Salvina Pizzuoli “Corti e… fantastici”

Edida 2016 (seconda edizione)

pagine 60

in ebook euro 2,99 e in cartaceo

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Per chi ama il racconto, breve, i bozzetti, le riflessioni sul quotidiano…

“Corti e… fantastici” si compone di racconti brevi che propongono in chiave ironica fatti e misfatti del quotidiano spesso disarmonico e frustrante, ma anche spassoso e imprevedibile, insieme a  quotidianità inusuali e straordinarie, in una dimensione parallela, dove tutto è o appare possibile e anche i gatti sono protagonisti.

Un assaggio: l’incipit o la conclusione di alcuni racconti

Aglio (incipit)

Annina preferiva la cucina di quei piatti che le ricordavano l’infanzia, un periodo di cui in realtà serbava una sbiadita memoria e che forse per questo inseguiva nei sapori forti di alcuni ingredienti che spesso utilizzava in modo esclusivo.
L’aglio soprattutto, ma anche la cipolla non mancavano mai sulla sua tavola, da soli cotti o crudi.
Barattoli di aglio cotto nell’aceto e conservato poi sott’olio troneggiavano ben disposti e allineati sulle mensole della sua cucina. Trecce di capi d’aglio pendevano come festoni lungo le pareti della sua dispensa così come cipolle e cipollotti secchi e freschi.
Ma anche i suoi piatti erano legati strettamente all’uso di quei componenti che dovevano servire a ravvivare il sapore di altre vivande da lei considerate altrimenti scipite. Anche le povere patate, tuberi di tutto rispetto per il loro sapore delicato e adattabilissimo, erano spesso condite con spicchi d’aglio a fettine sottilissime, olio e origano. Come tacere poi le sue vellutate di aglio o della sua famosissima zuppa di aglio o di cipolla? I pomodori erano conditi solo con aglio, olio e prezzemolo tritati, così i peperoni e  le zucchine, con l’unica variante del prezzemolo, a volte sostituito con timo o nepitella.
Se è vero che siamo ciò che mangiamo, Annina sapeva d’aglio dalla testa ai piedi; per di più non era un odore netto e definito, ma  si confondeva con i profumi dei suoi sali da bagno, le sue creme profumate, i suoi shampoo alle erbe.
Anche la sua camera da letto al mattino sapeva  di chiuso e di aglio, come d’altronde le sue parole.

Gatti (racconto breve)

Di razza
Acciambellato tra cuscini vaporosi non fa una mossa, sembra dipinto. Il pelo lucido e compatto, lo sguardo svagato, l’aria sicura e di sfida di chi ottiene senza chiedere attenzione e moine. Annoiato da tanto interesse, non partecipa, ma con distacco divistico, accetta.
Pigramente si solleva e con fare aggraziato segue un percorso abituale che da braccioli a  spalliere lo porteranno sul davanzale, dietro i vetri di un’ampia e luminosa finestra, tutta per lui, per la sua distrazione e divertimento. Perfetto, elegante, armonioso, tutto da guardare, se ne sta in posizione accovacciata, la bella testa eretta, le orecchie svettanti, la coda agitata da piccole e cadenzate battute sul legno levigato del davanzale, quasi a battere il tempo di una visione felice, ma contenuta. Abitudinario e preciso, conosce bene i tempi dello svago e del sonno e della tenerezza e degli spuntini. La sua ciotola è sempre piena di biscottini, da sgranocchiare  e spilluzzicare; non mangia, assaggia con il fare pulito di tutti i  componenti la sua razza, ma più aggraziato e con quella noncuranza tipica di chi sa che non gli mancherà mai né la quantità né la varietà.

Il risveglio (parte finale)

[…]

Si era svegliato e a quel risveglio era del tutto impreparato. La sensazione era di stare in un luogo ristretto, comunque limitato. Si sentiva circondato da morbidezze, calde e profumate. Anche tutto il suo corpo era più piccolo, ma più scattante. Ma dove era? Nel suo letto? Eppure ricordava perfettamente di essere ancora sulla sua poltrona quando si era addormentato.

Passetti silenziosi, poi bisbigli a fior di labbra. Aveva gli occhi aperti, ma non riusciva a distinguere bene. Voleva parlare e chiedere, ma la voce non usciva dalla sua gola. Non potevano sentirlo; se ne era reso conto nell’istante in cui gli era sembrato che due volti contemporaneamente si fossero avvicinati al suo, a una distanza davvero minima, tanto che ne aveva percepito il calore. Muto, era diventato muto, forse anche cieco o comunque incapace di vedere chiaramente. Un medico, forse era un medico, quel biancore poteva essere un camice. In una corsia, era in una corsia d’ospedale? Si era sentito male, aveva avuto un mancamento? Non ne aveva memoria. E i bisbigli continuavano. Paura, fu preso da una paura terribile e folle. Era incapace di farsi capire, sentire, di esserci e di esistere. Tutti si chinavano su di lui, ma nessuno gli chiedeva nulla. Perché erano così insensibili! Lui aveva bisogno di sapere. Un’angoscia crescente lo stava sprofondando in uno stato di feroce prostrazione. Voleva acchiappare quel camice o quei visi che gli si facevano più vicini, ma era come paralizzato; il suo braccio e il suo corpo che gli erano sembrati scattanti e forti, non rispondevano perfettamente. Doveva calmarsi e riflettere, poi, piano piano cercare di venir fuori da quella situazione paradossale. Una voce maschile, dal volume più elevato delle altre. Parlavano di lui? Aveva ascoltato, ma non gli era servito per comprendere. Anche la sua tensione si era per un attimo allentata, ma ora tornava a crescere. Piangere, doveva piangere! Vedendo scorrere lacrime dai suoi occhi forse qualcuno si sarebbe degnato di curarsi di lui. E un vagito imperioso riempì il silenzio della stanza. Un pianto irrefrenabile e isterico.

Alcuni commenti

Leggendo questi racconti in un flash sono stata trasportata nel mondo narrativo e da lettrice mi sono trasformata in personaggio, protagonista e ne ho provato le sensazioni, i pensieri, le emozioni. L’arte di Salvina Pizzuoli, come ho potuto notare leggendo anche “Quattro donne e una cucina” e “Nell’altro giardino”, sta proprio nella capacità di trasmettere emozioni, dare loro voce, di trasformare la parola in chiave magica che apre la porta del tesoro chiuso dentro la mente ed il cuore. Ho provato la tollerante calma di Alessandro nel racconto Privacy, che ci può essere tanto utile per contrastare l’arroganza che incontriamo ogni giorno. Ho sperimentato la fragilità dell’anziano nel Risveglio che ci può aiutare ad essere amorevoli ed empatici nell’assistenza dei nostri vecchietti. Ho sentito tanta tenerezza per la solitudine della protagonista di Uggia e nello stesso tempo sono stata contagiata dalla sua serenità. Tanti altri sentimenti si possono sperimentare negli altri 14 racconti….LEGGETELI!

Racconti brevi si alternano a storie più ampie i cui confini si perdono nell’immaginario e nel fantastico. Gradevole alternanza di sprazzi e ritagli di quotidianità. Un patchwork divertente e amaro, uno sguardo ironico sulle vicende di tutti i giorni.


Prima di scrivere questa recensione, ho voluto rileggere ancora una volta questi racconti e vi ho ritrovato la piacevolezza che avevo provato alla prima lettura. E’ straordinario come l’autrice riesca a comunicare emozioni diverse, a seconda del tipo di racconto, che appaiono però comprensibili ad ognuno di noi. Chi non ha avuto una giornata illuminata da una gentilezza o da un sorriso come la protagonista di “Uggia”? E che dire del delizioso bozzetto che disegna i gatti individuandone le caratteristiche a partire dalla loro posizione sociale? Ad un’amante dei gatti quale sono, sono stata deliziata da questo racconto come da quello che conclude il libro. E potrei continuare ad elencare tutte le altre emozioni espresse nei restanti racconti :l’imbarazzo ed il disagio dal parrucchiere o il dolore provato verso una donna che non ha un nome ma che si è insinuata in una vita fino ad allora serena. Racconti scritti usando una lingua non banale, elegante con un piacevole senso antico. Un libro da segnalare perché arricchisce veramente.


Mi basta una semplice parola per descrivere questo lavoro: delizioso. Seguo già l’autrice dalla sua prima uscita con “Quattro donne e una cucina” e trovo che qui si riscontrino in pieno indole e caratteristiche principali che avevo già avuto modo di apprezzare a suo tempo, grazie!!


Tanti racconti tra normalità e bizzarria, storie brevi o ai confini della realtà, momenti del quotidiano raccontati in modo leggero ma attento, scorrevole e accattivante, insieme a deliziose storie di gatti. Mi è piaciuto molto e ne consiglio la lettura.

Dello stesso autore:

Salvina Pizzuoli, Nell’altro giardino, Edida 2016

Salvina Pizzuoli – Quattro donne e una cucina, Edida 2014