Enrico Caneva “La flora preistorica II. I giardini del Carbonifero”, Töpffer/OLTRE

Il libro non è solo una presentazione scientifica della flora al tempo dei dinosauri, ma un vero e proprio invito a creare un piccolo angolo giurassico nel proprio giardino.

Töpffer/OLTRE

COLLANA: SCIENTIA

In libreria il 30/09/2025

In I giardini del Carbonifero, il secondo volume di una serie dedicata alla flora preistorica, l’autore Enrico Caneva ci accompagna in un viaggio nel tempo. Da centinaia di milioni di anni, le piante si evolvono, dimostrando una straordinaria capacità di adattamento ai cambiamenti climatici del nostro pianeta. Sulla base della sua esperienza decennale nel paesaggismo e di lunghi studi sui resti fossili, l’autore ha realizzato a Sarzana un parco dedicato a queste meravigliose piante, così geometriche e resilienti. 
Il libro non è solo una presentazione scientifica della flora al tempo dei dinosauri, ma un vero e proprio invito a creare un piccolo angolo giurassico nel proprio giardino. 
Caneva ha dedicato una particolare attenzione alla flora della nostra penisola, in special modo a quella delle Alpi Apuane e dei Monti Pisani, e ha trascorso anni a ricercare e sperimentare per reintrodurre correttamente le piante superstiti dell’epoca. Il desiderio dell’autore, nato fin da bambino, di conoscere le piante brucate dai dinosauri è stato la scintilla di questo progetto. La sorprendente scoperta che molte di queste specie esistono ancora è al centro di questo primo volume, che offre schede semplici e pratiche, ricche di consigli per trovarle e coltivarle senza intoppi. 
È una lettura che invita a riscoprire le vere piante autoctone del nostro bellissimo Paese.

L’AUTORE

Enrico Caneva è nato e cresciuto in Veneto, dove ha compiuto i suoi studi tecnici. Appena maggiorenne è partito a lavorare all’estero ed in particolare in California, Hong Kong, Germania e Inghilterra. Si è poi trasferito stabilmente a Parigi dal 1998 dove, dopo aver conseguito nel 2010 un diploma in strategie di comunicazione internazionale alla Henley Business school, nel 2011 ha fondato la sua prima azienda dedicata alla formazione e alla sicurezza delle persone sui luoghi di lavoro e dove ha preso dimestichezza nelle formazioni presso le sue sedi internazionali a Shanghai, Singapore, Jakarta, Virginia (USA) e Sao Paolo in Brasile. Durante i suoi viaggi è nata l’opportunità di visitare innumerevoli parchi botanici e la sua passione per le piante è sfociata agli inizi del 2000 in un’attività di paesaggismo e progettazione del verde a Parigi. Dal 2018 si è trasferito in Liguria, a Sarzana (SP), e ha fondato un nuovo giardino botanico dedicato alle piante di tutto il mondo e alla formazione botanica. Attualmente sono state piantumate 15.000 piante, 2.200 specie da tutto il mondo. Un’attenzione particolare è rivolta alla didattica.

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri

“La flora preistorica. I giardini del Giurassico”

Antonella Ossorio “La fame del suo cuore”

Antonella Ossorio ospite della Società dei Lettori per l’assegnazione del Premio dei Lettori Lucca-Roma 2026

Appuntamento martedì 30 settembre a Villa Rossi (Gattaiola, Lucca).

“La fame del suo cuore”martedì 30 settembre alle 18 a Villa Rossi (Gattaiola-Lucca)
Antonella Ossorio è ospite della Società Lucchese dei Lettori per presentare il suo ultimo lavoro, edito da Neri Pozza.

Inizia così la 39sima edizione del Premio dei Lettori Lucca-Roma grazie al sostegno della Fondazione della Cassa di Risparmio di Lucca e della Fondazione Banca del Monte di Lucca.

Il romanzo dedicato alla vera storia della sterminatrice di uomini che fu anche salvatrice di donne, simbolo in carne e sangue della ribellione a un mondo spietatamente maschile, è infatti stato selezionato per il premio, la cui scorsa edizione è andata a “Di spalle a questo mondo” di Wanda Marasco. A presentarlo ci sarà il filosofo e scrittore Marco Giuseppe Ciaurro, presidente dell’associazione, e l’incontro si svolge in collaborazione con la libreria indipendente di Capannori “La storia infinita”.

La sinossi

«Non ho mai ucciso né donne, né bambini, né uomini giusti. Sono innocente». La voce di Alexe Popova è ferma. Il corpo minuto chiuso nell’abito nero, la treccia screziata di bianco avvolta attorno al capo, lo sguardo feroce inchiodato in quello del giudice che la incalza, in cerca di un barlume di pentimento. Trecento uomini uccisi crudelmente, secondo la Legge. Trecento donne riportate alla vita secondo Alexe Popova, che di quelle creature indifese si è sempre sentita madre. L’ostinazione nel restare fedele ai suoi princìpi e nel dichiararsi innocente nulla può contro le prove a suo carico, contro l’opinione pubblica e la folla, assiepata di fronte al tribunale di San Pietroburgo, che grida la sua sentenza: «Al rogo la strega!» Così, di fronte al plotone di esecuzione, in un gelido mattino del 1909 si chiude uno dei casi di cronaca più clamorosi della Russia zarista; così muore l’assassina di Samara, che in quella cittadina adagiata sul Volga si è macchiata di un numero disumano di delitti: un’autentica strage. Dietro la maschera altera di Popova deve, tuttavia, nascondersi un mistero. È soltanto una pazza criminale o una donna traumatizzata da un’infanzia di soprusi? Oppure un angelo vendicatore che ha scelto di risparmiare ad altre la vita che le è toccata in sorte? In un romanzo lancinante, Antonella Ossorio racconta, con la voce di una di loro, la vera storia di Alexe Popova.

Antonella Ossorio è autrice di libri di narrativa per ragazzi e per adulti. Per Einaudi ha pubblicato La mammana (Premio Società Lucchese dei Lettori 2015). Presso Neri Pozza sono apparsi nel 2018 La cura dell’acqua salata e nel 2023 I bambini del maestrale.

Il Premio dei Lettori è un premio letterario istituito a Lucca nel 1988 dalla Società Lucchese dei Lettori, fondato da Francesca Duranti e Antonio Dini, e destinato alla migliore opera di narrativa presentata nel corso dell’anno sociale nell’ambito delle iniziative dell’associazione. Le attività dell’associazione sono aperte a tutti e l’ingresso è libero.

Augusto De Angelis “Il Do tragico”, presentazione

In ebook su Amazon e in cartaceo

Il volume è corredato da ampie pagine introduttive e note a cura di Alessandro Ferrini che evidenziano la figura dell’autore, la storia personale e della sua opera, lo stile.

Dall‘Introduzione a cura di Alessandro Ferrini

Pubblicato nel 1935, Il do tragico è uno dei capolavori del giallo italiano firmato da Augusto De Angelis, pioniere del genere nel nostro Paese, con protagonista il commissario Carlo De Vincenzi. L’opera è ambientata nel mondo della lirica, tra passioni, intrighi e atmosfere cariche di tensione. Il titolo gioca su un doppio senso: la nota musicale “do” si trasforma in simbolo di un destino oscuro.
De Vincenzi, investigatore umano e riflessivo, si muove in una Milano densa di nebbia e mistero, in un’indagine che è anche un viaggio psicologico nel dolore, nella colpa e nella solitudine.
Il romanzo intreccia l’introspezione con l’enigma, la musica con il crimine, la verità con l’ambiguità. Accanto alla suspense, emergono temi profondi e una critica velata al conformismo culturale del tempo, in pieno regime fascista.
De Angelis dimostra qui una capacità unica di nobilitare il romanzo poliziesco, fondendo rigore investigativo e lirismo narrativo. Il do tragico è più di un giallo: è un’opera d’arte letteraria, un classico intramontabile che ha aperto la strada al noir italiano moderno.
[…]Così, come in una composizione musicale, i capitoli si succedono come movimenti di un’opera drammatica, in cui l’indagine del commissario De Vincenzi si intreccia con le armonie e le dissonanze di un mondo teatrale, fatto di apparenze, di passioni esasperate e di silenzi carichi di significato.
De Angelis costruisce quindi un romanzo che si legge come si ascolta una sinfonia tragica: ogni capitolo è un tempo della narrazione, ogni personaggio una voce solista o uno strumento dell’orchestra, ogni indizio una nota che compone la melodia finale della verità. La musica, con la sua capacità di esprimere l’indicibile, diventa la chiave simbolica attraverso cui comprendere il senso più profondo del mistero.

Augusto De Angelis fu una delle figure più originali e significative della narrativa italiana tra le due guerre, nonché il vero pioniere del romanzo poliziesco moderno in Italia. Nato a Roma nel 1888, trascorse gran parte della sua vita professionale tra Milano e Genova, lavorando come giornalista per importanti testate come Il Resto del Carlino, Il Secolo XIX e La Stampa. Fu anche autore teatrale, traduttore e saggista. La fama di De Angelis è legata indissolubilmente alla creazione del Commissario Carlo De Vincenzi, protagonista di una fortunata serie di romanzi gialli pubblicati a partire dal 1935. Con De Vincenzi, l’autore offrì al pubblico italiano un investigatore colto, umano, malinconico e profondamente riflessivo, molto lontano dagli stereotipi del detective infallibile o cinico. I suoi romanzi si distinguevano per lo stile letterario elegante, per l’ambientazione fortemente caratterizzata e per l’attenzione ai moti interiori dei personaggi. A differenza della narrativa gialla coeva, spesso considerata “di evasione” e guardata con sospetto dal regime fascista, De Angelis seppe nobilitare il genere, trasformando l’indagine in uno strumento di esplorazione psicologica e sociale. La sua prosa, sobria ma incisiva, unisce l’introspezione all’ironia, la denuncia sociale all’indagine dell’animo umano. Proprio per questa sua tensione etica e intellettuale, De Angelis entrò presto in contrasto con il regime fascista. Nel 1943 venne arrestato dalla Repubblica Sociale Italiana per “antifascismo morale”. Detenuto nel carcere di San Vittore, subì un pestaggio da parte di una guardia e morì poco dopo, nel 1944, a soli cinquantacinque anni.

Alberto Savinio “Vita di Enrico Ibsen”, Bibliotheka Edizioni

LE DONNE, IL FEMMINISMO E IL TRAFORO DEL SEMPIONE

Bibliotheka

Introduzione di Gioconda Carrabs

Con sei tavole disegnate dall’autore

Dal 26 settembre in libreria

Un abisso separa la donna dall’uomo, ma anche gli abissi si colmano e a colmare questo abisso provvede il femminismo. Per avere una immagine precisa di come avviene questa operazione di riempitura, basta ripensare al traforo del Sempione”.

Apparso per la prima volta a puntate sul periodico “Film” tra il maggio e il luglio 1943 e pubblicato in volume solo nel 1979, Vita di Enrico Ibsen di Alberto Savinio non è, a dispetto del titolo, una biografia del drammaturgo e poeta norvegese, ma una brillante e lucida sequenza di divagazioni imprevedibili sulla donna e il femminismo. Il volume, con sei tavole disegnate dall’autore, sarà in libreria per Bibliotheka con un’introduzione di Gioconda Carrabs (90 pagine, 12 euro).

L’azione viene paragonata al traforo del Sempione: da un versante le femministe e dall’altro i femministi, alla testa dei quali è giusto porre Ibsen, si incontreranno non nel cuore e nella profondità della montagna, ma nei centri nevralgici della società.

Alberto Savinio, pseudonimo di Andrea Francesco Alberto de Chirico (Atene, 1891- Roma, 1952), fratello del pittore Giorgio de Chirico, studiò pianoforte nel conservatorio della sua città. Si trasferì con la famiglia a Venezia, Milano e Monaco di Baviera, poi a Parigi, dove conobbe Picasso e molti esponenti delle avanguardie. Arruolato nell’Esercito italiano, venne inviato come interprete sul fronte macedone. Dopo la guerra si trasferì a Milano e poi a Roma, dove fu tra i fondatori della Compagnia del Teatro dell’Arte diretta da Luigi Pirandello. Nel 1927 si trasferì nuovamente a Parigi e si dedicò alla pittura. Tornò definitivamente in Italia nel 1933. Collaborò con La Stampa e Omnibus di Leo Longanesi. Attraverso il suo editore di riferimento, Valentino Bompiani, si avvicinò ad Alvaro, Bontempelli e Debenedetti. Inserito in una lista di sospetti antifascisti, fu costretto a nascondersi. Convinto europeista, dopo la seconda guerra mondiale collaborò con il Corriere della Sera, vincendo nel 1949 il Premio Saint-Vincent per il giornalismo.

Rossana Ombres “Bestiario d’amore”, Graphe.it

Una danza tra fiaba e profezia, dove il sacro si mescola al grottesco e il mito diventa contemporaneo

Graphe.it

Postfazione di Andrea Breda Minello

Collana Le Mancuspie diretta da Antonio Bux

In libreria dal 26 settembre

Un poema visionario e fuori da ogni scuola, in cui Rossana Ombres intreccia mitomisticismo fiaba con una lingua modernissima. Popolato di angeli, démoni, liocorni e figure femminili arcane, questo teatro della Creazione, del Diluvio e dell’Apocalisse è al tempo stesso epico e picaresco, sacro e grottesco. Un’opera cult degli anni Settanta che torna oggi per restituire visibilità a una delle voci più originali del secondo Novecento.

Il libro, con cui la poeta piemontese vince il Viareggio nel 1974, è la penultima tappa di un progetto macrostrutturale, che giunge al suo culmine col poemetto drammatico dedicato al mito orfico. […]

Il lettore, che affronterà per la prima volta questo libro, che Porta definì «tra i più singolari» e conturbanti degli Anni Settanta, si troverà di fronte a un mondo immaginifico, ante antropico, bulimico e al contempo essenziale, primigenio, un mondo che sopravanza per paradosso, che ha bisogno di un’architettura post barocca, ipertrofica per denunciare la società antropofaga novecentesca e arrivare infine al mistero di Dio, all’origine del Tutto, poiché prima della Parola vi è il suono, derivato dallo pneuma, dallo Spirito, che ricreerà il mondo a partire da uno yod. In ebraico il soffio vitale, il respiro, è la ruah. (Dalla postfazione di Andrea Breda Minello)

ROSSANA OMBRES (Torino, 1931 – Livorno, 2009) è stata una poetessa, scrittrice e giornalista italiana. Dopo l’esordio poetico con Orizzonte anche tu (1956), si è imposta con raccolte come Bestiario d’amore (1974, Premio Viareggio), caratterizzate da un equilibrio tra sperimentazione e rielaborazione di tradizioni religiose ebraiche e cabalistiche. Dagli anni Settanta ha affiancato alla poesia la narrativa, pubblicando romanzi come Principessa Giacinta (1970), Serenata (1980) e Un dio coperto di rose (1993), apprezzati per la fusione tra immaginazione e rigore stilistico. Collaboratrice de La Stampa, ha sempre mostrato un forte legame con le sue radici piemontesi e calabresi. La sua opera, tradotta in diverse lingue, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Sila, il Selezione Campiello e il Grinzane Cavour.

Nino Dolfo “In principio fu lo sguardo. Taccuino vagabondo di un cronista di cultura”, OLIGO Editore

Oligo

 In libreria il 26 settembre

Riprendendo il documentario di Gianni Celati Strada provinciale delle anime, in cui l’autore riunisce amici e sodali, li fa salire su un pullman e li porta in viaggio verso la foce del Po, Nino Dolfo raduna una compagnia variopinta, frutto di decenni di letture e incontri: gli sceneggiatori Vincenzo Cerami e Age, il filosofo Emanuele Severino, i registi Massimo Castri, Franco Piavoli, Silvano Agosti, Alberto Sironi, Gianni Serra, i fotografi Gian Butturini e Ugo Mulas, gli attori Paolo Villaggio, Alain Cuny e Dominique Sanda. E ancora Clint Eastwood, un uomo di teatro a tutto tondo come Renato Borsoni, gli scrittori Lawrence Ferlinghetti, Franz Kafka, Francesco Permunian e persino personaggi delle mitologia come Medea e Didone. Perché, come scrive Paolo Conte, «Si nasce e si muore da soli, ma in mezzo c’è un gran traffico». Tanto per ribadire che siamo le persone che abbiamo incontrato, che il ricordo è il nostro modo, secolare, di pregare, che, senza memoria, siamo nessuno.

Incipit:

«Alla fine ogni cosa ha un suo inizio. Dell’incipit diventi consapevole in età matura, quando giri lo sguardo dietro le spalle, perché il futuro ti dà le risposte che tu già sai. E allora, visto che il presente ha la liquidità dell’attimo, scopri che il passato è sempre sorprendente: ci ha seguito con la fedeltà di un’ombra, ci ha aspettato ed è la prova regina che noi siamo esistiti. Il passato custodisce la memoria, il nostro vissuto. E anche soprattutto il desiderio. Si desidera ciò che manca e si è perduto (affetti, persone, emozioni…). «È uno di quei luoghi in cui ti offrono ancora un pasto caldo» ha scritto Norman Mailer. La malinconia ci conforta con il tempo ritrovato, poiché la vita è un’emorragia, una diaspora continua, una sequenza di disavanzi.»

Nino Dolfo (1944), di origini friulane ma bresciano d’adozione, dopo la laurea in Lettere classiche con una tesi di storia del cinema, è stato insegnante, animatore di cineclub, critico cinematografico e poi teatrale, oltre che giornalista culturale per testate come “Bresciaoggi” e “Il Corriere delle Sera”. Ha curato volumi dedicati a fotografi, uno speciale della rivista “Atlante bresciano” sul cinema a Brescia e partecipato alla stesura del libro-memoir Ritratti di città per Grafo editore. Due suoi testi (su Raymond Chandler e Simenon) hanno raggiunto la visibilità sul palcoscenico.

Ruggero Poi – Alice Rossi “Zoe e il talento liberato”, Beisler

Zoe e il talento liberato: un progetto che unisce libri e comunità

Testo: Ruggero Poi 
Illustrazioni: Alice Rossi 
a cura di Chiara Belliti
Età: da 7 anni
Collana: Zoe Salvamondo
In libreria dal 26 settembre
BEISLER

“Zoe e il talento liberato” è il quarto volume di una serie di libri per bambini.
L’iniziativa, promossa dall’autore Ruggero Poi e dall’illustratrice Alice Rossi e pubblicata da Beisler Editore, trasforma il libro in un progetto educativo e comunitario. 
Il volume, realizzato con la partecipazione attiva della editor Chiara Belliti, affronta il tema dell’istruzione di qualità per tutti (Obiettivo 4 dell’Agenda ONU 2030).

Il libro è il frutto di un percorso di scrittura creativa promosso dalla Fondazione CRC all’interno del Rondò dei Talenti, un luogo terzo in armonia tra la casa e la scuola, dove l’apprendimento e il talento sono sostenuti fin da piccoli. L’iniziativa ha coinvolto 60 ragazze e ragazzi dell’Istituto Comprensivo Sobrero di Cuneo, che hanno contribuito al formarsi della storia, delle illustrazioni e più in generale a fare in modo che Zoe potesse muoversi seguendo le loro sensibilità.

La narrazione parte da una domanda fondamentale: “Che cos’è il talento? E come possiamo liberarlo?”.

L’iniziativa va oltre le pagine, diventando uno spettacolo teatrale a Genova, dove gli studenti stanno lavorando per portare in scena la storia. In questo contesto, il progetto affronta anche il tema della pace, dato che Zoe è Ambasciatrice della Pace Preventiva. L’esperienza di Ruggero Poi come autore e maestro lo inserisce nella tradizione di scrittori italiani che usano la scuola come un luogo vivo per connettere le nuove generazioni a temi sociali urgenti.
Il progetto è in continua espansione: gli studenti di Genova stanno già scrivendo il prossimo volume, “Zoe e la minestra del cuore”, con uscita prevista tra febbraio e marzo 2026, mentre l’iniziativa si sta estendendo anche in Sardegna.

La storia prende le mosse dall’Obiettivo 4 ONU Istruzione di qualità

Finalmente in città è approdato il Grande Mercato dei Talenti, una fiera dove si scambiano abilità e conoscenza invece degli oggetti. Un’occasione bellissima per fare nuove amicizie e imparare saperi e sapori inediti. Al Grande Mercato dei Talenti la sarta insegna a cucire e a rammendare, il falegname a costruire tavoli e sedie, le sorelle pasticciere insegnano a mettere le mani in pasta. E che dire del chiosco con le spezie, dove si mischiano odori e colori di ogni paese? Zoe è appena tornata dalle vacanze e non vede l’ora di raggiungere Tito e gli altri. Lui e Tilde sono al Mercato dal mattino presto, per aiutare ad allestire i banchi. E poi finalmente Zoe si ricongiungerà con Zizou, il pappagallo che le ha regalato il nonno. Lo ha affidato a Tito, che ci sa fare con gli animali. Ma qualcosa è andato storto e Zizou è scappato dalla sua gabbietta. Allarme generale! Il mercato si ferma e tutti ma proprio tutti partono alla ricerca di Zizou. La gabbia gli stava stretta. Le gabbie stanno strette a tutti, pensa Zoe. E forse lei sa dove trovarlo….

Zoe Salvamondo è un progetto editoriale che va oltre la lettura e diventa un percorso reale di educazione alla sostenibilità, alla pace e alla responsabilità comunitaria. Non è solo una pubblicazione, ma unazione pubblica che parte proprio dalla scuola per riscoprire la dimensione centrale della piazza, come spazio del dialogo e dellimmaginazione comune. Perché i progetti hanno sempre un sogno alle spalle: e in questo caso stiamo provando a sognare in molti. (Ruggero Poi).

Ruggero Poi a Cittadellarte-Fondazione Pistoletto dirige l’ufficio Ambienti d’Apprendimento e coordina il progetto “Terme Culturali”. È Amministratore e fondatore di Associazionedidee, società che progetta e realizza attività educative per diversi musei, tra cui il Castello di Masino (Fondo Ambiente Italiano). Fondatore della Fondazione Montessori Italia dirige corsi di formazione, supervisiona e aiuta all’avvio le scuole ispirate ai principi della pedagogia attiva. Nel 2012 ha portato in Italia la prima sperimentazione del metodo Montessori con gli anziani fragili, di cui ha raccolto gli esiti in un libro uscito nel 2020 (Centro Studi Erickson). Ha pubblicato libri per bambini e saggi di approfondimento sul metodo Montessori e sul ruolo educativo dell’arte contemporanea. In collaborazione con il fablab di Milano Opendot ha progettato la linea educativa Eduframe, esposta nel 2018 in Triennale a Milano in occasione della mostra sul gioco “Giro Giro Tondo” e selezionata durante Makerfaire 2020 tra gli otto progetti finalisti nell’ambito del contest di Sanofi “Maketocare”.

Alice Rossi è una giovane illustratrice dedita ai temi del cambiamento e delle responsabilità collettive attraverso l’arte, intesa come immediato e primario strumento di comunicazione. Cura laboratori di arte terapia e pittura libera per bambini in età scolare e prescolare, è ospite nei maggiori festival del fumetto e dell’illustrazione. È laureata in Graficad’Arte editoriale presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino. Nel 2019 ha iniziato il Master di illustrazione per l’editoria presso Ars in Fabula a Macerata, terminato a novembre 2020 con Laurea master di primo livello.


Zoe e il talento liberato sarà presentato il prossimo 30 settembre alle ore 18 al Circolo dei Lettori  e delle Lettrici di Torino (Via Bogino 9). Saranno presenti Ruggero Poi e Alice Rossi 

Michela Bellini “Quarta finestra da sinistra”, presentazione

Una strana finestra, una luce sempre accesa e movimenti inquietanti intravisti dietro le tende attirano l’attenzione di Rita, appassionata di storie, che abita nel palazzo di fronte.
Un grido di donna, l’ombra minacciosa di un uomo.
Che mistero si cela dietro al vetro?
La sensazione di pericolo e di tragedia imminente incombe e condiziona la vita di Rita che non riesce a stare a guardare e indaga, con l’aiuto delle amiche e il supporto discontinuo di Bruno, il suo fidanzato di sempre. L’ignoto sovrasta le vite di tutti mentre man mano il mistero si svela fino all’epilogo decisamente noir. 

Un giallo psicologico, che si snoda a ritmo incalzante tra Milano e Lione, attraverso una rapida alternanza dei personaggi. Qui suspense, amore, ironia e violenza s’intrecciano in un crescendo appassionante.
(da PAB Editore)

L’incipit

La macchina le piombò addosso a tutta velocità mentre attraversava viale Romagna. Se ne accorse
solo all’ultimo ma, non si sa come, riuscì a evitarla e si ritrovò ansimante a guardarla mentre
sbandava e usciva di strada finendo dritta contro il muro di una casa. Un attimo dopo un tizio si
buttava fuori dall’abitacolo e si dileguava di corsa. Rita era sbalordita, ma si riprese in fretta e si
allontanò velocemente. Al momento sembrava che nessuno avesse fatto caso a lei. Di lì a poco, la
strada si sarebbe riempita di gente, qualcuno stava già accorrendo. La Municipale, una volta sul
posto, avrebbe cercato dei testimoni e lei non aveva nessuna intenzione di complicarsi la vita.
Svoltò rapidamente l’angolo di via Mangiagalli, ma subito dovette fermarsi perché le cedevano le
gambe. Si appoggiò alla parete di un palazzo e fece alcuni respiri profondi. Contò fino a dieci, poi
provò a muovere con cautela un passo, poi due, tre, sì, le gambe erano a posto e la testa non le
girava più: poteva riavviarsi.

 

Michela Bellini è una scrittrice e poetessa milanese. Da sempre appassionata lettrice, negli anni Novanta si dedica alla scrittura di favole che crea insieme alle sue figlie. Passa poi ai racconti e alla poesia, pubblicando varie raccolte, l’ultima delle quali, Senza Centro, in ottobre 2022, per Porto Seguro Editore. La passione per le storie la porta a scrivere un giallo psicologico, nasce così Il passato dietro l’angolo, pubblicato da Fratelli Frilli Editori a fine 2021.  
Partecipa a varie antologie, Sogni Noir (2024 – F.lli Frilli Editori), Note noir (2023 – F.lli Frilli Editori), Respect (2024 – Edizioni Effigi), Scriviamo nell’era del CAMBIAMENTO (2023PAV Edizioni), Quei sorrisi noir (2022-F.lli Frilli Editori), Odio e amore in noir (2021-F.lli Frilli Editori), La Poesia nei giorni della Paura (2021-Rayuela Edizioni), con racconti o poesie. Ama scattare foto e per questo apre un suo blog sul quale, quando arriva la pandemia, pubblica un diario ironico del primo lockdown,
corredato di foto e nel 2021 pubblica il libro: Diario ai tempi del Corona – cronaca semiseria di un incubo.   

Emanuele Trevi “Mia nonna e il Conte”, presentazione

Dopo La casa del mago, con Mia nonna e il Conte Emanuele Trevi prosegue la panoramica impressionista degli adulti di famiglia, fondendo personaggi e luoghi in un’unica memoria delle origini.
( da Solferinolibri)

Un paesino della Calabria, nonna Giuseppina, per tutti Peppinella, il suo giardino e l’incontro con il Conte, sono il fil rouge del racconto, e non solo. Nel suo giardino, dominato dall’imponente cibbia, ormai svuotata ma che continua a significare sorgente di vita per l’acqua che conteneva, il nipote Emanuele ha trascorso, tra libri e letture, le estati dell’infanzia e della giovinezza, era lì che si isolava per leggere

“Possiamo accontentarci di ritenere che i giorni e gli anni, per il solo fatto di essere passati, non esistono più? Chiudo gli occhi e ho sette anni, è il primo pomeriggio di un giorno di luglio, il frinito delle cicale vibra e risuona nell’aria immobile tanto da equivalere a un silenzio assoluto, mi cerco un posto buono per leggere le storie di Christopher e Winnie Pooh e tutto è futuro per me, indistinto e gravido futuro; riapro gli occhi ed eccomi qui che scrivo curvo”…

Trevi continua anche in questo romanzo, dopo “La casa del  Mago” il suo dialogo con il passato, con i suoi personaggi e gli ambienti rivitalizzati dal ricordo e impregnati di vite e di esperienze, le proprie dall’infanzia alla giovinezza, e ritrovarvi le radici di una formazione, intessuta di storie, tipi umani, cose, ambienti,  tanto da dire che la letteratura e il giardino della nonna “sono rimasti due concetti totalmente equivalenti”, quando le sue letture e il luogo si sono cementati nell’emozionario del ricordo.
Oltre ai luoghi emerge la figura  di un personaggio particolare, la nonna, e il suo incontro con il Conte, un conte vero: tra i due fiorisce un affetto inaspettato, un sodalizio, come può esserlo un amore senile: Peppinella ultraottantenne è vedova da decenni, e il Conte è un  vero aristocratico ultra ottantenne anche lui; si è  trasferito nel paese calabrese, ma avendo un ginocchio difettoso, il Conte si presenta a Donna Peppinella per chiedere la cortesia di transito dal suo giardino, e  i transiti si allungheranno in  visite e in pomeriggi sotto la magnolia, e in pranzi, fino all’incontro con la cugina principessa.

Dello stesso autore su tuttatoscanalibri

La casa del mago

I cani del nulla. una storia vera

Due vite vince il Premio Strega

Due vite presentazione

Remo Pavone “Resilienza. Il coraggio di rinascere”, NeP Edizioni

“La resilienza è un atto quotidiano di fedeltà a sé stessi, è restare vivi dentro anche quando tutto intorno sembra morto”.

La resilienza è la capacità di affrontare, superare e adattarsi alle difficoltà, alle sfide e ai cambiamenti della vita, trasformando anche le esperienze negative in opportunità di crescita personale. Una forza interiore che permette di essere resistenti alle difficoltà che la vita ci presenta, ci dà modo di cercare la giusta carica per andare avanti con maggiore consapevolezza e maturità.
In un mondo in continua mutazione, dove incertezze e ostacoli fanno parte della quotidianità, la resilienza si rivela l’arma vincente per affrontare le difficoltà e trasformarle in opportunità di crescita.


L’obiettivo del libro è quello di ispirare il lettore, di incoraggiarlo e guidarlo in una sorta di viaggio alla scoperta personale e di crescita interiore. Fornire spunti di riflessione nei momenti di difficoltà, oltre che strumenti per cominciare a costruire una vita orientata sulla consapevolezza del fatto che ci si può migliorare per renderla più appagante e resiliente.
L’autore unisce narrazione, esperienza personale e riflessione teorica. Pagina dopo pagina, prende forma una verità semplice e potente: la resilienza non si costruisce da zero, si
risveglia. È già nostra.
Un invito sincero a guardarsi dentro, a riscoprire la propria forza interiore, e a credere che ogni ferita può diventare origine di trasformazione. Un viaggio emozionante tra storie vere, esperienze personali e riflessioni profonde, sostenute da ricerche scientifiche che danno corpo e senso a ciò che molti vivono ma pochi riescono a spiegare.
Racconti autentici, che sanno parlare al cuore senza rinunciare alla profondità, attraverso una scrittura scorrevole, accessibile, capace di accogliere chi legge.
Lo sguardo di chi ha fiducia nella capacità dell’essere umano di trovare il bene e di continuare a crescere, sempre.

Remo Pavone è dottore in Scienze e Tecniche Psicologiche e specializzato in Psicologia del Traffico. Da sempre è interessato al potere trasformativo delle difficoltà. Vive tra le parole, le persone, le storie e l’ascolto profondo della vita.