un rapporto che precede la fama, e che proprio per questo è autentico, schietto, commovente. 

“Lui suonava e cantava cose sue, alcune acerbe, altre sorprendenti. Mi chiese un parere e io, forse con un pizzico di benevolenza, gli dissi che erano belle. Ma una mi colpì davvero. Decisi di inciderla nel nostro primo disco. Era Se rimani con me. E fu il primo brano a portare ufficialmente la firma di Lucio Battisti”. 

Questa storia è anche quella di una band che ha fatto la storia: i Dik Dik. Dagli inizi sotto il nome “I Dreamers”alle prime audizioni alla Ricordi, dalle prove con l’amplificatore nel pianerottolo fino ai successi in classifica, il libro attraversa la parabola di un gruppo che ha segnato la colonna sonora di una generazione. “Sognando la California”, “Il vento”, “L’isola di Wight”canzoni diventate inni, specchi fedeli di un’epoca fatta di ribellione, ideali, amori e viaggi interiori. 

“I Dik Dik – scrive Marco Buticchi nella prefazione – hanno accompagnato la mia generazione: ci hanno fatto crescere, innamorare, contestare, sognare. E la meraviglia è che quel vento soffia ancora. Quelle canzoni sono leve invisibili, come direbbe Archimede, capaci di sollevare mondi interiori”. 

Montalbetti racconta tutto con lucidità e ironia: i provini andati male, i produttori improbabili, le notti senza un soldo e la voglia incrollabile di “fare un disco”. Le pagine scorrono tra aneddoti gustosi, incontri fortuiti, piccoli grandi miracoli della vita. Come la madre di Pietruccio, che per sostenere il figlio durante le prove diventa una presenza costante nella sala parrocchiale. O come don Angelo, il viceparroco che firma una lettera di raccomandazione alla Ricordi pur di aiutarli a ottenere un provino. Una Milano popolare, viva, solidale, fa da sfondo a queste storie: una città in cui tutto sembrava possibile. 

“Storia di due amici e dei Dik Dik” è un libro per nostalgici, una dichiarazione d’amore alla musica, all’amicizia, alla giovinezza vissuta intensamente. E anche un promemoria che, dietro ogni grande canzone, ogni mito, ci sono incontri fortuiti, passioni feroci, prove ed errori, e soprattutto persone. 

“Lucio era timido, profondo, ossessionato dalla musica – ricorda Montalbetti –. In quella prima giornata passata insieme mi raccontò di suo nonno, che gli aveva costruito il primo flauto con le sue mani. Poi si addormentò, come fanno i bambini piccoli. Era un’anima bella. Non potevi non volergli bene”. 

Un libro che emoziona, diverte, commuove. E che lascia in chi legge il desiderio di tornare a quei giorni in cui tutto era da costruire. Pietruccio Montalbetti ci consegna non solo un pezzo di storia della musica italiana, ma anche – e soprattutto – un pezzo della sua vita. E, per estensione, della nostra.

Pietruccio Montalbetti Storico chitarrista dei Dik Dik, il gruppo musicale fondato nel 1965 e mai tramontato nel cuore degli italiani, è nato a Milano nel 1941.Tra i loro più grandi successi: Se rimani con meSognando la CaliforniaIo mi fermo qui, Senza luce, Il vento, Il primo giorno di primavera, L’isola di Wight, Come passa il tempo e molte altre. Con la band ha all’attivo ben quattro partecipazioni al Festival di Sanremo, più una come solista. Ha collaborato con artisti del calibro di Lucio Battisti, Mogol, Rita Pavone, Ricky Gianco, Caterina Caselli, Donatello, Giorgio Faletti, i Camaleonti e Maurizio Vandelli. Appassionato da sempre di viaggi, è stato in Colombia, a Cuba, in Messico, Belize,  Guatemala, India, Nepal, Thailandia, Birmania, Ecuador, alle Galapagos, in Perù, Venezuela, nella Guyana, in Africa e nel Sahara. È autore dei libri: Sognando la California, scalando il Kilimangiaro (2011), Io e Lucio Battisti (2013), Settanta a settemilaUna sfida senza limiti di età (2014), I ragazzi della via Stendhal (2017), Il mistero della bicicletta abbandonata (2021).

Beppe Mecconi “Cinquantadue”, Töpffer (Oltre edizioni)

Racconti

Prefazione Vanessa Isoppo

con 52 dipinti  disegni dell’autore virati in B/N 

Töpffer (Oltre edizioni)

dal 17 ottobre in libreria

Cinquantadue sono le settimane in un anno. Cinquantadue sono i rapidi racconti selezionati abbinati ad altrettanti dipinti e disegni, virati in bianco e nero per non distrarre. In questo mondo verboso all’eccesso, ridondante in tutti i campi, nella scrittura, nella pittura, nel teatro, nella vita… ecco finalmente un poco di sintesi planare con leggerezza su temi del nostro tempo, sul sociale, sull’amore, sull’introspezione. Con leggerezza, che non è superficialità, perché il racconto è questo: essenzialità, insegna a togliere. Il racconto è zen.

Dalla Prefazione: 

Il racconto e l’evoluzione dell’antica “novella”, per esempio quelle de Le mille e una notte o del Decameron del Boccaccio.  Differisce però da questa soprattutto perché il racconto rappresenta una narrazione più riflessiva, in cui spesso è centrale l’analisi di ambienti, personaggi, situazioni, analisi breve, talvolta di una sola pagina. Il linguaggio è preciso e curato in descrizioni e riflessioni, sebbene essenziale, e l’assenza di una cornice narrativa specifica permette, sicuramente nel caso dei testi presenti in questo volume, un’ampia fantasia nell’accoppiamento con un’opera pittorica. Infatti Mecconi non si e limitato a scrivere “nuove novelle”, portando quindi una ventata di novità nel panorama letterario; ha fatto di più, ha associato a ognuna di esse alcune delle sue opere pittoriche in abbinamenti talvolta intuitivi, a volte più introspettivi. Forse è proprio questa la sfida rivolta al lettore: leggere il racconto e “sentire” il disegno abbinato. Apprezzare i motivi per cui risuona in una sorta di comunione con l’artista ma, meglio ancora, indagare dentro di noi quando il disegno ci sembra inappropriato, sebbene non sia mai respingente. O forse sì, per qualcuno un’immagine potrebbe risultare tale, perché l’Arte (perché di Arte si tratta) non arriva a tutti nello stesso modo. Ecco allora che una maschera che si apre su un volto può affascinare al limite della seduzione ma può anche spaventare e disturbare.

Beppe Mecconi è nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, scrittore, illustratore di libri per l’infanzia, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari, regista di teatro e recital musicali. Per 12 anni Presidente e Responsabile culturale del Museo paleontologico nel Castello di Lerici. Collabora con Projeto Libertade, ONG che si occupa dei disagi dell’infanzia nella favela di Vila Vintèm a Rio de Janeiro. Ha ricevuto dall’UNICEF il diploma ufficiale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia. Recentemente è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana per meriti culturali e artistici. Per i marchi “Oltre” ha pubblicato: per Gammarò edizioni: Trabastìa – Cent’anni di gente comune, 2017; Il manoscritto di Laneghè, 2020. Per Töpffer edizioni: Il polpo campanaro, (2018); La notte che mio nonno pescò Babbo Natale, (2018).

Julian Barnes “Diciassette diverse possibilità di fallire”, presentazione

Traduzioni di Susanna Basso e Daniela Fargione

Con la consueta vis comica mescolata a un sottile senso del tragico, Julian Barnes lavora materiali vari e molteplici, avvalendosi di una raffinata sapienza letteraria. Diciassette diversi modi di incantare il lettore (dal Catalogo  Einaudi).

La raccolta si compone di diciassette racconti dall’autore stesso  selezionati attingendo a quanto in un quindicennio ha prodotto in quella particolare forma narrativa che è il racconto: Cross Channel (1996; Oltremanica in italiano), The Lemon Table (2004) e Pulse (2011) le ultime due inedite in Italia. Tra le varie tematiche la storia familiare è quella che torna a più riprese come quella della coppia infelice raccontata in La storia di Mats Israelson che nell’Introduzione viene indicato dall’autore come il suo racconto più riuscito.

Nelle diciassette storie contenute nel volume, scorci su scenari disparati: la buffa reazione di un melomane ai rumori prodotti dagli altri spettatori; un nobile inglese sogna di esportare il gioco del cricket in Francia e con esso un po’ della cultura e dell’estetica britannica; le meditazioni di grandi del passato, come Tolstoj e un Turgenev anziano e innamorato; la guerra e la presidenza Obama, il Tour de France e la manipolazione operata nell’ex Ddr.
Su La Lettura del 12 ottobre il racconto  pubblicato sul dolore per la perdita di un coniuge, con la premessa che titola: “le 17 storie di un elegante maestro della scrittura”

Nell’Introduzione l’autore presenta il contenuto delle tre raccolte da cui sono tratti i racconti presenti nel volume e alcune considerazioni

Cross Channel si concentra sulla relazione tra Francia e Gran Bretagna nel corso dei secoli: soldati, costruttori di linee ferroviarie, artisti in esilio, campioni del Tour de France, e cosí via. The Lemon Table, sul passare degli anni, sull’età e, in conclusione, su quella che Philip Larkin chiamava «la sola fine e il solo fine della vecchiaia».[…] La mia ultima raccolta, Pulse, procede su una doppia tematica. La prima metà potrebbe intitolarsi Voci: raccoglie alcuni personaggi che si incontrano Da Phil & Joanna e si compone quasi esclusivamente di dialoghi. La seconda metà presenta diverse storie dedicate ai cinque sensi e alla loro perdita: un pianista cieco, un pittore sordo, un caso di anosmia, eccetera. Le tematiche di tutti e tre i libri erano pressoché programmate in anticipo, sebbene questo non abbia scongiurato momenti di allarme (e se non fossi riuscito a trovare l’idea per un racconto sul tatto?) E qui emerge un’altra differenza tra racconto e narrativa di ampio respiro. Ogni romanzo contiene al suo interno un paio di modi di fallire, talvolta identificabili sin dal principio, una raccolta di dodici racconti, invece, contiene altrettante diverse possibilità di fallire. Dodici ansiosi incipit in marcia verso dodici apprensivi epiloghi. Dunque non dovrebbe sorprendere che mi ci sia voluto sempre piú tempo per mettere insieme una raccolta di storie che non un romanzo. E forse sorprende anche meno il fatto che non sia piú stato in grado di completare un solo racconto negli ultimi tredici anni”

Julian Barnes è nato a Leicester. Vincitore del Somerset Maugham Award, il Prix Médicis, lo Shakespeare Prize, l’Ordre des Arts et des Lettres, il David Cohen Prize for Literature e il Premio Malaparte, con Il senso di una fine ha vinto il Man Booker Prize 2011. Fra le sue opere, tutte in corso di pubblicazione per Einaudi, sono a catalogo: Una storia del mondo in 10 capitoli e 1/2OltremanicaAmore, ecc.England, England, Amore, dieci anni dopo, Arthur e George, Il senso di una fine, Evermore, Livelli di vita, Il pappagallo di FlaubertMetrolandIl rumore del tempoIl porcospinoPrima di meL’unica storiaGuardando il soleCon un occhio apertoIl pedante in cucinaL’uomo con la vestaglia rossaNiente pauraElizabeth Finch e Diciassette diverse possibilità di fallire.(da Autori Einaudi)

Henry Whitehead “Jumbee. Zombi e altri orrori del Voodoo”, Alcatraz

Per la prima volta presentata in italiano, la raccolta integrale di un maestro del soprannaturale

più volte lodato da Lovecraft

Traduzione a cura di Francesco Vitellini e Marta Suardi.

Introduzione di Pietro Guarriello

A cura di Jacopo Corazza e Gianluca Vendetta

Collana Biblioteca di Lovecraft 5

Alcatraz

Dal 17 ottobre in libreria

“La Biblioteca di Lovecraft” si arricchisce della raccolta Jumbee and Other Uncanny Tales, pubblicata per la prima volta dalla storica ArkhamHouse nel 1944, finora mai presentata integralmente in italiano, e qui corredata dalle illustrazioni tratte dalle prime pubblicazioni di ciascun racconto, sulle riviste Weird TalesAdventure e Strange Tales of Mystery and Terror. Whitehead, attingendo profondamente al folclore caraibico e al fascino dei Tropici, esplora il mondo misterioso e macabro del voodoo attraverso racconti inquietanti e suggestivi, in cui creature mostruose siimpadroniscono della mente umana e le esistenze dei vivi sono perseguitate dalle presenze dei defunti.
In questa antologia sono presenti dei veri e propri classici della letteratura weird e horror, tra cui Morte di un DioCassiusLa bestia nera L’uomo dell’albero, tutti qui inclusi e più volte citati e lodati da H.P. Lovecraft, che di Whitehead fu corrispondente, amico e collaboratore. Il “solitario di Providence” gli riconosceva infatti un realismo e uno stile erudito non comuni nel mondo dei pulp, e fu proprio lui ad annunciare al mondo del fantastico la sua prematura scomparsa, sul numero di Weird Tales del marzo 1933.

Henry S. Whitehead (1882-1932), autore americano noto per racconti weird spesso ambientati nei Caraibi, fu per diversi anni arcidiacono della Chiesa episcopale nelle Isole Vergini, e questa esperienza gli consentì di ispirarsi alle leggende locali ascoltate direttamente dagli isolani, e di permeare le proprie storie di folclore voodoo. Pubblicò principalmente su riviste pulp come Weird Tales Adventure, e le opere principali per riscoprirne la narrativa breve sono le due antologie postume Jumbee and Other Uncanny Tales (1944) e West India Lights (1946). 

Dell’autore, il compianto Giuseppe Lippi scrisse: «Crediamo che la lezione di stile di Henry S. Whitehead sia attuale ancora oggi e, soprattutto, godibile. Portato al mistero e al soprannaturale già dalla sua vocazione, ma saldamente ancorato alla terra per carattere e temperamento, Whitehead fu uno dei più maturi autori fantastici pubblicati in America fra le due guerre. Non un visionario delirante, non un sognatore oppiaceo, ma al contrario un narratore completo, ricco di sfumature e sottigliezze ed estremamente attento al mondo che lo circondava. Un mondo che si apriva al prodigio con estrema naturalezza e senza chiasso: per arrivare a questo occorre essere maestri non solo nell’arte del mistero, ma nell’arte del racconto tout-court».

Paola Sbarbada Ferrari “Monsieur Soleil – Oltre le apparenze”, Gilgamesh Edizioni

Gilgamesh Edizioni

Parigi. Una panchina. Due anime che non si aspettavano, eppure si trovano. Certe persone non entrano nelle nostre vite: le abitano. È da questa consapevolezza che nasce “Monsieur Soleil – Oltre le apparenze”, il nuovo romanzo di Paola Sbarbada Ferrari, pubblicato da Gilgamesh Edizioni e disponibile dal 6 settembre 2025 in tutte le librerie, sia in formato cartaceo che e-book.

Un incontro casuale ai Giardini di Lussemburgo diventa germoglio: Jeanne, una donna che ha smesso di credere nella possibilità di rinascere, e Augusto, un clochard dal cuore colto e vulnerabile, si siedono uno accanto all’altra. Lei cerca rifugio dal silenzio della sua vita, lui porta con sé l’odore pungente del vino e del vento, ma anche parole che scaldano più di un abbraccio. In quell’incontro inatteso prende vita un racconto delicato e nello stesso tempo profondo, che svela la potenza dell’amicizia e la meraviglia della rinascita silenziosa.
È un romanzo intenso, che parla piano ma resta dentro a lungo. “Ho scritto questa storia pensando a ciò che non si vede, alle crepe che diventano luce”in questo modo l’autrice svela l’anima del libro.

Pagina dopo pagina, “Monsieur Soleil – Oltre le apparenze” diventa il racconto delicato e potente di un incontro capace di cambiare il corso di due vite. Una prosa sobria e luminosa accompagna il lettore attraverso i silenzi colmi di significato, i bagliori d’infanzia e i segreti che non smettono di bruciare. Parigi, con i suoi giardini e le sue ombre, si fa palcoscenico discreto di una rinascita, quella che nasce dall’empatia, dal coraggio di guardarsi oltre il giudizio, dalla bellezza inattesa di una mano tesa. Perché a volte, per salvarsi, non serve nient’altro che sedersi accanto a qualcuno che ha già conosciuto la fine, ma ha scelto di restare umano.

Paola Sbarbada Ferrari, nata a Mantova, è un’artista che intreccia nella sua vita musica, scrittura e ricerca espressiva. Conosciuta anche con lo pseudonimo Marea ispirato dalla forza evocativa dell’oceano e delle sue maree, porta avanti dal 2017 un percorso musicale componendo brani che trasformano emozioni intime in melodie originali.Ha esordito in narrativa con “Il casolare sull’aia” (Gilgamesh Edizioni, 2022), romanzo accolto con entusiasmo dai lettori per la sua capacità di coniugare memoria familiare e introspezione personale. A seguire, nel 2024, ha pubblicato “L’Oblio nei tuoi occhi”, confermando una scrittura attenta alle fragilità dell’animo umano e ai legami profondi che lo attraversano.Parallelamente alla scrittura, Paola ha sviluppato una solida carriera musicale: dagli studi di canto e chitarra acustica presso la scuola Casnici di Carpenedolo fino alle collaborazioni con musicisti e produttori di rilievo del panorama nazionale e internazionale. La musica, come la scrittura, rappresenta per lei un modo per trasformare il vissuto in bellezza condivisa. Nel suo percorso creativo ha lavorato con professionisti quali M. Susa (collaboratore di Alexia, Raf, Umberto Tozzi), M. Zangirolami (Emis Killa, Mahmood, Fabri Fibra), D. Bontempi (Vasco Rossi, Battiato, Ligabue, 883 e molti altri), oltre che con il collettivo femminile SONGBOX, guidato da Elisabetta Filippini e Alessandra Dresda, che ha curato l’arrangiamento del suo ultimo singolo “Dietro Nuvole”. Sempre con SONGBOX il 24 maggio 2024 Marea torna al francese con il brano “Je T’aime” nelle vesti di un’autentica tra le chanteuses francesi contemporanee. Dalla collaborazione con Mauro Susa nasce il brano “Occhi grigi”, online dal 24 ottobre 2024, un brano inedito di Marea che decide di togliere da un cassetto. “Occhi grigi” racconta una storia toccante di solitudine, speranza e la profonda ricerca di affetto. Accanto alla sua attività artistica, Paola svolge anche un lavoro nel settore della finanza, testimoniando una personalità versatile e capace di muoversi con passione tra mondi diversi. La sua sensibilità è radicata nell’ascolto della musica che l’ha accompagnata fin da bambina — da De André a Mina, da Aznavour alla lirica di Puccini e Verdi — ereditata in particolare dalla madre, che le ha trasmesso la forza della voce come espressione dell’anima. Con “Monsieur Soleil – Oltre le apparenze” (Gilgamesh Edizioni, 2025), Paola Sbarbada Ferrari conferma la sua cifra narrativa: delicata, empatica, luminosa. Una voce che invita a guardare oltre le apparenze per scoprire la dignità nascosta nelle fragilità di ciascuno.

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Della stessa autrice su tuttatoscanalibri

L’oblio nei tuiu occhi

Luca Arnaù “Vlad, il figlio del drago. Le cronache di Dracula”, Mursia

Mursia

dal 16 ottobre

Edirne, Impero Ottomano, 1431.
Il giovane Vlad, principe di Valacchia, è prigioniero alla corte del sultano Murad II, ostaggio di un’alleanza tradita. In un mondo di intrighi e pericoli, dove la morte è una costante minaccia, Vlad deve imparare a sopravvivere. Accanto a lui, il fratello minore Radu, che sceglie una via inaspettata e spezza un legame indissolubile.
Tra antiche sfide, amori proibiti con l’enigmatica Leila e spietate condanne, Vlad si forgia nel fuoco dell’odio e della vendetta. Ma quando il destino gli offre una possibilità per riconquistare il suo trono, si trova di fronte a una scelta impossibile: l’alleanza con i carcerieri o un piano segreto per salvare la cristianità dall’avanzata ottomana?
Un epico viaggio di formazione, tradimento e vendetta che dà vita a una delle figure più oscure e affascinanti della storia.

Dichiara l’Autore:
 «La mia idea era quella di andare alle sorgenti della leggenda, alla scoperta di colui che aveva dato origine al mito di Dracula: Vlad III di Valacchia, Drăculea, Vlad Țepeș l’impalatore. Cosa poteva aver fatto, visto, passato, vissuto sulla pelle un uomo per arrivare a essere considerato così cattivo da diventare il Vampiro, il simbolo stesso del Male? E perché, per il suo popolo – per la gente di Romania – Vlad è, al contrario, un eroe romantico, un condottiero senza paura capace di difendere la sua terra dagli ottomani per anni?»

Prologo: 

«Segesvara, capitale del principato di Transilvania. 2 novembre 1431, giorno dedicato ai morti. Le campane della grande torre quadrata che dominava i tetti di Segesvara ruppero il silenzio dell’alba con i loro rintocchi funebri, chiamando i fedeli in chiesa per la prima messa. Era il 2 novembre, il giorno più triste dell’anno, dedicato alla memoria dei defunti. Quell’anno, la ricorrenza sembrava ancora più cupa: molte famiglie piangevano la perdita di un parente per la febbre maligna che continuava a mietere vittime. La città viveva nel terrore. A sud la situazione era ancora più drammatica: le sentinelle sul Danubio segnalavano bande di predoni bulgari e ottomani che sconfinavano nel Sacro Romano Impero per un po’ di bottino. Assassini, ladri e disertori in cerca di cibo, schiavi e donne per i loro harem, che uccidevano e bruciavano ogni cosa sul loro cammino lasciando dietro di sé una scia di sangue e devastazione.»

Luca Arnaù, genovese di nascita e milanese d’adozione, è giornalista, sceneggiatore e scrittore. Ha iniziato come cronista nella redazione di un grande quotidiano, e ha poi diretto riviste come «Eva 3000», «Vip», «Ora» e «Epoca». Per la televisione ha firmato la serie Italians (2021), e ha debuttato al cinema con la sceneggiatura del film La Banda del Buffardello il manoscritto di Leonardo (2022). Autore di thriller storici, ha pubblicato Le Dieci Chiavi di Leonardo (2021, tradotto in 19 Paesi), L’Enigma di Leonardo (2022), Yeshua – Il Prescelto (2023) e Gli Arcani di Leonardo (2024).

Mariano Fontaine e Cristiano Mastrangeli “Thrash ‘em All 1979-1991: L’epopea della Bay Area”, Tsunami Edizioni

Dai colossi Metallica passando per Exodus, Testament, Death Angel e tantissimi altri nomi di culto, tutta la storia della scena thrash metal che ha cambiato il volto della musica


Collana Le Tempeste, Tsunami Edizioni

dal 10 ottobre

Stati Uniti, primi anni Ottanta.
Un manipolo di giovani disillusi e ribelli prende le sonorità dell’heavy metal e le fonde con la furia iconoclasta dell’hardcore punk, urlando a pieni polmoni il proprio dissenso. Nasce così il thrash metal, che trova nella zona di San Francisco, la città che più di ogni altra ha dato spazio a movimenti controculturali e antagonisti, l’epicentro da cui deflagrare e diffondersi ovunque a macchia d’olio, innescando un cambiamento destinato a uscire dagli steccati meramente discografici. 
Grazie alle testimonianze crude e dirette di molteplici protagonisti, Thrash ’em All racconta quanto accadde nelle strade della Bay Area in quegli anni, partendo dalle origini per arrivare sino all’uscita del celebre Black Album dei Metallica, la massima espressione commerciale del genere e al tempo stesso la pietra tombale del suo periodo d’oro. I demo, gli album, le fanzine, i negozi di dischi, i locali, la famigerata Metallimansion, le tragedie e le polemiche, le feste sregolatissime e i concerti devastanti. Thrash ’em All è un viaggio dietro le quinte di una delle più importanti rivoluzioni metal di sempre, e direttamente nel luogo in cui l’esplosione è stata così forte da essere avvertita ancora oggi in tutto il mondo.

Mariano Fontaine è nato nel 1970 ed è attivo nella scena musicale sin dalla metà degli anni Novanta, prima con le fanzine Grief ‘zineFanzine Italiana e Crash Magazine, poi con la casa discografica metal Whiplash Productions e poi ancora con il negozio di compact disc e merchandise Crash Music Store. È autore del romanzo Il giorno che non arriva mai e della biografia ufficiale Aborym – Cultura del chaos pubblicata da Tsunami Edizioni nel 2024. Insieme a Cristiano Mastrangeli ha invece scritto i romanzi Non siamo rockstar – storia di una heavy metal bandUltimo live a Bowling GreenLe facce della menzognaStoria di un uomo e il saggio Infernum Metallum, storie e leggende del black metal in Italia pubblicato da Tsunami Edizioni nel 2022.

Cristiano Mastrangeli è nato nel 1974 e dopo l’esperienza con Grief ‘zineFanzine Italiana e Crash Magazine è stato redattore della rivista musicale Flash per oltre un quinquennio. Insieme a Mariano Fontaine è autore dei romanzi Non siamo rockstar – storia di una heavy metal bandUltimo live a Bowling GreenLe facce della menzognaStoria di un uomo e il saggio Infernum Metallum, storie e leggende del black metal in Italia pubblicato da Tsunami Edizioni nel 2022.

Elisa Rovesta “Fashion Outsider”, OLIGO

La Moda come Rivoluzione: “Fashion Outsider”

Illustrazioni di Roberta Cassisa

OLIGO

Dal 10 ottobre in libreria

“Fashion Outsider” non è un semplice libro, ma un viaggio affascinante nelle vite di chi ha fatto della moda una vera e propria rivoluzione. Il volume esplora come icone culturali del calibro di Frida Kahlo, Salvador Dalì, Coco Chanel e Madonna abbiano trasformato il loro stile personale in una dichiarazione di intenti, riscrivendo le regole del fashion system e lasciando un segno indelebile.

L’autrice, forte della sua esperienza nel mondo del branding e delle tendenze, ci guida attraverso storie di ribellione, innovazione e audacia estetica. Scopriamo come queste figure, con i loro abiti, accessori e persino il loro portamento, abbiano sfidato le convenzioni sociali e artistiche, diventando fonte di ispirazione globale. La moda non è più vista come una semplice scelta di stile, ma come un potente strumento di emancipazione personale e culturale.

Hai detto profumo? Come lo vuoi? Molecolare, senza alcool, con olii naturali e ciliegie ghiacciate dell ’Himalaya… dove si trovano queste ciliegie poi? Profumi di nicchia, commerciali, con mille materie prime. Ma un profumo non è solo ciò che percepiamo con
l ’olfatto. A volte è ciò che si sente nel cuore, che ci racconta storie, ci evoca epoche, amicizie, luoghi lontani. Ad esempio, un profumo può raccontarci una delle storie più affascinanti del XX secolo: l’amicizia tra Misia Sert e Coco Chanel. Due donne di mondi diversi, unite nella Parigi dorata dell’inizio del secolo, dove arte e moda intrecciavano le vite di personaggi straordinari. La loro amicizia divenne il fondamento di un’intesa unica, e di un supporto reciproco forse raro, ma prezioso.

Elisa Rovesta è esperta di mode e costumi della società. Specialista in brand, stile e tendenze, ha pubblicato una trilogia dedicata alla contemporaneità e alle dinamiche umane, raccontando con ironia, stile e profondità i piccoli e grandi movimenti del nostro tempo (Fatti di umaniUmanistili e una ballerina sulla lunaUmanestelle, NFC). Per Panorama.it cura la rubrica Stili Umani. Scrive per il corner Contemporanea attitude di Prometeoliberato.com in cui osserva con intelligenza e leggerezza le trasformazioni della società.  www.elisarovesta.it

Augusto De Angelis “La barchetta di cristallo”, presentazione

In ebook su Amazon e in cartaceo


Nonostante l’oblio in cui per decenni è caduta la sua opera, oggi De Angelis è giustamente considerato il fondatore del giallo italiano moderno. I suoi romanzi sono stati riscoperti, ristampati e
studiati, non solo per il loro valore narrativo, ma anche per la loro capacità di raccontare un’Italia
inquieta, contraddittoria e profondamente umana.

Con La barchetta di cristallo, Augusto De Angelis firma una delle sue opere più intense, sofisticate e, al tempo stesso, emblematicamente cupe. Pubblicato per la prima volta nel 1931, questo romanzo va ben oltre i confini del giallo tradizionale, immergendosi in una trama fitta di simboli, atmosfere oniriche e psicologie complesse, che restituiscono non solo il mistero di un omicidio, ma l’enigma più profondo dell’esistenza umana nella società moderna.
La narrazione si apre su un palcoscenico notturno e teatrale, dove ogni dettaglio – la luce riflessa sulla neve, il ritmo cadenzato dei passi, il silenzio vischioso di una sala da gioco – contribuisce a costruire una tensione crescente. La città di Milano, con i suoi quartieri bene e i suoi angoli oscuri, non è solo sfondo, ma vera protagonista dell’indagine, specchio fedele e deformante dei personaggi che la abitano.
Il commissario De Vincenzi, figura ormai iconica nella letteratura poliziesca italiana, si muove in questo mondo con lo sguardo dell’intellettuale e la sensibilità dello psicologo. A differenza degli investigatori freddi e razionali della tradizione anglosassone, De Vincenzi è un uomo che pensa, soffre, intuisce; non si limita a raccogliere indizi, ma penetra le pieghe delle anime, ascolta il peso dei silenzi, osserva i riflessi negli specchi. Il suo metodo investigativo è fatto di deduzione, sì, ma anche di empatia, introspezione e malinconia.

A distanza di quasi un secolo, l’opera conserva una sorprendente attualità. Le domande che solleva – sul potere, sulla maschera sociale, sull’identità e sul tempo – risuonano ancora oggi con forza. E la figura di De Vincenzi, con la sua umanità malinconica e la sua ricerca di senso, rimane una delle più affascinanti e moderne della nostra narrativa.
Augusto De Angelis, con La barchetta di cristallo, non ci invita soltanto a scoprire un colpevole, ma a guardare più a fondo nella complessità dei legami, delle apparenze e delle verità che ciascuno porta con sé. È questo, forse, il mistero più grande.

I tre romanzi sono tutti corredati da ampie pagine introduttive e note a cura di Alessandro Ferrini ed evidenziano la figura dell’autore, la storia personale e della sua opera, lo stile.

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri

“Il Do tragico”

Il mistero di Cinecittà

David Pinner “Ritual”, Alcatraz Edizioni

Per la prima volta tradotto in italiano, arriva nelle librerie il bizzarro romanzo di culto del 1967 che ha ispirato il capolavoro del cinema folk-horror inglese The Wicker Man.

Traduzione di Stefania Renzetti

Collana Bizarre Off 3

Alcatraz

Dal 10 ottobre in libreria

David Hanlin, ispettore di polizia di Scotland Yard, viene inviato in uno sperduto villaggio in Cornovaglia per investigare sulla morte di una ragazzina. Sulle prime, le circostanze parrebbero quelle di un tragico incidente, ma vicino al cadavere viene ritrovata una testa di scimmia inchiodata a un albero in maniera bizzarra, come a suggerire uno strano rituale. Durante la sua breve permanenza nel villaggio, Hanlin si trova sempre più invischiato nelle strane vite e nelle altrettanto singolari abitudini dei suoi abitanti, finendo per rimanere quasi ipnotizzato dall’assurda e decadente atmosfera che vi si respira. Ma quando un altro ragazzino viene trovato senza vita, capisce che deve fare di tutto per dissipare le ombre che sembrano oscurargli la mente, e trovare l’assassino.
Con la sua prosa decisamente sopra le righe, Ritual è un vero e proprio viaggio allucinato in un entroterra rurale pagano dove le regole dell’esistenza si piegano ad antichi riti religiosi celati da una coltre di inganno e omertà. E dove nulla è come sembra, sino alla sconcertante rivelazione finale…

INCIPIT

La quercia era molto antica. Uno dei suoi rami più bassi era stato spezzato di recente e, circa un metro e mezzo più giù, una testa di scimmia e tre fiori d’aglio erano stati fissati al tronco con uno spillone da cappello. Eppure la bambina, ad­dormentata alla sua ombra, sembrava ignara dell’albero e delle sue strane decorazioni. Non si accorse nemmeno del corvo che stava volando verso di lei. Non si accorse di nulla, mentre il sangue le sussurrava tra i denti e le scivolava lungo la gola. Presto le rigò i capelli color grano, ma lei continuò a non ac­corgersi di niente. Non stava dormendo. Dian Spark aveva otto anni ed era decisamente morta.

David Pinner è nato nel 1940 ed è uno scrittore e attore britannico. Dopo essersi formato alla Royal Academy of Dramatic Art, dal 1966 al 2019 ha interpretato diversi ruoli sia per il teatro che per la televisione, nel Regno Unito e oltreoceano. È autore di tredici opere teatrali e di quattro romanzi. Ritual (1967), il suo libro di maggiore successo, ha ispirato il capolavoro del cinema folk-horror The Wicker Man del 1973.