“Cucina in giallo” la nuova antologia di Sellerio

Otto autori, Santo Piazzese, Alicia Giménez-Bartlett, Gaetano Savatteri, Marco Malvaldi, Francesco Recami, Antonio Manzini, Alessandro Robecchi, Simona Tanzini, per altrettanti racconti nella nuova antologia

Il giallo è servito si potrebbe dire, proprio perché tra piatti, ricette, cene, anche delitti.

Spigolando qua e là: Alicia Giménez-Bartlett, fa smascherare alle sue protagoniste poliziotte l’assassinio durante un corso di cucina thai, mentre Recami si occupa dello strano rapimento di uno chef chiamato a giudicare tra “brodetto adriatico” e “cacciucco”; Marco Malvaldi e i suoi vecchietti dentro un caso di plagio di una specialissima ricetta. E che dire del “Timballo di Monsù” e della giornalista romana Viola, personaggio di Simona Tanzini, che anzicchè scoprire un timballo  scoprirà ben due omicidi.

E ritroviamo Manzini e il suo burbero Rocco Schiavone; Santo Piazzese e Lorenzo La Marca il biologo-investigatore; Alessandro Robecchi e il duo Ghezzi e Carella; Gaetano Savatteri e i siciliani Lamanna e Piccionello. Delitti della corposa antologia che si consumeranno tra chef stellati e piatti speciali, una commistione tra cucina e delitto tracciata dalla penna sapiente di otto celebri autori.

Ricordo agli appassionati di racconti in giallo che fanno parte di una lunga serie proposta da Sellerio: oltre alla notte, presentato nelle pagine di tuttatoscanalibri, alla giornata, alla settimana, le raccolte antologiche della serie scandiscono anche le feste comandate, tutte declinate ovviamente in giallo, e sempre firmate Sellerio Editore

Maurizio Persiani “Una notte di primavera” NeP Edizioni

NeP Edizioni

La raccolta di racconti “Una notte di primavera” è solo l’ultimo lavoro di una penna particolarmente prolifica.
Sei storie, tratte da fatti realmente accaduti, raccontate con un pizzico di fantasia, da leggere in treno, in aereo, in auto o comodamente seduti in poltrona a casa.
Il titolo della raccolta è preso dall’ultimo dei racconti che la compongono, a cui si accompagnano “Il cipresso che non c’è più”, “La chiave inglese”, “Lo zio d’America”, “Ofelia” e “Uno spunto al salone”.
Un modo di evadere dalla routine quotidiana per trovarsi in un mondo talmente prossimo da sentirsi immedesimati nei personaggi e nei fatti narrati.
Una scrittura, quella di Maurizio Persiani, che rivela padronanza, abilità descrittiva e sapiente utilizzo della tecnica narrativa.
Incisiva e mai banale, è capace di tessere trame sorprendenti, imprimere efficacia ai dialoghi e delineare con minuzia i tratti psicologici dei suoi personaggi.
Persiani, che ci ha abituati alle avventure poliziesche del commissario Fosco Reggiani in una fortunata sequenza di romanzi gialli, continua a dimostrare versatilità in molteplici generi narrativi.

Maurizio Persiani è nato a Roma, dove vive e lavora. È giornalista professionista ed è il primo autore di NeP edizioni.
Ha scritto diversi racconti, alcuni dei quali pubblicati nelle raccolte di novelle contemporanee: “Racconti di tenebra” (1987, Newton Compton Editori) e “Racconti d’incubo” (1988, Newton Compton Editori) a cura di Gabriele La Porta.
Con Piero Bernacchi ha scritto il romanzo “La porta grigia” (Edizioni Era Incontro). La sua “Hoama, i segreti di Ostia” (2008) è la prima opera in assoluto edita da NeP edizioni.
Segue un lungo e fortunato sodalizio, che vede la pubblicazione di numerosi altri titoli: “Maga” (2009), “Anime sparse” (2009), “Anime sparse due” (2010), “Il colpo del coniglio” (2010), “Es la historia de un amor…” (2011), “Il Greco” (2011), “O Curandeiro” (2012), “Me” (2013), “Le campane di Mücheln” (2013), “Ciao, chi sei?” (2014) “Amore, scendo alla prossima” (2015). Inoltre, “La Tessera mancante” (2016), “Il bandolo della matassa” (2017), “L’aroma del caffè” (2018), “Il Senso del Serpente” (2018), “Anche le masche amano il sole” (2019), “Il sole che non c’è” (2020), “La prova” (2021), “La Malia di Alice” (2021), “Il Geco” (2021) “Il caso NN” (2022).

Qui l’Anteprima

Paul Auster “Baumgartner”, presentazione

Traduzione di Cristiana Mennella

Pieno di tenerezza, lo sguardo di Paul Auster riesce a trovare la bellezza negli episodi fugaci di un’esistenza ordinaria e unica allo stesso tempo. Baumgartner è un capolavoro sul dolore della memoria, l’opera piú luminosa dell’autore di 4321.( (dal Catalogo Einaudi)

Sì, perché volendo sintetizzare in poche essenziali righe il personaggio principale, Seymour Baumgartner  detto Sy, è un settantenne vedovo, vive da dieci anni la propria esistenza  come se fosse stata  ridefinita dalla morte della moglie Anna, diventando molto meno significativa, anche perché nel suo passato è stato insegnante di  filosofia a Princeton e ha scritto vari libri.

Si apre infatti così: il protagonista sta scrivendo e decide di andare a controllare una citazione da un volume ma sente odore di bruciato: il pentolino lasciato tre ore prima sul fuoco è ancora lì, ma incredibilmente lo prende e si ustiona. È solo l’inizio di una serie di situazioni che, come nelle scatole cinesi, si susseguono una dopo l’altra sempre più imprevedibili e figlie del caso il cui fil rouge è legato allo squillo del telefono. Anche il seguito e le conclusioni sono decisamente imprevedibili: il lettore segue le vicende di Sy che si pone ad analizzare e a trovare il buono di vivere anche in un’esistenza usuale.

“A quanto pare, l’esistenza di Baumgartner è ridotta oramai da dieci anni a una trasognata sospensione contraddistinta da una spiccata vocazione all’infortunio.[…]Fin qui siamo nel cuore del genere romanzo-vedovile. Basta andare avanti, però, per capire che Auster ha in serbo per il suo professore (e per noi lettori) una serie di svolte imprevedibili capaci di trasformare la narrazione in un’altra cosa, che davvero non saprei come definire. Dopo uno strano incidente notturno, a metà tra sogno e allucinazione, […]Baumgartner fa un brusco ritorno alla vita. Si mette con Judith che poi lo abbandona per mettersi con un altro, più giovane di lui. Un’esperienza dolorosa, certo, una nuova batosta, ma non così spaventosa da sottrarlo di nuovo ai suoi doveri di vivo. Il libro allora diventa un bilancio, il lettore viene catapultato nella giovinezza del protagonista […] Al nichilismo shakespeariano dell’ultimo Roth, Auster oppone un epicureismo laico, venato di ironia e fatalismo. Una ricetta oltremodo appropriata per affrontare la vecchiaia e resistere alla morte.”( Stralci dalla recensione di Alessandro Piperno, da La lettura, Corriere della Sera, 10 Dec 2023)

A questo link notizie sull’autore

Tommaso Landi “Il diciottesimo elemento. Terre rare” NeP Edizioni

NeP Edizioni

L’avvocato Dellandito è nuovamente coinvolto in un’avventura dal sapore internazionale, glamour e intrigante.
In gioco è la supremazia tecnologica garantita alla Nazione che avrà il controllo della Stanislav, unica miniera al mondo da cui è possibile estrarre il Tragexicon, rarissimo minerale indispensabile per costruire l’hardware di un potente computer quantistico con capacità di calcolo potenzialmente illimitate.
Le principali agenzie di spionaggio del mondo dovranno competere per assicurarsi la gestione del prezioso materiale strappato alle viscere della Terra al prezzo di molto sangue versato.
Al centro della vicenda due famiglie rivali, rese nemiche da antiche ruggini, le cui azioni scateneranno reazioni imprevedibili.
Una escalation di eventi concatenati, tradimenti, omicidi e inseguimenti mozzafiato porteranno inevitabilmente allo scoppio di un conflitto, dal cui esito dipenderà un nuovo assetto geopolitico del continente europeo.
“Il diciottesimo elemento” è una spy story emozionante e credibile, in cui vengono trattati con sagacia e competenza argomenti di stretta attualità, come lo sfruttamento delle terre rare e l’evoluzione dei computer quantistici applicati all’intelligenza artificiale.
Lo stile riconoscibile di Tommaso Landi delinea una storia avvincente e intrigante, in grado di innescare un febbrile crescendo di suspense.
L’autore conduce il lettore in un viaggio affascinante descrivendo con realismo sia la dura vita in miniera che la sofisticata spensieratezza del jet-set internazionale, impegnato in regate da sogno tra la Riviera Ligure e la Costa Azzurra e soggiorni esclusivi sui laghi di Como e Lugano.
Leggendo questo thriller dal ritmo incalzante, si ha la sensazione di veder svelati i misteri e i segreti che sono alla base dei conflitti che devastano il mondo contemporaneo.

Tommaso Landi è un avvocato nato a Como nel 1977. Da sempre appassionato di letteratura, giovanissimo ha scritto due opere teatrali che furono messe in scena con il patrocinio del Piccolo Teatro Studio di Milano, allora diretto da Giorgio Strehler, raccogliendo il consenso di critica e pubblico. Ha poi abbandonato il mondo della scrittura creativa per dedicarsi alla professione forense. È autore di numerosi articoli scientifici e divulgativi in tema di diritto tributario, collabora con la redazione de Il Sole 24 Ore. Per NeP edizioni ha già pubblicato nel 2022 l’avvincente giallo di spionaggio “L’Ira di Nuba”.

Qui l’Anteprima

“La Canzone di Isabella” a cura di Patrizia Vezzosi, Edizioni Innocenti

Innocenti Edizioni

Si tratta di un Progetto nato nel 2004 ‘dal basso’ attraverso scambi culturali fra Scuole, finalizzato alla scoperta e alla valorizzazione di Itinerari Medicei (con significativo anticipo sul riconoscimento  Ville e Giardini medicei UNESCO 2013. Fra le molteplici iniziative e riconoscimenti, è la recente Pubblicazione (a cura di) Patrizia Vezzosi “La Canzone di Isabella Ed. Innocenti giugno 2023, che documenta i risultati del Progetto vincitore del Piano delle Arti Ministero Istruzione e Merito attivato presso l’Istituto Comprensivo di Vinci (a.s. 2022-2023). La Pubblicazione ha vinto il Premio Letterario Internazionale  “Firenze Capitale d’Europa” Sez.B “Il Mondo Disney una forma d’arte”  (Premiazione a Firenze, Palazzo Vecchio, Salone dei Cinquecento, 9 dicembre 2023).

La figlia di Cosimo I de’ Medici, primo Granduca di Toscana, e di Eleonora di Toledo, si è trasformata in un originale  fumetto/manga (copyright) dalla straordinaria forza comunicativa capace di avvicinare i giovani al patrimonio culturale, ed in particolare ai documenti tangibili della magnificenza medicea. Isabella, quale testimonial, viaggerà su Le vie dei Medici Museo Diffuso En Plein Air dalla Toscana in Italia, in Europa e oltre, ovunque ci siano tracce lasciate dalla Famiglia Medici anche con la collaborazione dell’Università di Firenze e altri Atenei Europei.

Vd. VIDEO SPOT Avatar Isabella de’ Medici fumetto/manga (immagini tratte dal video)

Su Le vie dei Medici Museo Diffuso En Plein Air è possibile fare un’esperienza indimenticabile, autentica ed immersiva, in tutta la Toscana medicea grazie a pacchetti turistici già presentati alla Fiera Internazionale del Turismo di Rimini 2023.

Nel 2024 (a maggio dal 20 al 25 data da definire) celebreremo i 20 anni di attività del Progetto presentando a Firenze gli avanzamenti negli sviluppi nazionali e internazionali .(da Edizioni Innocenti)

la Copertina e la Quarta

 

E a Natale una collana di classici italiani!

Arrigo Boito “L’alfier nero”

Arrigo Boito “Il pugno chiuso”

Luigi Capuana “Novelle”

Grazia Deledda “La regina delle tenebre”

Giovanni Verga “Le storie del castello di Trezza”

Igino Ugo Tarchetti “Tre racconti gotici” con una premessa sulla Scapigliatura e note a cura di Alessandro Ferrini




Sara Bontempi “Il bacio sulla fronte”, presentazione

“Il bacio sulla fronte” è un romanzo breve che narra delle domeniche trascorse dai nonni durante gli anni Ottanta e Novanta, un periodo in cui la domenica era ancora considerata un giorno di riposo interamente dedicato alla famiglia e al relax.
Sono le vicende della mia numerosa famiglia, che ogni domenica si riuniva presso il Capannone, il soprannome affettuoso per la casa dei nonni, immersa nei boschi. 

Sara Bontempi

Dalla sinossi

L’autrice, un membro della famiglia Urrico, decide di raccogliere le storie e gli aneddoti di queste domeniche straordinarie in questo libro, con l’obiettivo di preservarle e condividerle con chi non crede che un periodo così meraviglioso, senza smartphone o Netflix, sia mai esistito.

Il fulcro della storia è il rituale affettuoso tra nipoti e nonni, in particolare il bacio sulla fronte ricevuto dal nonno Pasquale. Questo gesto intimo e memorabile diventa un simbolo indelebile dell’infanzia dei nipoti, un legame che li accompagnerà per sempre.(da LFAPublisher)

“La lumachina Gigia”, NeP Edizioni

NeP Edizioni

“La lumachina Gigia” è un nuovo libro illustrato per bambini pubblicato da NeP Edizioni.
Le giornate della lumachina Gigia trascorrono felici e spensierate, tra le emozioni del primo giorno di scuola, l’incontro con i nuovi amichetti, una piacevole passeggiata nel bosco, la visita degli orsi e l’inatteso incontro con Babbo Natale.
Gigia si diverte a sguazzare gioiosamente nelle pozzanghere insieme ad un gruppo di amici mattacchioni, a scartare i regali e a pattinare sulla pista di ghiaccio in occasione del Natale.
A momenti di festa e divertimento si alternano altri legati all’apprendimento e alla creatività, come lo studio delle vocali o la preparazione dell’impasto della pizza.
Momenti indimenticabili di conoscenza e condivisione che la lumachina vive con ingenuità aurorale, connessi all’entusiasmo e al piacere della scoperta.
Le piccole avventure quotidiane di Gigia ci travolgono in una cascata di semplice bellezza che appartiene solo al magico mondo dei piccoli, insieme alla spensieratezza tipica della delicata fase della crescita.
Sullo sfondo, il risveglio della natura, con i suoi meravigliosi colori, che lascia il posto al bosco innevato e ai rami spogli degli alberi, con stalattiti di ghiaccio brillanti come cristalli. Gigia diviene una dolce guida per intraprendere questa affascinante passeggiata nell’immaginazione ed entrare in sintonia con i tanti personaggi che animano il suo mondo
incantato.
Il colorato lavoro di squadra del volume nasce dall’idea della piccola Sara Le Noci, che nelle sere di cielo stellato si è divertita con il papà Matteo a dare forma alla fantasia.
L’idea ha contagiato l’entusiasmo della scrittrice Maria Lucia Mastropasqua e dell’illustratrice Elisabetta Losavio, che ha tradotto le storie narrate con sorprendente abilità di forme e colori.

GLI AUTORI
Maria Lucia Mastropasqua
è nata nel 1976 e vive a Noci (BA). È laureata all’Università degli Studi di Bari in Marketing e comunicazione d’azienda. È scrittrice e copywriter e il suo motto è: “Le parole e la fantasia creano intrecci che raggiungono il cuore e come chiavi aprono porta dopo porta fino a spalancare il grande orizzonte interiore”.
Matteo Le Noci
è nato nel 1975 e vive a Bari. È stato direttore commerciale prima di un settimanale, poi di un’emittente televisiva. Questa è la sua prima esperienza letteraria.
Sara Le Noci
è nata nel 2012 a Bari, dove attualmente vive. È una studentessa appassionata di danza hip hop. Ha inventato il personaggio della lumachina Gigia quando aveva 7 anni.
L’ILLUSTRATRICE
Elisabetta Losavio è nata nel 1992 e vive a Putignano (BA). È una Graphic designer che cerca di trasformare il mondo in un luogo più bello e colorato.

Nino De Vita “Cùntura”, presentazione

Prefazione di Raffaele Manica

Cùntura del poeta dialettale Nino De Vita conosce una nuova edizione con Le Lettere e con l’aggiunta di sei nuovi testi che ne arricchiscono la prima per Mésogea, valsa a Nino De Vita il premio Napoli.

Nell’intervista di Salvatore Picone (La Repubblica Palermo 31 ottobre 2023) si legge la particolarità di quest’opera:

“Ogni sera Nino De Vita raccontava alla figlia, prima di andare a letto, storie della campagna marsalese dove è nato nel 1950 e dove ha  sempre vissuto, Cutusìu […] da qui ha liberato, con la poesia narrativa, i suoni delle parole antiche ricreando un mondo che non esiste più. Davanti ai suoi occhi il mare di Mozia e le gobbe delle isole Egadi: «Sono cresciuto in campagna – racconta – a casa si parlava il dialetto puro.[…] «Scrivevo molto e raccontavo solo in dialetto. Tanti anni a rammentare il vocabolario della mia infanzia. Ho narrato così i miei primi tredici anni di vita adoperando quelle parole consumate o del tutto sconosciute. Il libro, però, arriverà solo nel 1994». […]Io conservo la Sicilia perché coltivo il mio dialetto annaffiandolo ogni giorno con l’acqua della memoria. Come ho fatto con i racconti raccolti in “Cùntura”, ripubblicato in questi giorni, dopo vent’anni, dalla casa editrice Le Lettere”.

Gli stralci dall’intervista tracciano la storia e le caratteristiche della poesia dialettale di De Vita che affonda la sua motivazione nel profondo interesse coltivato da sempre dall’autore per la tradizione orale siciliana: non un dialetto qualsiasi della Sicilia, ma proprio quello di Cutusio, una lingua che andava a morire ma che per De Vita racchiudeva un mondo da ritrovare nella memoria

Un nuovo stralcio, dalla sinossi presente nella pagina della Casa Editrice fiorentina chiarisce ancora meglio il ruolo svolto dal poeta siciliano nel panorama della letteratura contemporanea e del Novecento:

“Nino De Vita ha cominciato a lavorare ai suoi racconti in dialetto nel lontano 1989 e non ha mai smesso, da allora, di arricchirli e affinarli. I Cùntura sono, per questo, una parte speciale e unica della sua produzione, e l’unico libro dove il racconto scaturisce direttamente dall’oralità. Un ritorno sorprendente alla poesia, maturata nell’arco di più di trent’anni, da parte di una voce tanto appartata quanto essenziale del nostro panorama letterario, che nel corso del tempo ha ottenuto l’attenzione e il riconoscimento di alcuni dei maggiori intellettuali del Novecento come Gesualdo Bufalino, Vincenzo Consolo, Leonardo Sciascia ed Enzo Siciliano” (da Le Lettere)

E di seguito le brevi note biografiche tratte sempre da Le Lettere

Nino De Vita (Marsala, 1950) esordisce, nel 1984, con la raccolta di versi Fosse Chiti, Premio Cittadella, cui fa seguito una trilogia in dialetto siciliano: Cutusìu (Mesogea 2001), Premio Mondello, Cùntura (Mesogea 2003), Premio Napoli, Nnòmura (Mesogea 2005), Premi Salvo Basso e Bartolo Cattafi. Nel 2011, sempre con Mesogea, esce Òmini, Premio Viareggio della Giuria; nel 2015 il romanzetto in versi A ccanciu ri Maria, nel 2017 Sulità e nel 2019 Tiatru. Nel 1996, per l’opera poetica, gli è stato assegnato il Premio Alberto Moravia; nel 2009 il Premio Tarquinia-Cardarelli e nel 2012 il Premio Ignazio. Nel 2020 per Le Lettere è uscita l’antologia Il bianco della luna.

Qui il link ad un filmato su Youtube con alcune poesie lette ed autotradotte dall’autore

Stefano Mancuso “Fitopolis, la città vivente”, presentazione

Le città del futuro, siano esse costruite ex novo o rinnovate, devono trasformarsi in fitopolis, luoghi in cui il rapporto fra piante e animali si riavvicini al rapporto armonico che troviamo in natura. Non c’è nulla che abbia una maggiore importanza di questo per il futuro dell’umanità.(da Editori Latreza)

Ripensare le città, questo suggerisce Mancuso che le ritiene oggi incapaci per la loro costituzione e trasformazione nel tempo di difenderci dal cambiamento climatico legato all’essere divenute uniche aree precipue all’esistenza umana: prima abitanti della terra oggi abitanti delle città. Ma le città proprio perché tali richiederebbero un ambiente stabile mentre oggi le condizioni ambientali sono diventate mutevoli soprattutto il riscaldamento globale potrebbbe costituire una delle condizioni di base  della nostra sopravvivenza: è diventato pertanto vitale riportare la natura all’interno del nostro habitat. Sono infatti le città, sempre più grandi e popolose nel tempo e da qui in avanti, il luogo in cui avviene la maggiore aggressione all’ambiente

“L’unica maniera è de-impermeabilizzarla. Dal 30 al 40 per cento della superficie urbana è coperta da strade e allora dobbiamo prendere il 50 per cento delle strade e sottrarlo al traffico veicolare. De-impermeabilizzare vuol dire togliere l’asfalto, riportare un terreno utilizzabile e realizzare sopra dei parchi, piantarci alberi”.

Così risponde alla domanda di Walter Veltroni, suo intervistatore su il Corriere della Sera (16 Nov 2023), che gli chiedeva il come.

Nell’interessante intervista Mancuso espone la sua città ripensata, de impermeabilizzata e resa vivibile dagli uomini che ne hanno scelto l’ambiente come l’unico in cui insediarsi stabilmente e vivere.

“Ovviamente ci devono essere dei servizi pubblici che funzionino. Le città devono essere ripensate in maniera radicale. […]  una città moderna dovrebbe essere una struttura vegetale, diffusa, ramificata. È il concetto della città dei 15 minuti: dovunque tu sia, nel raggio di 15 minuti a piedi, devi essere in grado di trovare tutto ciò che necessita per la tua vita quotidiana”.

E aggiunge che andrebbe ripensata la superba scala gerarchica che pone la natura in genere al gradino più basso e l’uomo a quello più in alto, quasi fosse “il migliore”, ma aggiunge “In natura non esiste l’idea di “meglio”, non esiste il più forte, il più intelligente, il più furbo; in natura esiste il più adatto, cioè colui che si adatta meglio”

Un testo interessante per la prospettiva tracciata in “Fitopolis, la città vivente”, il cui titolo contiene già un progetto.

Sulla pagina di Laterza un estratto

Dello stesso autore

La tribù degli alberi