André Van Lysebeth “ENCICLOPEDIA DELLO YOGA” 

Tutte le âsana passo passo. Hata Yoga

MURSIA

Le traduzioni italiane sono di Alberto Guidi, Barbara Mirò e Umberto Nuzzo

Illustrazioni: © Lise Herzog

André Van Lysebeth, primo maestro occidentale dell’Hatha Yoga a essersi dedicato all’insegnamento di questa disciplina per molti anni, ci apre le porte di una vera e propria arte di vivere:

• Posizioni illustrate passo passo

• Errori da evitare e modi per correggerli

• Effetti benefici e controindicazioni per ogni postura

• Esercizi per imparare a respirare correttamente: il prânayama

• Consigli quotidiani su come scegliere l’alimentazione e digerire meglio, addormentarsi più facilmente, combattere l’invecchiamento…

• Principi di meditazione e rilassamento

Tecniche yogiche dettagliate per comprendere meglio il corpo e raggiungere il benessere fisico e mentale.

-Dalla prefazione di Willy Van Lysebeth, formatore di insegnanti Scuola Van Lysebeth (Parigi) Federazione Mediterranea Yoga (Catania):

«Accogliendo un centinaio di futuri insegnanti, André Van Lysebeth sorrideva a ciascun viso, a ogni sguardo. Vedeva in ognuno di loro gli allievi a venire. Allo stesso modo incontrava le innumerevoli persone che si dedicavano alla propria realizzazione attraverso lo yoga. Papà puntava anzitutto alla salute. Con tutto sé stesso, incitava alla realizzazione dell’intelligenza del corpo, alla bellezza, alla forza della vita. Diceva che la salute è una ricerca aperta, permanente e anche un dovere. La vita si realizza, si afferma nel minimo dettaglio attraverso una varietà di esercizi, di precetti e talvolta di «piccoli trucchi». La rivista di papà («Yoga») raccoglie numerosi consigli, alcune volte prosaici consigli d’igiene dentale o oculare, come anche pratiche fondamentali che assicurino benessere e protezione contro svariati mali. La salute vissuta nella pratica quotidiana è in risonanza con la vita sentita e concepita come una proprietà dell’Universo. Ascoltiamolo: «Per quanto diverse siano le forme che la vita adotta, già incredibilmente sulla nostra Terra, come nel resto dell’universo, noi non ne siamo separati, noi ne facciamo parte. E il senso della vita cambierà, diventerà più vasto, più cosmico, più entusiasmante. Che questo possa divenire una realtà per tutti, ecco quello che vi auguro di cuore!» Nell’ottica di André Van Lysebeth, la presente opera invita, attraverso il suo contenuto e grazie a un tocco di ludica creatività, alla piena realizzazione del potenziale dell’essere

André Van Lysebeth (Bruxelles, 11 ottobre 1919 – Perpignano, 28 gennaio 2004) è stato uno dei pionieri dello yoga in Occidente. Ha scritto diverse opere sullo yoga e una sul tantra. I suoi libri sono stati tradotti in decine di lingue e hanno raggiunto, in alcuni casi, tirature di milioni di copie. Il suo insegnamento ha influenzato un’intera generazione di insegnanti di yoga. André Van Lysebeth iniziò a praticare yoga all’età di 26 anni. Dal 1949 fu allievo di Swami Sivananda, dal quale riceveva istruzioni per via epistolare. Solo nel 1963 incontrò il suo maestro di persona a Rishikesh nell’India del Nord, poco prima della morte di quegli. Sivananda gli conferì il diploma dell’Accademia ‘’Yoga Vedanta Forest”” di Rishikesh. Successivamente, con la rivista specialistica Yoga, pubblicata in lingua francese dal 1963 al 2008, si fece conoscere in Occidente. Dal 1964 studiò con SriKrishna Pattabhi Jois . Nel 1965 fondò la Società Yoga del Belgio e nel 1972, insieme a Gérard Blitz (il fondatore del Club Méditerranée), l’Unione Europea di Yoga , ramo europeo della Federazione Internazionale di Yoga. Nel 1967 percorse l’India del Sud per conoscere le tradizioni locali di yoga. Il suo primo libro J’apprends le yoga fu pubblicato nel 1968 ed è pensato per lo stile di vita occidentale. Descrive tecniche per la respirazione di base e il rilassamento. Contiene le āsana della “Serie Rishikesh” di Swami Sivananda (12 posizioni yoga di base tra cui “il saluto al sole” e le tecniche di pulizia interna. La descrizione delle āsana e delle loro varianti è meticolosa. Inoltre sono evidenziati i tanti errori in cui si può incorrere con l’auto apprendimento.  I suoi libri sono tradotti e pubblicati in italiano per Mursia.

Riccardo Renzi “Cinque saggi per l’Alighieri. La modernità di Dante a 700 anni dalla morte”, presentazione

Primiceri Editore

[…]la presente fatica letteraria di Riccardo Renzi ci offre la ghiotta ed irrinunciabile opportunità di fare luce su diversi aspetti della cultura e della personalità di Dante, che ha percorso i secoli, spaziando dall’antica cultura romana, a cui egli attinse, fino alla profonda influenza che egli ebbe su Pasolini( dalla Premessa “La vitalità di Dante”di Mirko Rizzotto)

Cinque saggi che, come chiarisce l’Autore nell’Introduzione, sono indipendenti e possono essere letti senza vincoli gli uni dagli altri. In merito al contenuto sempre nell’Introduzione, precisa che sono il risultato di singoli studi o di lezioni tenute presso la Scuola Superiore Cfp Artigianelli di Fermo, e aggiunge “Ogni saggio si presenta nella sua totale indipendenza dagli altri, esaltando l’autonomia tematica della singola composizione […] dal Dante poeta al teologo, dal Dante politico allo storico, dal Dante filosofo al linguista, sino all’esperienza dell’esilio come fonte ispiratrice di quest’ultima. All’interno dei cinque saggi, tre li potremmo definire “convenzionali”, mentre due sono quasi “azzardati” e mi riferisco ai due dedicati al parallelismo tra Dante e Kant e tra Dante e Pasolini. Nel libro si trovano rispettivamente all’inizio e alla fine dell’opera, e servono proprio a sottolineare la grande modernità nelle istanze teologiche e sociologiche di Dante. Il Sommo Poeta oggi, più che allora, è moderno e rivoluzionario, pur essendo passati più di 700 anni dalla sua morte”.

INDICE

Introduzione

La vitalità di Dante (di Mirko Rizzotto)

Per una comune legge morale di Dante e Kant

Dante e gli storici latini: tra storiografia e leggenda

Dante in esilio: la nascita del mito

Appunti delle lezioni su Dante tenute presso

il Cfp Artigianelli di Fermo

Pasolini, Dante, il dialetto friulano e la neolingua

APPENDICE

La presenza di Dante presso l’Archivio di Stato di Fermo

La modernità di Dante (di Salvatore Primiceri)

Bibliografia

Enrico Caneva “La flora preistorica. I giardini del Giurassico”, Töpffer edizioni (OLTRE)

Prefazione di Walter Landini

con 180 immagini a colori

Töpffer edizioni (OLTRE)

In libreria dal 15 settembre

Da centinaia di milioni di anni le piante, veri campioni di adattamento, si evolvono per adeguarsi agli effetti dei cambiamenti climatici del nostro splendido pianeta. L’esperienza pluridecennale di paesaggismo e lunghi studi sui resti fossili delle piante più antiche sono alla base della realizzazione, a Sarzana, da parte dell’autore, di un parco dedicato a queste piante così geometriche e meravigliose. Un’attenzione particolare è stata data alla flora della nostra penisola, in special modo a quella delle Alpi Apuane e dei Monti Pisani. Al lavoro di studio sui fossili è seguita la ricerca delle piante superstiti dell’epoca e la sperimentazione, di lunghi anni, per riuscire a reintrodurle correttamente nei nostri giardini. Questo libro è sì la presentazione scientifica della saga della flora al tempo dei dinosauri, ma vuole anche essere un invito a creare, ciascuno in casa propria, un piccolo angolo dedicato alle piante Giurassiche, per godere ancora della loro straordinaria bellezza. Conoscere le piante fin dall’inizio della vita terrestre, quelle brucate in un tempo lontano dai dinosauri, è stato uno dei desideri dell’autore fin da bambino. Scoprire che moltissime esistono ancora è sorprendente. Questo è il primo di una serie di libri che saranno dedicati alla flora delle diverse epoche geologiche, con schede semplici e pratiche ricche di consigli per trovarle e coltivarle senza intoppi. Una parte importante del giardino botanico di Sarzana, realizzato dall’autore, è dedicata alle piante descritte in questo libro: una lettura interessante per accompagnare il lettore nella riscoperta delle vere piante autoctone del nostro bellissimo paese.

Muoversi nell’assordante silenzio delle piante dalle origini antiche del Giardino preistorico è un po’ come perdersi nei percorsi che conducono nei meandri stratificati e poco conosciuti della storia naturale, alla ricerca del senso, se davvero questo esiste, nel divenire della vita sul nostro pianeta. Preistoria è una parola dal fascino arcano, senza tempo definito. Finisce quando comincia la Storia, poi sprofonda e si rivela, di tanto in tanto, in modo frammentario, svelando trame che si intrecciano senza soluzione di continuità. Nell’immaginario collettivo il tempo profondo della  preistoria  è la patria di animali iconici, delle strane e bizzarre creature del mare, della terra e del cielo. Le piante, in questi “scatti di natura antica” quasi mai occupano il centro della scena, più facilmente si riconoscono come elementi decorativi, indispensabili per dare profondità al paesaggio ed il giusto risalto alle presenze animate. Anche la Paleontologia, la disciplina che si occupa del passato, attraverso lo studio dei fossili, è fondamentalmente una scienza di genere, occupandosi quasi esclusivamente del divenire della vita animale. Niente di più lontano dal vero. Le piante non sono l’altra faccia degli esseri viventi. Comprendere la storia della vita ed il suo divenire sul nostro pianeta vuol dire, prima di tutto, riconoscere il posto ed il ruolo occupato dalle piante (dall’introduzione di Walter Landini)

Enrico Caneva è nato e cresciuto in Veneto. Ha lavorato in California, a Hong Kong, in Germania e Inghilterra. Si è poi trasferito stabilmente a Parigi dal 1998 dove, dopo aver conseguito nel 2010 un diploma in strategie di comunicazione internazionale alla Henley Business school, nel 2011 ha fondato la sua prima azienda dedicata alla formazione e alla sicurezza delle persone sui luoghi di lavoro e dove ha preso dimestichezza nelle formazioni presso le sue sedi internazionali a Shanghai, Singapore, Jakarta, Virginia (USA) e Sao Paolo in Brasile. Durante i suoi viaggi è nata l’opportunità di visitare innumerevoli parchi botanici e la sua passione per le piante è sfociata agli inizi del 2000 in un’attività di paesaggismo e progettazione del verde a Parigi. Dal 2018 si è trasferito in Liguria, a Sarzana (SP), e ha fondato un nuovo giardino botanico dedicato alle piante di tutto il mondo e alla formazione botanica. Attualmente sono state piantumate 15.000 piante, 2.200 specie da tutto il mondo. Un’attenzione particolare è rivolta alla didattica.

Nato a Portovenere (La Spezia) nel 1946, il professor Walter Landini è stato curatore del Museo di Geologia e Paleontologia dal 1974 al 1981. È stato professore associato dal 1983 al 2001, anno in cui è stato chiamato dall’Università di Pisa come professore ordinario di Paleontologia. Nella sua carriera il professor Walter Landini ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo delle Scienze della Terra con i suoi studi sulla paleontologia dei vertebrati in Italia e all’estero. Ha prodotto oltre 150 pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali di grande prestigio.

Francesco Savio “Felice chi è diverso”, Fernandel Edizioni

La storia di un libraio, di un “diverso”, un alieno. Perché diverso dalla massa dei pendolari che ogni mattina lo accompagnano al lavoro con il treno delle 6,00. Diverso dalla gente che abita il mondo e le città senza percepire la bellezza che lui invece riesce ancora a trovare in alcuni dettagli. Il protagonista del romanzo è un idealista che ama la natura, la scrittura e la poesia, un uomo con una visione del mondo aperta alla meraviglia e all’ironia che diventano strumenti indispensabili per sopravvivere al quotidiano.

Fernandel Edizioni

In libreria il 15 settembre 2023

Questa è la storia di un libraio che si alza alle 4,55 per andare a lavorare in un’altra città e che legge la realtà che gli si presenta come fossero le pagine di un libro. Ciò lo rende diverso dalla maggioranza delle persone: felice di essere straniero, a tratti preoccupato per la fatica che questa diversità comporta. Camminando osserva gli alberi e riflette sul metodo migliore per riuscire a sopravvivere, economicamente e poeticamente, incapace com’è di accettare ingiustizie sociali e diseguaglianze che sempre più spesso vengono ritenute normali e inevitabili. Il suo desiderio è quello di non tradire la “visione”, quando tutto invece sembra orchestrato per renderci ciechi. Visioni sperimentate per la prima volta da ragazzo, e che le difficoltà della vita quotidiana sembrano rendere meno frequenti. Che si trovi su un treno, in un bar oppure nella libreria in cui lavora, che vaghi solitario o insieme ad altre persone, le sue associazioni d’idee ci accompagnano in un viaggio che coinvolge chi, come lui, è ancora sensibile alla bellezza. Felice chi è diverso è un romanzo che racconta una vita sospesa fra candore e fervore, un libro che abolisce la fretta per ricordarci che il difficile non è vivere, ma farlo in modo autentico.

«Mi alzavo alle 4,55 per andare a lavorare. Ero abbastanza contento, anche se sul treno dei pendolari raramente incontravo intellettuali […]. Mi sarei potuto alzare anche alle cinque del mattino, cinque minuti a certe latitudini orarie possono fare la differenza, ma avrei dovuto fare tutto di corsa. Anzi, avrei dovuto proprio correre. A volte immaginavo di farlo davvero. Di chiudere senza rumore il cancelletto grigio del giardino della casa in cui abitavamo, osservando con dispiacere i due abeti potati male che mi facevano venire in mente le donne di Egon Schiele, per poi iniziare a correre fino alla fermata della metropolitana, dosando la forza degli allunghi, perché fermarsi, in questo gioco immaginario per non perdere la metropolitana e di conseguenza il treno, non valeva. Passavo comunque venti secondi a guardare con attenzione i due abeti potati male il giorno di santa Lucia dai barbari armati di camioncino, motosega e scala elevatrice. Il dispiacere si trasformava in sgomento quando i miei occhi planavano sul ceppo del terzo abete del giardino, quello che con i suoi rami verdi e profumati era il più vicino al nostro balcone, facendo naturalmente ombra durante la stagione estiva, abbattuto nell’ipotesi che l’intero albero, o parte di esso, potesse cadere e danneggiare la casa in cui vivevamo. Il ventomoto che nell’ottobre 2018 si era scatenato sull’Italia del nord sradicando, secondo le stime, circa dodici milioni di alberi, aveva lasciato tracce nella testa delle persone. Molte piante erano cadute, e qualcuno aveva consigliato ai proprietari di abitazioni con alberi in giardino di sfoltirle o sopprimerle, per evitare a tronchi e rami di atterrare rovinosamente su tetti o individui, spinti dalle feroci raffiche di vento, prive di dolcezza. Il risultato era che, nel quartiere più verde della piccola città, troppi alberi vicino alle case erano stati abbattuti o potati senza pietà, a causa di una paura insensata e di una serie di dozzinali interventi privi di senso estetico».

Francesco Savio è nato a Brescia nel 1974. Ha pubblicato Mio padre era bellissimo (Italic, 2009), tradotto in Francia col titolo Mon père était très beau (Le dilettante, 2012), Il silenzio della felicità (Fernandel, 2013), Il fuorigioco sta antipatico ai bambini (Ediciclo, 2014), La sottovita (Mondadori, 2019), Il Balotelli letterario (peQuod, 2021).

Luca Doninelli “Nero fiorentino”, presentazione

Non è la prima volta che Luca Doninelli medita sul destino della città italiana per eccellenza: Firenze. Questa volta lo fa attraverso un romanzo in cui la realtà sfugge di continuo alla comprensione, i moventi vengono da lontano e il Male ha la forma del retropensiero, del brusio di fondo, dell’agitazione senza nome. E dove i morti possono essere gli assassini più pericolosi di tutti.(dal Catalogo Bompiani)

Firenze e i suoi dintorni ambientano un noir che si apre nel 2010 con oscuri delitti e sparizioni per riaprirsi con nuovi quindici anni più tardi. All’origine un misterioso ritrovamento nel 2010, rimasto tale anche perché mai confermato tangibilmente,  di due tavole appartenenti al Brunelleschi, due opere incompiute ma rivoluzionariamente moderne relative all’evoluzione della prospettiva, accompagnato da una serie di omicidi e scomparse  attribuibili alla non verificata scoperta.

I fattacci si ripresentano a distanza di quindici anni in occasione di un concorso internazionale aperto a personalità di spicco del mondo dell’architettura per progettare il completamento di un’opera incompiuta di Filippo Brunelleschi: la facciata della basilica di San Lorenzo.

Luca Doninelli nato nel 1956, è vissuto a lungo a Desenzano; vive e lavora a Milano. Con Bompiani ha pubblicato tra l’altro Fa’ che questa strada non finisca mai (2014) e Le cose semplici (2015; premio Selezione Campiello 2016). Tre casi per l’investigatore Wickson Alieni è il libro per ragazzi che ha scritto con un gruppo di bambini di famiglia e gli è valso il Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2019.

Le novità di Voland, in libreria dal 1 settembre 2023

Durante una premiazione letteraria l’affabile Guy Courtois, venditore di incipit che, a suo dire, ha fatto le fortune di Thomas Mann, Franz Kafka, Albert Camus e molti altri, lascia il biglietto da visita a uno scrittore in crisi. Fra i due s’instaura allora una fitta corrispondenza e prendono il via varie storie che procedono parallele o si intersecano. Bizzarri personaggi, apparentemente scollegati tra loro, si rincorrono in questo romanzo vertiginoso dal singolare fascino.

Matei Vișniec , nato nel 1956 a Rădăuţi, vive a Parigi dal 1987, è il secondo drammaturgo romeno dopo Ionescu a essersi imposto nel panorama europeo. Dopo Sindrome da panico nella città dei lumi (Voland 2021), torna in Italia con Il venditore di incipit per romanzi , vincitore del Premio per la letteratura europea Jean Monnet nel 2016. 

A partire dal 1959 giunsero clandestinamente in Occidente alcuni testi d’impianto fantastico e grottesco firmati da Abram Terc. Quando venne appurato che dietro il misterioso Terc si nascondeva l’intellettuale moscovita Andrej Sinjavskij, le autorità politiche diedero avvio, nel 1956, a un processo che ebbe enorme risonanza dentro e fuori il paese, al termine del quale lo scrittore fu condannato a sette anni di gulag per attività antisovietiche.

Andrej Sinjavskij , nato a Mosca nel 1925, si affermò come uno degli intellettuali più acuti della sua generazione, dedicandosi in segreto anche alla scrittura di testi corrosivi e aspramente critici. Tu ed io e altri racconti raccoglie sei racconti dell’autore russo di cui uno inedito in Italia.

SPLENDERE AI MARGINI. Narrazioni emergenti, Oligo Editore

A cura di ANDREA TEMPORELLI

Testi di

Isabella BIGNOZZI, Davide BREGOLA, Davide BRULLO, Marta CAI, Gabriele DADATI, Valentina DI CESARE,

Riccardo IELMINI, Danilo Laccetti, Enrico MACIOCI, Matteo MARCHESINI, Michele ORTI MANARA,

Andreea SIMIONEL, Andrea ZANDOMENEGHI

dall’8 settembre in libreria

OLIGO EDITORE

Un’antologia per suscitare un dibattito più ampio intorno all’attualità letteraria, chiamando in causa in particolare le nuove generazioni di scrittori, ma anche gli studiosi più attivi ed esperti o scrittori di chiara fama.

La narrativa italiana è moribonda. La narrativa italiana è vivissima.  Camminando sul crinale della contemporaneità, non mancherebbero ragioni per sostenere una visione o l’altra e magari optare, con passo da turista, per il godimento di entrambi i versanti, in attesa che il volgere dell’epoca contestualizzi meglio, su scala globale, ogni valutazione. Ma si potrebbe, all’opposto, tentare l’azzardo e sostenere (con gesto militante, si sarebbe detto un tempo) le forze che delineano il panorama in un senso o nell’altro o quantomeno non perdere l’occasione di cogliere un dettaglio, un’istantanea, un’epifania che dimostri le reali potenzialità del presente. Cartografare un paesaggio di cui si è parte sembrerà un paradosso, ma la rinuncia alla testimonianza di ciò che a un certo punto risulta quantomeno possibile, o anche soltanto desiderato, foss’anche un miraggio, significa concedere carta bianca alla mistificazione. La storia è scritta sempre, in un secondo tempo, dai vincitori, che ne ricavano una narrazione semplicistica e stereotipata, buona per i manuali scolastici. Funzionale più che finzionale, e quindi ancor più finta. Eppure, non parrebbe difficile cogliere quali scenari ci offre l’orizzonte. Viviamo in un’epoca che ha relegato la letteratura ai margini, deprivandola di regia (dall’introduzione di Andrea Temporelli)

ANDREA TEMPORELLI (Novara, 1973) ha fondato la nota rivista di letteratura “Atelier”. Tra i suoi libri segnaliamo Il cielo di Marte (Einaudi, 2005). Scrive sul blog Pangea e sul suo sito andreatemporelli.com

Nicola Campogrande “Viaggio al centro dell’orchestra. La vita segreta della musica classica tra direttori e solisti, prove e strumenti, disastri e colpi di genio”

Una guida all’ascolto per curiosi e appassionati, un volume unico per immergersi nella meraviglia della musica orchestrale. Perché, come spiega l’autore, “la bellezza, l’emozione, la sorpresa, l’eccitazione, la gioia regalate da un brano suonato da un’orchestra sono doni preziosi; e un ascolto più consapevole può moltiplicarli, lucidarli, renderli più intensi” (da Rizzoli libri)

Un testo  divulgativo alla scoperta del funzionamento degli strumenti musicali che insieme vanno a costituire un  tutt’uno: l’orchestra sinfonica; una conoscenza necessaria per un ascolto  più consapevole. Con un linguaggio accessibile anche ai non esperti, l’autore accompagna il lettore alla scoperta, come propone il titolo, degli strumenti che la compongono e del loro ruolo evidenziando le differenze tra i diversi tipi di orchestra: barocca, classica, romantica, tardo-romantica, d’ avanguardia della seconda metà del Novecento, quindi il ruolo e i compiti del direttore “l’unico musicista dell’orchestra che non suona”. A conclusione dieci brani proposti perché ben orchestrati e  descritti come esemplificazione ad un ascolto consapevole che aggiunge ulteriore piacere.

Nicola Campogrande, compositore, è nato a Torino nel 1969, vive a Roma e ha tre figli. La sua musica, eseguita dai maggiori interpreti internazionali, è pubblicata da Breitkopf & Härtel e incisa su trentacinque album. Dal 1998 conduce trasmissioni musicali per Rai Radio3 e ha condotto Contrappunti sul canale Classica HD di Sky. Già critico musicale per “la Repubblica”, è ora tra i collaboratori de “La Lettura” del “Corriere della Sera”. Dal 2016 al 2023 è stato direttore artistico del festival MITO SettembreMusica. Ha pubblicato anche 100 brani di musica classica da ascoltare una volta nella vita (BUR, 2018), Occhio alle orecchie (Ponte alle Grazie, 2015), Capire la musica classica ragionando da compositori (Ponte alle Grazie, 2020) e il corso di musica per la scuola media Prima la musica! (Lattes, 2022).

Leila Mottley “Passeggiare la notte”, presentazione

Traduzione di Claudia Durastanti

Con una scrittura cruda e bellissima, Leila Mottley racconta il pregiudizio razziale, la corruzione, il riscatto sociale, nelle strade di un’America poco conosciuta.(da Bollati Boringhieri)

Opera prima di Leila Mottley racconta Kiara Johnson, eroina diciassettenne afroamericana alla ricerca di una vita normale, costretta invece a sopravvivere: pagare l’affitto del monolocale in cui vive con il fratello Marcus, poco talentuoso ma desideroso di diventare un rapper, con la madre finita in un centro di riabilitazione dopo la morte della figlia più piccola e il padre morto di cancro, alla ricerca di un’occupazione che le permetta l’affitto e una possibilità di futuro per Trevor, figlio della sua vicina di cui si occupa da quando è nato; possibilità che paiono aprirsi quando una serata al bar e un incontro casuale in un momento di difficoltà determinano l’inizio di un lavoro che non vorrebbe fare; e comincia a prostituirsi fino a diventare la preferita di alcuni poliziotti ma, quando uno del gruppo si suicida, viene coinvolta in un procedimento legale, restando presa nello scandalo che coinvolgerà tutto il dipartimento di polizia di Oakland, un fatto di cronaca a cui l’autrice si è ispirata. Una storia di carta quella della giovanissima Kiara, detta Kia, che trova pesante riscontro in statistiche di vite effettivamente e terribilmente reali

Leila Mottley nel 2018, all’età di sedici anni, è stata la più giovane autrice a essere nominata Poet Laureate of Oakland, California. Le sue poesie sono apparse sul «New York Times». Il suo romanzo d’esordio, Passeggiare la notte, è stato inserito tra i finalisti del Booker Prize, del PEN/Hemingway Award e scelto dallOprah’s Book Club come libro del mese. Vive a Oakland, California.(da Bollati Boringhieri Autori)

Ricarda Huch “Il caso Deruga. Romanzo di un processo”, presentazione

Modellando un protagonista dal carattere ambiguo, umorale e affascinante, descritto dalle voci di chi lo accusa e di chi lo difende nel corso del dibattimento, Il caso Deruga chiama alla sbarra personaggi spesso mossi da pregiudizi e da segreti interessi, per raccontare con garbo e ironia la tenacia dei vecchi amori e le insidie delle verità troppo semplici, giungendo a sollevare questioni etiche vaste e sorprendentemente attuali. Con questo appassionante romanzo, nel 1917 la grande storica e intellettuale Ricarda Huch si concesse una divertita incursione nel giallo dando alle stampe, anni prima di Perry Mason, uno dei primissimi legal thriller della storia.( da L’Orma Editore)

Scritto nel 1917, e riproposto da L’orma Editore per la traduzione di Eusebio Trabucchi, da una raffinata conoscitrice e saggista della storia e della letteratura dell’Ottocento, nonché poetessa e narratrice, unica donna a essere ammessa all’Accademia prussiana delle Arti: con Il caso Deruga anticipò il genere legal thriller ma soprattutto propose un tema ancora attuale, relativo alla mentalità tedesca del tempo nei confronti degli “stranieri”, soprattutto italiani, dei quali l’autrice aveva avuto per altro diretta conoscenza avendo sposato il dentista Ermanno Ceconi con cui visse per qualche anno a Trieste e che fu ispiratore di alcune pagine del romanzo.

Ambientato in un’aula di tribunale di Monaco di Baviera  vede  sul banco degli imputati un medico, Sigismondo Enea Derugadett o Dodo: l’ex moglie è stata trovata morta in un elegante appartamento di Monaco; se inizialmente si accoglie come causa della morte la malattia di cui soffriva, l’apertura del testamento che vede unico erede dell’ingente patrimonio il marito medico da cui era divorziata con l’esclusione di tutti gli altri parenti, indurrà una cugina a chiedere la riesumazione del corpo: la morte si rivelerà così causata  da un terribile veleno. Il cammino verso la verità si farà strada tra testimonianze contraddittorie, pregiudizi, mentre il rapporto matrimoniale complesso tra i due, verrà sviscerato tra amore, rancore, morte, ma una giacca ritrovata per caso segnerà una svolta nelle indagini. Interessante e attuale, tra i vari temi quello dell’eutanasia

Ricarda Huch (1864-1947) è stata una poetessa, narratrice, storica e critica letteraria tedesca. Tra le prime donne a ottenere un dottorato di ricerca, abbandonò l’Accademia delle arti prussiana all’avvento del nazismo. Dedicò importanti saggi al Romanticismo, al Risorgimento italiano e alla Guerra dei trent’anni, e compose una monumentale storia della Germania. Tradotti in molte lingue, i suoi romanzi hanno resistito all’usura del tempo e intrattengono ancora oggi i lettori di tutta Europa. Il tormentato matrimonio con il medico italiano Ermanno Ceconi ispirò diverse pagine de Il caso Deruga.(da L’Orma Editore)