Manuel Vilas “In tutto c’è stata bellezza recensione di Ferdinando Aramburu da tuttolibri La Stampa

 

[…]In tutto c’è stata bellezza è anche la cronaca in prima persona di un uomo che a più di cinquant’anni è rimasto solo. Solo nel senso di orfano, di divorziato e anche di chi ha sbagliato in tante occasioni e si ritrova sperduto fra le rovine della propria vita. Gli resta la scrittura, depositaria del ricordo, dove è ancora possibile coltivare l’illusione che rimangano vivi tanti episodi, oggetti e persone che un giorno sono esistiti vicini a noi e che non ci sono più.
[…] Partendo da una situazione di orfanità, il libro ci parla delle umili origini dell’autore, del suo lavoro poco stimolante nell’insegnamento, della rottura del suo matrimonio, di problemi con l’alcol, dei suoi figli, della vita mediocre in provincia o della poesia, che Manuel Vilas ha coltivato nel corso della sua carriera di scrittore con non minore assiduità del giornalismo o del romanzo. […]
 In tutto c’è stata bellezza è una commovente improvvisazione letteraria a partire da una condizione emotiva concreta; e, allo stesso tempo, un esercizio radicale di denudamento interiore che porta contemporaneamente sulla pagina l’evocazione, il racconto di peripezie, le considerazioni di tipo politico e sociale o il passaggio lirico, il tutto all’interno della cornice di un regolamento di conti con un  periodo della storia spagnola che inizia con la fine della dittatura di Franco e arriva ai nostri giorni, ma anche con l’uomo che scrive i successivi frammenti di una storia confidenziale che chiama direttamente in causa, senza eufemismi, i lettori.[…](Da  Fernando Aramburu tuttolibri La Stampa)
[Traduzione di Bruno Arpaia]