Marco Liguori “Caterina Costa. La nave dei Misteri. Napoli 28 marzo 1943. Cronaca di una tragedia”, presentazione

De Ferrari Editore

[…]il 28 marzo 1943 la motonave “Caterina Costa”, appartenente all’armatore “Giacomo Costa fu Andrea” e requisita dalla Regia Marina per essere adibita al trasporto di rifornimenti in Tunisia, mentre è attraccata nel porto di Napoli viene distrutta da una esplosione improvvisa che provoca un gran numero di morti e di feriti, oltre che disseminare carburante e proiettili nel porto e nella città. La ricostruzione non tralascia alcun particolare, dai verbali alle testimonianze dei protagonisti; seguono i resoconti di tutte le indagini successive che però non hanno mai portato a una identificazione di responsabilità, né di precise motivazioni. È la storia di un autentico “mistero”, scritta con grande chiarezza e ricca di stimoli e di provocazioni. (da Ferrari Editore)

È la prima monografia sulla vicenda dell’incendio e dell’esplosione del mercantile “Caterina Costa” avvenuta nel porto di Napoli il 28 marzo 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale. La nave trasportava rifornimenti alle truppe italo-tedesche in Tunisia, nell’ultimo fronte africano: il suo carico era composto da munizioni e carburanti, un mix micidiale che provocò oltre 600 morti e 3mila feriti, cifra stimata ma più plausibile dei 63 morti e 1200 feriti resi noti dalle autorità fasciste dell’epoca.
Avvincente come un giallo, ma rigoroso per la scelta delle fonti e della ricerca, il volume è stato curato in collaborazione con Nicola Costa, discendente della famiglia omonima proprietaria della Compagnia di navigazione “Giacomo Costa e Figli” e ultimo presidente della Costa Crociere prima della cessione: Nicola Costa ha scritto la prefazione.

L’opera è composta da un prologo, XIII capitoli, un epilogo sul destino dei protagonisti dopo la vicenda, un elenco dei nomi dei morti ricostruito attraverso le fonti, tabelle sul carico della nave, l’elenco dell’equipaggio civile e militare e una cospicua serie di foto d’epoca.

Dal Prologo

Il maltempo flagellava Napoli, in quel triste 28 marzo 1943. Sulla città soffiava un forte vento di scirocco unito alla pioggia che rendeva l’atmosfera grigia, quasi plumbea, sin dalle prime ore del mattino sulla città: sembrava che la primavera, da poco entrata, avesse lasciato il passo nuovamente all’inverno e che Giove pluvio avesse pensato a tormentare i malcapitati cittadini della terra del Sole. Dal Nord Africa, dove la Libia era stata da poco persa dalle truppe italo-tedesche, provenivano i bombardieri anglo-americani che la colpivano ripetutamente: ma, fortunatamente, quel giorno non c’erano state incursioni aeree.
Quel mattino, in uno stabile sito nella zona della Ferrovia, non lontano dal porto, miracolosamente ancora non devastato dalle bombe, Anna stava preparando il pranzo per il marito Mario e i suoi tre figli, Giacomo, Nicoletta e Carmine: la guerra aveva portato alle estreme conseguenze l’arte di arrangiarsi dei napoletani e il pranzo domenicale era povero come quello degli altri giorni. […] i pasti erano preparati con i fornelli a carbonella. La carne era diventata un lusso riservato a pochi, così come il pane di grano: in tavola veniva consumato un surrogato, la cosiddetta “farinella”, a base di farina di mais preparata in casa. Il pesce, così come altre pietanze, era una rarità: l’olio d’oliva era inesistente, lo si preparava con i semi di lino. […]E a proposito di patate, le loro bucce venivano minuziosamente utilizzate per nutrirsi: in mancanza d’altro, ci si industriava in tutti i modi per combattere la fame che tormentava la popolazione senza tregua. Il “tira a campare” era la parola d’ordine per cercare di sopravvivere tra gli orrori e gli stenti della guerra.
All’improvviso, l’atmosfera del primo pomeriggio fu lacerata da una prima esplosione. Mario corse dietro la porta-finestra del balcone e l’aprì appena, inserendo furtivamente l’occhio: pensava di vedere un’eruzione del Vesuvio, invece gli apparve una nuvola di fumo nero provenire dal porto. «Ma che sta succedendo?» gli chiese
preoccupata Anna che aveva subito lasciato le faccende domestiche. «Forse è un bombardamento improvviso» rispose sbigottito: ma non aveva udito le sirene d’allarme e non si intravedevano in cielo aerei nemici. Col passare dei minuti, il fumo e i crepitii delle esplosioni non cessavano, anzi, aumentavano sempre più, mentre lo scirocco soffiava forte, portando l’acre odore del fumo su tutta la zona. […]
Il pomeriggio stava per lasciare il posto alla sera: attorno alle 17:30 si sentì una terribile deflagrazione. L’enorme onda d’urto si abbatté sul palazzo di Mario e Anna, oltre che su tutti gli altri edifici della zona, come un pugno scagliato da un gigante […]

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