Michel Houellebecq non ha più niente da dire.
[…]Non sto affermando che Houellebecq abbia smarrito la capacità di scrivere. Tutt’altro. […] ma le ragioni per farlo e che il suo sguardo dissolutore, di distruzione in distruzione, sia rimasto, alla fine, privo di oggetto, posato su di un mondo vuoto, bianco, spoglio, evacuato.
[…] il protagonista di Serotonina è l’«uomo occidentale nella sua età di mezzo, al riparo dal bisogno per qualche anno, senza parenti né amici, privo sia di progetti personali sia di veri interessi, profondamente deluso dalla sua vita professionale precedente, avendo affrontato sul piano sentimentale esperienze diverse ma che avevano in comune il fatto di interrompersi, privo in fondo sia di motivi per vivere sia di motivi per morire». […]
A far collassare su se stesso il soufflé consumistico-nichilistico occidentale è la carenza del suo ultimo lievito: il sesso.
[…] La letteratura di Michel Houellebecq, giunta alla sua fase terminale, non fa più attrito rispetto alla realtà, non c’è più alcun moto ascendente, alcun sussulto insurrezionale, alcuna dissidenza in essa. Il nichilista remissivo di Serotonina è andato al potere, quello che un tempo fu il suo senso della lotta è diventato il senso comune del piccolo borghese declassato, sovranista e populista, che blocca le autostrade per difendere il proprio potere d’acquisto. […]
Serotonina è, simultaneamente, un libro sull’abdicazione e un atto di abdicazione. La grandezza di uno scrittore, giunto alla fine, sta anche in questo: arrendersi, dopo una vita dissidente, a essere nient’altro che un uomo del proprio tempo. Uno qualunque.(Da Antonio Scurati tuttolibri La Stampa)