Roberto Soldatini “Alla ricerca dei porti romani. A vela lungo una rotta antica”, Mursia

Roberto Soldatini, velista e violoncellista, con Denecia – la sua barca-casa – ha girato il mondo e navigato la storia

Prefazione di Ammiraglio Vincenzo Leone, già Comandante del porto di Civitavecchia

Roberto Soldatini navigatore, ex solitario, alterna mesi di navigazione e mesi in cui sverna nella  barca-casa Denecia. Il suo compagno di viaggio è un violoncello del Settecento,  Stradi , che trasforma la pancia della sua barca in una cassa armonica della cassa armonica. Roberto Soldatini è direttore d’orchestra, violoncellista e scrittore che al giro di boa dei cinquant’ anni ha deciso di liberarsi di quei sassi dalle tasche che gli impedivano di fare un salto e di lanciarsi di bolina verso una nuova dimensione. Per fare il salto vive da tredici anni nella sua unica dimora, un Moody 44, liberandosi di tutti gli orpelli che appesantiscono la vita, alla ricerca dell’essenziale, di se stesso e dell’armonia. 

«Navigare è anche un mezzo per ripercorrere la storia, per andare alla ricerca delle nostre origini, per capire da dove veniamo e chi siamo, nella speranza di comprendere dove stiamo andando. Essere stati è una condizione per essere.»

Un itinerario lungo le coste italiane ripercorrendo una rotta dei Romani tramandata dall’Itinerarium maritimum e dal De reditu suo di Rutilio Namaziano, alla ricerca delle loro tracce, dei loro porti, di cosa ne è rimasto e di cosa c’è ora nell’epoca moderna. Un contrappunto tra passato e presente, due voci che si incontrano e si allontanano in un concerto senza fine. Una rotta di seicento miglia (oltre mille chilometri), da Roma ad Arles, con più di sessanta approdi, percorsa nel 2018, in parte in compagnia di un ospite d’eccezione, che alleggerirà la ricerca con un po’ di umorismo. L’Autore s’improvvisa ricercatore in questo diario di bordo, portolano, fatto di anfore, relitti, moli diroccati, storia, leggenda, arte, musica, amicizia, ricordi e soprattutto mare e vela. La rotta può essere seguita tutta o in parte, sia via mare che via terra, percorrendo la via Aurelia, e dà l’opportunità di approfondire il nostro Paese.

Dalla prefazione:

«Ma anche quando sembra che il nostro nocchiero narratore sia da solo in realtà non lo è. Egli è affiancato dal vento, è rassicurato dallo sciabordio dell’acqua lungo le fiancate della sua amata barca Denecia (sempre presente nel racconto) ma, soprattutto, il nostro scrittore non perde mai di vista la costa. Come per gli antichi naviganti la costa non è solo luogo di partenza e approdo ma punto di riferimento costante per una navigazione sicura e tranquilla. Un lungo e cangiante lembo di terra che, ai tempi di Rutilio Namaziano, certamente doveva apparire come un’interminabile porta verso un paradiso terrestre, fatto di terre lussureggianti e rifugi sicuri, ma che oggi all’autore di questo libro si presenta spesso offesa e in pericolo per una pressione antropica quasi insostenibile. La costa del Paese costiero per eccellenza – senza nulla togliere alla parte transalpina della navigazione, raccontata dallo scrittore con altrettanta passione – cui garantire attenzione e cura e, perché no, magari una giornata nazionale ad essa dedicata. Spiagge, calette, insenature e piccoli fiordi, falesie e scogliere infinite, città porto e porti incuneati nelle città “costrette ad esistere” a causa loro, approdi antichi e porti turistici (non sempre gentili con la costa, a cui hanno rubato il profilo). Navigare con Roberto Soldatini sembra essere davvero divertente e rassicurante, leggere questo libro è una carezza per l’anima. Guardare la terra dal mare: sognare al contrario».

Roberto Soldatini (Roma 1960) è direttore d’orchestra, compositore, violoncellista e scrittore. Ha guidato le orchestre di alcune delle maggiori istituzioni europee e americane. Dal 2011 vive sulla sua barca a vela Denecia II, alternando ogni anno sei mesi di navigazione in solitario e sei mesi in porto per svernare. Ha pubblicato La musica del mare (2014), Sinfonie mediterranee (2016) e, con Mursia, DeneciaAutobiografia di una barca (2018), Denecia. Approdi nella pandemia (2020), Ca’ DeneciaVivere a Venezia (2021) e Vivere in barca (2023). https://www.robertosoldatini.com/

Laura Marinaro “La fanciulla degli ori. Un’indagine da Milano ad Altamura tra delitti e una maledizione millenaria”, Mursia

Una maledizione legata a una scoperta archeologica, un serial killer e il cuore di Milano e Altamura nel nuovo giallo di Laura Marinaro

Collana Giungla Gialla

Mursia

In libreria dal 24 giugno il secondo romanzo della poliedrica Laura Marinaro, giornalista di nera e cronaca giudiziaria. Nei suoi romanzi l’Autrice utilizza conoscenze tecniche e investigative – imparate in tanti anni di professione – per rendere la narrazione mozzafiato. La fanciulla degli ori racconta la particolare “indagine” di Caterina Ferrari tra Milano e Altamura, attraverso i luoghi, il cibo e le atmosfere delle due città: una maledizione legata a una scoperta archeologica e un serial killer sono gli ingredienti principali del libro.

Dichiara l’Autrice:

«Sono una giornalista crime e posso garantirvi che spesso la realtà supera di molto la fantasia. Tuttavia scrivere un giallo per me significa dare spazio alla creazione di personaggi sempre nuovi e sorprendenti e potermi dedicare alla descrizione di luoghi a cui sono affezionata, come in questo caso Milano e Altamura».

La trama:

Caterina Ferrari, giovane archeologa neo assunta come ricercatrice nel nuovo Museo delle Scienze Antropologiche di Milano, nipote di Alina Ferrari, ex colonnello dei Carabinieri, si trasferisce temporaneamente ad Altamura per la vendita di una casa di famiglia nel centro storico. Nella cittadina famosa per il pane, Caterina si trova suo malgrado a fare una sensazionale scoperta archeologica, ma anche a dovere «indagare» su due omicidi legati in qualche modo proprio al museo e all’antica maledizione seguita alla scoperta della Fanciulla degli ori.  Un romanzo che non è solo un viaggio nel passato, ma anche un’esplorazione dell’animo umano e delle sue ombre più oscure.

Prologo. Altamura, dicembre 2023

«Nooo!» Un urlo agghiacciante squarcia il silenzio della zona limitrofa al Claustro Tradimento, nel pieno centro storico di Altamura. Un urlo animalesco, primordiale. In un primo momento, nessuno scende in strada per vedere cosa possa essere accaduto. Quasi nessuno. Soltanto una donna apre la finestra della sua camera da letto, che si affaccia sulla via. Un istante dopo, risponde a quell’urlo con un altro urlo ferino, altrettanto terribile. Prima di perdere i sensi, dopo aver incontrato per la prima volta nella propria vita l’abisso, l’orrore: sull’asfalto giace esanime, sgozzata, in una pozza scura di sangue, sua figlia Marta. La sua unica figlia. Passanti e residenti, attratti dalle urla, accorrono in strada e avvertono i soccorsi, purtroppo ormai vani. Sul posto arrivano in pochi minuti due pattuglie dei Carabinieri e un’auto della sezione scientifi ca dell’Arma, i Sis, insieme al medico legale. La scena del crimine viene cintata col nastro rosso e bianco con la scritta «Carabinieri». Il giovane maresciallo Luca Caputo, che in città conosce praticamente tutti, si accosta alla madre di Marta e la conforta con banali parole di circostanza. Fa allontanare la donna, accompagnata da un sanitario del 118, e fissa la vittima. La conosceva bene, era una sua coetanea. Marta Lombardo, 33 anni, archeologa nel museo nazionale cittadino

Laura Marinaro (Altamura, 1968) è giornalista professionista ed esperta di cronaca nera e giudiziaria. Inviata per il settimanale «Giallo», collabora con Roberta Bruzzone a dirette crime e progetti editoriali, nonché per Radio Libertà scrive e conduce il programma settimanale Gialloradioclub. È scrittrice e organizzatrice di eventi legati al crime e al giallo letterario. Con Mursia ha pubblicato, insieme a Roberta Bruzzone, YaraAutopsia di un’indagine (2023) e Maremoto a Varigotti (2023).

Salvatore Sarno “SHOSHOLOZA. Un Comandante in Coppa America”, Mursia

Introduzione di Giuliano Luzzatto

Mursia

In questa intensa autobiografia, il Comandante Salvatore Sarno rivela la trama della sua vita, andando oltre l’impresa che lo ha reso celebre nella vela mondiale, la prima sfida africana alla Coppa America, con Shosholoza di cui è stato ideatore, e guida. In occasione della 32ma Coppa America a Valencia, aveva portato un Sudafrica, da poco uscito dall’apartheid e finalmente aperto al mondo, a regatare nel più antico trofeo sportivo con un equipaggio multietnico di giovani sudafricani sotto la guida sua e l’aiuto di due noti velisti italiani, Paolo Cian e Tommaso Chieffi. Poiché la Coppa America, giunta alla 37ma edizione, si svolgerà quest’anno a Barcellona a partire dal 22 agosto e tanti italiani la seguiranno come di consueto fin dai tempi di Azzurra, nel 1983, ecco che questo racconto torna oggi più attuale che mai.

Sarno ripercorre una vita avventurosa fatta di grandi fatiche e di altrettanto grandi soddisfazioni, fino a raggiungere l’apice della carriera professionale, che lo porta a guidare la MSC Mediterranean Shipping in Sudafrica. Qui, con la MSC, aiuta i giovani a sfuggire a situazioni difficili, e qui segue da subito le idee innovatrici di personaggi che appartengono alla storia stessa dell’umanità, quali i premi Nobel Nelson Mandela e l’arcivescovo Desmond Tutu. Il Team Shosholoza emerge come il punto culminante di una vita dedicata al lavoro, all’amore per il mare e la vela ma soprattutto alla generosità, delineando il profilo di un uomo straordinario.

Dichiara l’Autore: 

«Shosholoza è la realizzazione di un sogno, il sogno di tanti giovani che cercano un avvenire migliore. Il sogno di Nelson Mandela di sconfiggere il razzismo e vedere il suo paese unito con neri, bianchi, colorati e indiani lavorare in armonia. Shosholoza è anche un canto, poi diventato inno che invita al lavoro di squadra. La parola “Shosholoza” significa, procediamo, andiamo avanti ed il ritornello ripete: tiriamo e spingiamo insieme, sotto il sole e sotto la pioggia, tiriamo e spingiamo come se fossimo una sola persona.»

Dall’introduzione di Giuliano Luzzatto: 

«Il libro che avete tra le mani è l’autobiografia appassionata di un comandante di marina, un uomo di mare che si e fatto da sé, con perseveranza e dedizione al lavoro, alla famiglia e ai meno fortunati, animato da una sconfinata passione per il Grande Blu. Nato in Campania, Salvatore Sarno non è però figlio della rinomata marineria di Sorrento o Torre del Greco. Nasce nell’entroterra, in una frazione di Nocera Inferiore dove, per riuscire a vedere un piccolo triangolo di mare e sognare le sue avventure, si deve arrampicare sulle rovine del castello, eretto sulla collina che sovrasta il paese. Il libro si apre con il nostro autore-protagonista in aeroporto, in attesa di un volo che lo riporterà a casa, in quel Sudafrica dove i casi della vita e le sue abilità professionali lo hanno portato, dove ha fatto fortuna e dove si sente, appunto, a casa. Il giorno precedente si era conclusa in Spagna, a Valencia, l’impresa più importante della sua vita: la prima – e sinora unica – partecipazione di un team del continente africano alla Coppa America di vela. Con Shosholoza, il Comandante Sarno ha scritto una pagina indimenticabile del trofeo sportivo più antico del mondo ma, più importante ancora, del nuovo Sudafrica post apartheid. Pur avendo conquistato un meritato successo, si ricorda ogni giorno delle sue origini, delle difficoltà incontrate nella vita e di quanto tante persone, la maggior parte, fatichino quotidianamente. Ho conosciuto il Comandante Sarno in occasione della 32a America’s Cup. Mi hanno sempre appassionato le biografie degli uomini di successo, trovo infatti che da queste persone ci sia sempre da imparare, gli aneddoti possono spesso essere letti andando oltre al fatto in sé, in quanto rivelatori di un approccio alla vita che può essere di stimolo, ispirazione e crescita personale

Salvatore Sarno, (Nocera Inferiore, 1946) ha contribuito allo sviluppo della MSC Mediterranean Shipping Company. Trasferitosi in Sudafrica durante l’apartheid, ha creato una fondazione per aiutare i giovani neri a imparare un mestiere marittimo, per cui è stato nominato Cavaliere della Repubblica Italiana. Ha sponsorizzato tre partecipazioni olimpiche di un velista sudafricano e ha guidato il Team Shosholoza nella 32ma Coppa America, ottenendo un grande successo mediatico. Oggi vive a Durban, dirige la MSC in Sudafrica, continua a lavorare con la Marina Militare Sudafricana e la sua Fondazione Izivunguvungu alla quale andranno i proventi dei diritti d’autore del libro.

Il libro verrà presentato in anteprima nazionale presso La Libreria del Mare di Milano mercoledì 26 giugno alle ore 19,00 

Raymond Queneau “Troppo buoni con le donne”, presentazione

Questo romanzo irriverente e corrosivo mette in scena un episodio dell’insurrezione di Dublino del 1916: l’occupazione armata di un ufficio postale da parte di un gruppetto di sette individui guidati da un capo assai bizzarro, Jack Mac Cormack. Gli uomini dell’esiguo drappello resistono all’assedio dell’esercito inglese, ma cadono uno dopo l’altro nelle seducenti trappole della giovane Gertie Girdle, rimasta chiusa in bagno durante l’assalto. Uscito per la prima volta nel 1947, e attribuito dal suo autore alla fittizia scrittrice irlandese Sally Mara, Troppo buoni con le donne è una specialissima storia in cui ritmo, invenzione, senso del dialogo vengono trasposti in un racconto poliziesco dominato da forza narrativa e humour.(dal Catalogo Einaudi)

Traduzione di Giuseppe Guglielmi

Prefazione a cura di Carlo Boccadoro

Un viaggio in ottovolante dal ritmo indiavolato che corrode con il paradosso e il divertimento tutti i luoghi comuni letterari che riesce a trovare sul proprio cammino.(dalla prefazione di Carlo Boccadoro)

Titolo originale On est toujours trop bon avec les femmes era liberamente ispirato alla Rivolta di Pasqua, come fu indicata l’insurrezione armata scoppiata a Dublino nel 1916, guidata dagli Indipendentisti dell’esercito per ottenere l’autonomia dal Regno Unito, sette dei quali occupano la stazione postale di Eden Quay difendendola anche con esecuzioni brutali, ma in questo contesto tra resistenza ed eroismo, si inserisce un elemento inatteso: la giovane impiegata, Gertie Girdle, durante l’assalto era chiusa in bagno a studiare… il gorgogliare degli sciacquoni.

La prima edizione del 1947 vedeva come autrice Sally Mara, un’irlandese sconosciuta, pseudonimo dietro il quale si celava infatti Raymond Queneau.

Pubblicato lo stesso anno di “Esercizi di stile”, sicuramente la più conosciuta e apprezzata opera di Queneau. raccontare in novantanove modi diversi un breve episodio, in sé banale, mutandone caleidoscopicamente lo stile in tutta una serie di varianti con effetti a dir poco pirotecnici, “Troppo buoni con le donne” è un’operazione letteraria che sa trasformare una storia drammatica in un romanzo dalle caratteristiche opposte, così come il più famoso “Esercizi di stile” racconta un banale episodio della vita quotidiana con novantanove variazioni sullo stesso tema e, appunto, con stili diversi..

Raymond Queneau nasce il 21 febbraio 1903 a Le Havre. Si laurea in filosofia e aderisce al movimento surrealista, dal quale si distaccherà nel 1929. Nel 1928 sposa Janine Kahn, sorella della moglie di Breton. Nel 1933 esce il suo primo romanzo, La gramigna, che ottiene un immediato successo di critica e di pubblico. Dal 1932 al 1939 segue, all’École Pratique des Hautes Études, i corsi di Kojève e di Koyré su Hegel e quelli di Puech sulla gnosi e sul manicheismo. Nel 1941 diventa segretario generale delle edizioni Gallimard. Dal 1947 al 1952 collabora a «Les Temps Modernes». Nel marzo del 1952 è eletto all’Académie Goncourt. Nel 1954 accetta di dirigere l’«Encyclopédie de la Pléiade». Nel settembre 1960 gli viene dedicato il seminario di Cerisy-la-Salle, e in quell’occasione fonda, insieme a François Le Lionnais, l’Oulipo. Tra i suoi libri ricordiamo: Figli del limo (1938), Un rude inverno (1939), Pierrot amico mio (1942), Suburbio e fuga (1944), Esercizi di stile (1947 e 1969), Troppo buoni con le donne (1947 e 1971) Piccola cosmogonia portatile (1950), La domenica della vita (1952), Zazie nel metró (1959), I fiori blu (1965), Icaro involato (1968), tutti pubblicati in Italia da Einaudi. Muore a Parigi il 25 ottobre 1976.(da Einaudi Autori)

La copertina Einaudi del 2006

Stefania Coco Scalisi “Un’insopportabile donna morta”, Biblioteka Edizioni

UN COMMISSARIO ANNOIATO ALLE PRESE CON UNO STRANO OMICIDIO

Bibliotheka edizioni

“Sono stata ispirata dalla curiosità per le storie nascoste dietro l’immagine che diamo di noi stessi. Questo romanzo mi ha permesso di dare voce ai segreti, alle malizie e ai desideri inespressi che abitano ogni condominio, così come ognuno di noi, trasformando un banale omicidio in un pretesto per indagare l’animo umano.” (Stefania Coco Scalisi)

Un cadavere. Un condominio. Un Commissario annoiato. Una domenica di quasi primavera. Gli elementi del giallo ci sono tutti. E in effetti è così. L’unica, fondamentale differenza è che del cadavere non importa quasi nulla a nessuno. Non che la povera vittima meritasse quella fine (o forse sì?), ma in quel condominio borghese c’è poca voglia di piangere la scomparsa, ma tanto desiderio di raccontarsi. E il Commissario ascolta, osserva e, cercando la storia della vittima, apprende quella dei coinquilini, fatta di malizie, piccoli segreti, cattiverie, desideri infranti. Sono queste le vicende narrate nel libro di Stefania Coco Scalisi “Un’insopportabile donna morta”, un romanzo in cui ognuno dei residenti del condominio potrebbe essere l’assassino. Ognuno potrebbe avere avuto un buon motivo per uccidere. Forse perché la vittima non è una vera vittima. Eppure, quando il caso sembra chiuso, tutto è improvvisamente destinato a riaprirsi.

Incipit:

«Il corpo era lì, a terra, scomposto. Una scarpa ancora al piede, l’altra sbalzata di qualche metro. Al collo, la volpe sembrava avesse cambiato espressione, triste per essere finita indosso a un cadavere. Attorno alla testa, una piccola aureola di sangue, i cui contorni a mala pena si percepivano tra il vinaccia del tailleur e il granata delle mattonelle. Gli occhi erano invece sbarrati, in un misto di disappunto e nausea che chi la conosceva, la vittima, giurava avesse sempre, anche prima dell’incresciosa situazione in cui si ritrovava. Sì, perché Adalgisa Calvi, nel palazzo nota come la vedova Calvi, era morta. Su questo non aveva avuto nessun dubbio Alberto, il portinaio, che sentendo un tonfo quella domenica mattina, mentre stava ancora a letto a godersi il primo sole d’autunno nel suo piccolissimo appartamento a piano terra, si era precipitato, o almeno ci aveva provato, a vedere di cosa si trattasse. Non percepiva alcun compenso, si badi bene, per il suo lavoro in guardiola o per quanto faceva perché i pacchi e le lettere arrivassero sempre a destinazione, ma a ottant’anni suonati, più di cinquanta dei quali passati in quel 10 condominio, l’affitto gratis in cambio di qualche piccolo lavoretto e la pensione minima gli andavano più che bene. Mai, quindi, si sarebbe sognato di assistere a una scena così raccapricciante, proprio la mattina del suo giorno libero. E soprattutto trovava irritante che una cosa tanto spiacevole fosse successa nel suo palazzo. Certo, c’erano stati alcuni tentativi di suicidio nel corso degli anni: barbiturici, overdose di Xanax, un superficiale taglio delle vene da parte della figlia quindicenne dei coniugi Aldobrandi (problemi di cuore, dicevano, causati da un amoretto estivo che non aveva mantenuto la promessa di amore eterno fatta in villeggiatura). Tutte cose abituali di un rispettabile condominio borghese, insomma. Ma niente di cruento e volgare. E soprattutto, niente di così definitivo, come un cadavere in bella mostra nell’androne».

Stefania Coco Scalisi, nata e cresciuta a Catania, vive e lavora a Bologna. Laureata in Relazioni internazionali, ha vissuto a Firenze, Milano, Ginevra, L’Aia, Londra, Washington e Tel Aviv. Nel 2019 ha pubblicato il suo primo romanzo, “La Democrazia della Felicità” e dal 2020 pubblica per diverse riviste letterarie

Simona Teodori “La cospirazione dei Cenci”, recensione di Antonia del Sambro

Dalla nascita ai primi anni vissuti in convento, dalle continue angherie paterne agli amori clandestini e all’incontro con Michelangelo Merisi detto Caravaggio, che fino alla fine ne perorerà la causa: in questo romanzo, Simona Teodori restituisce il ritratto struggente e umanissimo di una donna diventata eroina popolare.(da Newton Compton)

Una donna vittima di violenze, soprusi, incesto e di un potere pressoché assoluto da parte degli uomini in un periodo storico e sociale dove ribellarsi a qualunque di queste vessazioni poteva costare letteralmente la vita.

Beatrice Cenci, colta, volitiva, orgogliosa del suo essere donna sfida i due poteri più importanti del suo tempo: il patriarcato e il papa. E paga con la propria vita e con il tentativo del pontefice di relegarla nell’oblio e nella dimenticanza anche dopo il processo, le torture, l’infamia che hanno accompagnato la sua esistenza e la sua morte. Nell’architettura della narrazione che pone al centro la crudele e sanguinaria cospirazione che porta a soccombere lei e la sua famiglia Beatrice brilla per la sua determinazione, il suo profondissimo senso di giustizia e parità di genere, le sue amicizie scelte e volute con consapevolezza e brama e per il suo modernissimo e ammirabile coraggio nell’affrontare Potere, Ingordigia, Violenza, Sottomissione, Tortura.

Il delitto perpetrato dalla Cenci e tutto quello che ne consegue è il sentimento sociologico e filosofico che accompagna i lettori in questo straordinario romanzo che possiede per accuratezza delle descrizioni e delle fonti storiche la grandezza delle storie di Marcello Simoni e per potenza e incanto di scrittura la bellezza dei libri di Ilaria Tuti. La Cospirazione dei Cenci è la consacrazione di una autrice che si candida a diventare un vero e proprio punto di riferimento per il romanzo storico nella nostra narrativa di genere.

SImona Teodori è nata a Roma nel 1975. Si è laureata in Giurisprudenza presso l’Università La Sapienza di Roma, specializzandosi in Storia del diritto italiano. Oltre alla professione forense, è anche organizzatrice del Neroma Noir Festival e si dedica da anni alla letteratura di genere, con una particolare predilezione per il thriller, il noir e il giallo. Dal 2018, si occupa anche di editing e ghostwriting. La cospirazione dei Cenci è il suo primo romanzo pubblicato con la Newton Compton.(da Newton Compton Autore)

Silvio Governi, classe 1967, è un regista romano. Nel 2014 il suo cortometraggio Ad esempio, interpretato da Vinicio Marchioni e Sabrina Impacciatore, è stato candidato al David di Donatello. Con Piemme ha pubblicato il romanzo Domani arriva veloce. (da Autore, Les Flâneurs Edizioni )

tuttatoscanalibri: Silvio Governi “La lista di Greta” recensione di Antonia del Sambro

“Giallo come il golfo da Tellaro a Portovenere”. 12 racconti gialli per 12 mesi, Gammarò/Oltre Edizioni

A cura di Beppe Mecconi

AA.VV.

Simona Albano, Massimo Ansaldo, Marco Della Croce, Alessandro Ebuli, Patrizia Fiaschi, 

Maria Grazia Innocenti, Vanessa Isoppo, Beppe Mecconi, Corrado Pelagotti, Susanna Raule, Marco Usano

Introduzione di Marco Buticchi

Gammarò/Oltre 

Dodici luoghi in cerca d’autore, dodici mesi in cerca di voce. Ma anche dodici penne che hanno dipinto nelle varie sfumature del giallo, i “nostri posti”, troppo belli per non essere usati anche per ambientarvi racconti di questo colore. Creati dalla fantasia delle autrici e degli autori, oppure ispirati a fatti di cronaca, ogni mese dell’anno fa da cornice a storie che si muovono nei paesi e nelle vie del Golfo del Tigullio in Liguria, e che chi ci abita non avrà difficoltà a riconoscere. Per i “foresti” invece sarà bello decidere di fare una gita fuori porta per vedere se davvero quella strada si trova proprio dove viene collocata, o se quel paesaggio è davvero così suggestivo. Insomma, ci sono 12 x 12 x 12 motivi per leggere questa raccolta, e nessuno per non farlo.

Simona Albano, ligur-sicula, promoter anche culturale e trend-reporter per riviste di costume e società. Ha scritto per la fanzine “OTIVM” e sulla rivista di Poesia “Tam, Tam, Bum, Bum”. Collabora con il Salotto Letterario Caracci di Milano. Sue le raccolte di poesie Solo poche gocce e SottoSale. La sua poesia affronta spesso temi sociali, civili, come la violenza di genere. Nel 2021 vince con la videopoesia La fuga nell’armadio il Primo Premio Letterario Città di Sarzana sez. videoarte. Il suo monologo, Come lavatrice, muta, è attualmente in scena. Le sue liriche sono state pubblicate da: Pagine, Ferdeghini, Effigie, Di Felice e Tempra edizioni.

Massimo Ansaldo nato a Varazze, avvocato, con studi in Genova e La Spezia. Già Presidente del Centro Culturale Don Alberto Zanini della Spezia e Membro del Comitato Regionale per le Comunicazioni della Regione Liguria (Corecom Liguria). Ha pubblicato i libri Macerie e Il segno del sale (Leucotea Editore), Qualcosa da tacere e I delitti di Genova con Fratelli Frilli Editore e partecipato alle raccolte di racconti Tutti i sapori del noir, I luoghi del noir, Odio e Amore nel Noir, Risate in Noir, Note in Noir con Il coltello del cuoco, I cattivi sono buoni, Compito in classe e Rock and Roll Ever Green, Prima che il gallo canti, editi dalla Fratelli Frilli Editori, GenovaHorror con Pinguini, edito da Erga Editore, Racconti di Natale, con la Stiva, edito da Neos Edizioni.

Marco Della Croce La Spezia, 1961: laureato in farmacia, docente di Scrittura creativa della Scuola Internazionale dei Comics di Genova e insegnante di scuola superiore, ha al suo attivo tre romanzi della serie del commissario Sbrana, Nera di malasorte [IL FILO D’ARIANNA, 2013-2022], Venus [IL FILO D’ARIANNA, 2015-2022] e Black Magic Woman [IL FILO D’ARIANNA, 2018-2022], un romanzo della serie del commissario De Santis, Nero come la neve [FRATELLI FRILLI EDITORI, 2023], più alcuni racconti pubblicati in Giallo Pisano 4 [FELICI EDITORE, 2013], Nero di Spezia [FELICI EDITORE, 2014], Spezzini per sempre [EDIZIONI DELLA SERA, 2023], nonché nell’antologia multi-artistica di audio-racconti Ci metto la voce [COMUNE DELLA SPEZIA, 2021] e nell’antologia Nelle loro vite [IP-ALESSANDRO EBULI, 2021].

Alessandro Ebuli. Libri pubblicati: Sotterraneo, 2016, Eretica edizioni; Le dieci stanze, 2017, Eretica edizioni; Incastri distanti, 2018, Eretica edizioni; Istinti, 2019, Tempra edizioni, Temporali silenziosi, 2020, Tempra edizioni; Nelle loro vite, 2021, Autopubblicazione; La presenza di Hariel, 2022, Tempra edizioni; In superficie sospeso, 2023, Tempra edizioni. Racconti pubblicati in antologie: Polvere nel nome di Dio, Istantanee del mio tempo, Tempi moderni, La voce dentro, Intrecci, Henry e Dio. Poesie pubblicate in antologie: Fino alla fine del mondo, L’amico di tutti, L’imperfezione dell’apparenza, Libertà colonna, Mare, mia dimora, Silenzi, Nel liquefatto oblio.

 Raffaella Ferrari ha al suo attivo diversi gialli tra i quali L’ultima Magia, Ed. Tigullio 2005, vincitore del Premio Internazionale Pontiggia di S. Margherita Ligure (GE). Nel 2008 il suo racconto L’uomo con le stampelle viene inserito nella raccolta “Donne e crimine” delle migliori gialliste liguri curata da A. Roveda ed edita da Fratelli Frilli. Nel 2011 il suo racconto “Io e il vampiro” vince il Premio Giuria 4A ed. Concorso Letterario “L’anima del bosco” Carcare (SV). In ambito artistico due suoi cortometraggi si aggiudicano nel 2020 e nel 2021 il Premio Giuria nel “Concorso nazionale U. Fracchia” di Casarza Ligure (GE). Un personaggio da lei ideato è stato realizzato graficamente dal fumettista Francesco Tullio-Altan nell’ambito del Premio Museo di Pistoia.

Patrizia Fiaschi nasce alla Spezia nel 1965. Affianca alla professione di docente l’impegno di promotrice culturale. Collabora con scrittori del panorama nazionale, biblioteche e librerie all’organizzazione di eventi letterari. Ha coordinato circoli di lettura nell’ambito dell’Associazione Letture ad Alta Voce. Ha fondato il blog “Raccoglimi un libro” e collabora con la rivista letteraria Readaction. Ha curato la direzione artistica del Festival Romanzo Storico Città di Massa. Come autrice ha pubblicato nel 2019 Racconti di sale e di nebbia e nel 2021 il romanzo Un giorno nuovo che si è aggiudicato importanti premi letterari. Nel 2022 esce per Castelvecchi editore Il vento sull’erba. Il romanzo ha ricevuto il premio San Domenichino e il premio Città di Sarzana come miglior romanzo storico.

Maria Grazia Innocenti, La Spezia 1956. Da dieci anni risiede in provincia di Rimini. Pittrice, approdata ultimamente alla scrittura, anche se il desiderio di scrivere la insegue da molto tempo. È stata responsabile del settore didattico di un’importante scuola di Ortodonzia, partecipando alla stesura e alla correzione — testo e disegni — di volumi e articoli che, anche se in ambito scientifico, le ha fatto “sfiorare” il complesso mondo dell’editoria. Ma è la sua passione per i romanzi gialli che l’ha spinta a cimentarsi con questo tipo di narrativa. Ha vinto alcuni concorsi per racconti brevi, uno come miglior “incipit”. Nel 2023 esce la sua prima raccolta di racconti dal titolo Tre pennellate di giallo, mentre nel 2024 il secondo libro, Il peso dell’inganno, entrambi LFA Publisher.

Vanessa Isoppo, nata a Sarzana ma residente a Roma. Psicologa psicoterapeuta, specializzata in Scienze Criminologico Forensi e Problemi e patologie alcol-correlate, autrice dei saggi: G.W. Vizzardelli. Analisi psico-criminologica di un serial killer adolescente; Gammarò ediz., con Lara Ghiglione Se il fascismo va di moda. L’estremismo di destra e i giovani e Come farfalle nella ragnatela. Storie di ordinaria violenza digitale sulle donne; con Lara Ghiglione e Beppe Mecconi Tonia che aveva un pettirosso nei capelli, Töpffer edizioni.

Beppe Mecconi è nato e vive nel Golfo dei Poeti. Pittore, sceneggiatore, autore e direttore di film-documentari, regista di teatro e recital musicali, scrittore, illustratore di libri per l’infanzia. Le sue fiabe illustrate sono pubblicate in Brasile, Francia, Messico, Polonia. Il romanzo Trabastìa (Gammarò), ottiene i premi “Montale Fuori di Casa” e il “Manfredo Giuliani”. Alcuni altri titoli: Il manoscritto di Laneghè; Laneghè – Isola del mar tenebroso (premio Scaramuzza); I proverbi della Signorina Celide. Suoi racconti sono presenti in varie raccolte e antologie. Diploma ufficiale dell’UNICEF nel 1994. Nel 2019 un suo progetto viene esposto nell’Euro Parlamento di Bruxelles. Nel 2022 ottiene l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica per meriti artistici e culturali.

Corrado Pelagotti, nato alla Spezia, manager in importanti società di brokeraggio assicurativo. Da qualche anno è tornato nella sua città natale dove vive con tre gatti e una moglie itinerante. Ha pubblicato i romanzi: Tempo da lupi (2019 – Fanucci), finalista premio Nebbia Gialla 2019; Travolti da un insolito delitto (2020 – Fanucci), secondo classificato Premio Internazionale Castel Govone 2020 e finalista al premio Garfagnana in Giallo 2020; Trittico di Morte (2023 – Leone), vincitore della VII Edizione del Premio Tettuccio e del Fiorino d’argento al 40° premio Firenze. Ha inoltre pubblicato i racconti: La profezia: Autori Spezzini e dove trovarli (2021 – Il filo di Arianna); Il complice: Spezzini per Sempre (2023 – Edizioni della Sera); L’artista: Ariete (2024 – Edizioni della Sera).

Susanna Raule, psicologa e psicoterapeuta, è nata alla Spezia nel 1981. Ha lavorato come traduttrice e sceneggiatrice di fumetti per vari editori. Nel 2005 vince il Lucca Project Contest con Ford Ravenstock – specialista in suicidi, per i disegni di Armando Rossi, poi finalista al Premio Micheluzzi. Come giallista pubblica con Salani il ciclo del Commissario Sensi, per Fanucci la serie crime-sovrannaturale del Club dei Cantanti Morti. Il suo ultimo libro è il crimedy Minerva in fiamme per Mondadori. È tra le fondatrici del collettivo per la parità di genere nel fumetto Moleste (www.moleste.org). Il suo sito è www.susannaraule.com

Marco Ursano, giornalista e scrittore, spezzino, ha pubblicato L’amore romantico non muore mai, Coniglio Editore, Roma, 2005; L’estate di Galantini (Spezia 2-Genoa 0), Edizioni Cinque Terre, La Spezia, 2008; Giuseppe Di Vittorio alla Spezia, edizioni Ediesse, Roma, 2010; Verso il deserto, Cut Up Edizioni, La Spezia-Roma, 2011; Cronache dalla seconda guerra dell’acqua, Cut Up Edizioni, La Spezia-Roma, 2014; Il mare capovolto, MdS Editore, Pisa, 2016, Edelweiss MdS Editore, Pisa, 2018; Anni collaterali, MdS Editore, Pisa, 2018; Anni collaterali, MdS Editore, Pisa, 2020; Homo pandemicus, MdS Editore, Pisa, 2022.

Diego Zandel “L’isola di Kos. Manuale sentimentale”, Oltre Edizioni

Oltre edizioni

Diego Zandel frequenta dal 1969 l’isola di Kos, la terza più grande del Dodecaneso dopo Rodi e Scarpantos: per 40 anni è stato sposato con Anna, originaria di quell’isola, prematuramente scomparsa. E nel ricordo di Anna, l’autore, romanziere affermato che nell’isola di Kos ha ambientato già due romanzi di successo, L’uomo di Kos e Il fratello greco, con la conoscenza di una vita vissuta all’interno di una grande famiglia greca di pastori e contadini, racconta l’isola come nessuna guida riuscirà mai a fare.

Tradizioni popolari, usi, costumi, cibi, luoghi, spiagge, villaggi, ristoranti, cibi, personaggi e storia, sia quella con la S maiuscola — della quale l’Italia è grande protagonista, per essere stata l’isola, insieme al resto del Dodecaneso, suo possedimento dal 1912 al 1947 — sia quella segreta, nota solo ai residenti e a pochi altri. Una lettura avvincente e ricca di informazioni, che sarà di grande utilità, per sentirsi subito a casa, alle migliaia di italiani che ogni anno ne fanno la meta delle loro vacanze.

Con questa nuova edizione di Manuale sentimentale dell’isola di Kos ho portato alcuni aggiornamenti per quanto riguarda in particolare i locali, ristoranti, taverne e psarotaverne, nate o, meglio, da me conosciute in questi ultimi anni. Naturalmente ho seguito i miei gusti, prediligendo i posti dove non solo mi piace la cucina, ma anche dove mi trovo bene come ambiente e personale. Del resto, un libro come il mio non vuol essere la mera, classica guida, ma una sorta di dolce ricordo di mia moglie Anna, madre dei miei figli, scomparsa nel 2012 e la cui famiglia è originaria di qui, una sorta di memoir. Inoltre, vuol essere un omaggio all’isola che nel 2022 mi ha conferito la cittadinanza onoraria, sia per i miei legami familiari con la stessa e per i 54 anni di frequentazione, sia per i romanzi che qui ho ambientato (L’uomo di Kos e Il fratello greco, così come pagine di Essere Bob Lang). Insomma, ho preferito coglierne l’anima profonda. D’altra parte, dal 1969, quando giunsi a Kos per la prima volta, a oggi i cambiamenti visibili, il numero di locali, hotel, resort, spiagge accessibili sono aumentati talmente a dismisura che sarebbe impossibile raccogliere tutto, tanto da farmi scegliere solo i luoghi dove sto bene io stesso, i miei famigliari e amici greci e italiani, alcuni dei quali, Ugo Sbisà, Arianna Caputi, Massimiliano Savo, Paola Vandelli, che ringrazio, hanno contribuito a darmi alcune indicazioni. Non nascondo che, anche per la mia età, mi piacciono i posti tranquilli e poco affollati, rifuggendo dai carnai presenti in molte spiagge, alcune con odiatissimi (da me) giochi acquatici, moto d’acqua e quant’altro che faranno pure la gioia di grandi e bambini, ma non di chi cerca silenzio e tranquillità. D’altra parte, ogni età ha le sue esigenze, e la mia, così come della mia attuale moglie, Alessandra, che mi ha anch’essa dato una mano per questo manuale, è quella di starcene in santa pace, con un libro in mano. Per questo ho nostalgia di una Kos che, ahimè, è sempre più rara da trovare. (dall’introduzione)

Diego Zandel è nato nel 1948 nel campo profughi di Servigliano da genitori fiumani. ma è cresciuto al Villaggio Giuliano-Dalmata di Roma, che raccoglieva gli esuli istriani, fiumani e dalmati in fuga dalla Jugoslavia di Tito. Questa origine, per il suo portato esistenziale, oltre che storico e geopolitico, così come anche la Grecia, in particolare l’isola di Kos, della quale era originaria la famiglia della sua prima moglie Anna, scomparsa nel 2012, avrà molta rilevanza nei suoi libri, tanto da essergli stata conferita la cittadinanza onoraria sia del comune di Servigliano che di quello di Kos. É autore di diversi romanzi: Massacro per un presidente, Mondadori 1981; Una storia istriana, Rusconi 198; Crociera pericolosa, Mondadori 1993, Oltre Edizioni 2020; Operazione Venere, Mondadori, 1996, Oltre Edizioni 2021; I confini dell’odio, Aragno 2002, Oltre Edizioni 2022; L’uomo di Kos, Hobby&Work 2004; Il fratello greco, Hacca, 2010; I testimoni muti (Mursia 2011); Essere Bob Lang, Hacca 2012; Eredità colpevole, Voland 2023; Un affare balcanico, Voland, 2024. Ha all’attivo anche due libri di racconti: Il console romeno (Oltre edizioni 2013) e, di prossima uscita, Racconti istro-fiumani (IoDeposito, 2024). Tra le sue opere di carattere saggistico e letterario, Invito alla lettura di Andrić (scritto con Giacomo Scotti) Mursia 1981; Balcanica – Viaggio nel sudest europeo attraverso la letteratura contemporanea, Novecento Libri, 2018; Apologia della lettura – Riflessioni di un bibliofilo incallito, Historica, 2020. È anche uno degli autori del docufilm Hotel Sarajevo, nato da un’idea di Andrea Di Consoli e prodotto da Clipper Media e Rai Cinema, per la regia di Barbara Cupisti. Nel 2023 ha ricevuto il Premio Tomizza.

Salvatore Calvaruso “Il pungente scorpione tedesco.Porsche 356 B 1600/2000 GS Carrera GTL Abarth”, NeP Edizioni

La storia della Gran Turismo più vittoriosa dei mitici anni ‘60 delle gare automobilistiche

Il mito di un’intramontabile auto da corsa rivive oggi attraverso una nuova pubblicazione di NeP edizioni.
“Il pungente scorpione tedesco” di Salvatore Calvaruso è dedicato ad uno dei modelli di Porsche più particolari e rappresentativi di tutti i tempi, la “Porsche 356B GS Carrera GTL Abarth”, detta “Gran Turismo Leggera”, costruita per la stagione agonistica del 1960.
In quegli anni, infatti, due grandi personaggi dell’automobilismo sportivo mondiale, Ferdinand Porsche e Carlo Abarth, decisero di accordarsi per creare un’auto da corsa derivata dalla “Porsche 356”, capace di partecipare e vincere nel Campionato Mondiale delle Gran
Turismo, in modo da consentire alla casa tedesca di scalare le vette del mercato mondiale.
Si decise di rivolgersi ai costruttori di auto da corsa e carrozzieri italiani per ottenere una vettura dal peso contenuto e dalle ottime qualità aerodinamiche.

L’autore, spinto da una enorme passione per le auto da corsa, ha voluto tener vivo il ricordo della nota corsa automobilistica siciliana Targa Florio.
La scelta di narrare in un libro la carriera agonistica di un modello di auto da competizione si
deve proprio all’enorme successo da essa riscosso nelle edizioni storiche della gara.
Attraverso approfondimenti inediti, splendide immagini e schede tecniche, il volume consente
di tracciare e comprendere l’intera filosofica motoristica espressa, in settantacinque anni di
storia, dall’iconica cavallina di Stoccarda.

Salvatore Calvaruso è nato a Palermo l’8 novembre del 1957. Nonostante nella sua vita abbia svolto tutt’altra attività, da sempre è stato attratto dal Motorsport, con particolare riferimento al mondo delle competizioni, sia automobilistiche che
motociclistiche, passione ereditata dal padre, che negli anni ’50 e ‘60 partecipò a molte gare organizzate in Sicilia, come il famoso Giro di Sicilia.
Proprio insieme al padre, nel 1962 assisteva per la prima volta alla Targa Florio.
La scelta di narrare in un libro la carriera agonistica di un modello di auto da competizione si deve proprio all’enorme successo riscosso nelle edizioni storiche della nota corsa automobilistica.

I Libelli di Armando Editore, i primi due in uscita dal 14 giugno

Armando Editore porta in libreria la nuova collana I LIBELLI. Informare, riflettere, dibattere.  Con interventi di autori impegnati nei più diversi campi disciplinari la collana propone testi argomentati che in poche pagine cercano di offrire alcune risposte a questioni importanti e ineludibili dell’attualità. Libelli è uno spazio di informazione e di approfondimento per chi crede che la prevalenza dell’argomentazione razionale sull’opinione urlata sia il fondamento del vivere civile e delle nostre libertà democratiche.

Anna Oliverio Ferraris: LA COMUNICAZIONE MANIPOLATA.Rischi e inganni

In un mondo dove la comunicazione è pervasiva, non soltanto dobbiamo imparare a comunicare in modo efficace, ma anche saper evitare trabocchetti e inganni. Materia multiforme, la comunicazione si presta a molti usi, alcuni onesti, altri ingannevoli. Poiché i manipolatori di professione si avvalgono di strategie psicologiche raffinate per indirizzare le nostre scelte, sta a noi riconoscere e smontare i loro trucchi. Con l’aumentare delle persone non manipolabili si contrae anche il numero dei manipolatori, un passaggio indispensabile per ogni democrazia degna di tale nome.

Anna Oliverio Ferraris si è formata a Torino, dove ha iniziato il suo percorso universitario ed è stata professore ordinario alla facoltà di Psicologia della Sapienza di Roma, dove ha insegnato Psicologia dello sviluppo e Psicologia sociale. Uno dei suoi temi di interesse è la comunicazione nelle sue diverse sfaccettature, in particolare nei media. Al suo attivo in quest’ambito: Insegnare la tv (Valore Scuola; 1994), Tv per un figlio (Laterza; 1995, 1998, 2004), Grammatica televisiva (R. Cortina; 1997), La macchina della celebrità (Giunti; 1999), Chi manipola la tua mente. Vecchi e nuovi persuasori (Giunti; 2010, 2016).

Philippe Meirieu : CHI VUOLE ANCORA GLI INSEGNANTI?

Traduzione e Prefazione di Enrico Bottero

Oggi non ci sono abbastanza insegnanti. Tra riforme sbagliate e promesse non mantenute, nel corso degli anni la professione docente è stata ridotta a compiti sempre più esecutivi, dunque, di fatto, screditata. Dopo decisioni politiche e discorsi pubblici che hanno contribuito a creare un problema che ora è diventato strutturale, è urgente ricordare a tutti il significato e il valore di questa professione. È in gioco la capacità dei nostri figli di scoprire ciò che libera e ciò che unisce, e quindi il futuro della nostra democrazia.

Philippe Meirieu è professore emerito di Scienze dell’Educazione presso l’Università Lumière Lyon 2. È autore di libri tradotti in tutto il mondo. Ha insegnato in Francia in quasi tutti gli ordini di scuola, ha guidato molte ricerche e ha partecipato all’elaborazione di importanti riforme scolastiche nel suo Paese. Ha anche operato assiduamente nella formazione iniziale e in servizio degli insegnanti. È stato vicepresidente della Regione Rhône-Alpes con delega per la formazione permanente e l’avviamento al lavoro. Oggi è vicepresidente dei CEMEA francesi, uno dei principali movimenti di educazione popolare. Presso l’editore Armando ha pubblicato Quale educazione per salvare la democrazia? (2023) e Una scuola per l’emancipazione (2019).