Daniela Alibrandi “Quelle strane ragazze” recensione di Salvina Pizzuoli

 

Daniela Alibrandi “Quelle strane ragazze”

youcanprint 2018

pagine 160

Su Amazon in ebook euro3,49

in cartaceo euro11,90

 

Splendida e misteriosa nello stesso tempo l’ambientazione che Daniela Alibrandi riserva a questo suo romanzo, già editato e vincitore del Premio Perseide del 2014, ma che viene dato nuovamente alle stampe nella sua veste completa e ampliata, libera dai vincoli delle regole concorsuali che lo volevano più snello. Sullo sfondo Roma, la sua città, e in particolare un quartiere che sa di magico e favolistico, quello che ha preso il nome dall’architetto Coppedè che lo realizzò nel primo trentennio del secolo scorso. E ritroviamo i luoghi dove si svolge la vicenda che la scrittrice ci presenta con dovizia di particolari e ce li fa “vedere”, palcoscenico scenografico ad una storia incalzante, indecifrabile come un codice segreto, e inattesa, come le facciate dei palazzi che vi albergano: il Villino delle Fate, l’arco d’ingresso con il suo monumentale lampadario in ferro battuto, e soprattutto la fontana, la fontana delle rane che gorgoglia e canta le sue melodie d’acqua. Se pensiamo che lo stesso Dario Argento l’aveva scelto per alcune scene dei suoi film, capiamo perfettamente la preferenza che al luogo viene accordata dalla narratrice: dietro questa facciata da favola il quartiere cela segreti, vi si tessono architetture come tele di ragno in un periodo storico, i primi anni Novanta, dai contesti inquieti della fine della guerra fredda con le sue nuove forme di intelligence, che emerge e “spiega” molti dei disegni e mosaici su cui si muovono quattro donne alcune ignare, altre consapevoli, impiegate in un’ organizzazione internazionale cui fa capo un’anziana segretaria e un direttore. E poi, mistero nel mistero, un altro personaggio che come gli altri si svela lentamente, quello che apre, con le sue angosce e i suoi desideri di morte, il romanzo.

Ma chi è, cosa cerca? Davvero solo la morte o prendersi beffe di lei?

E, come in tutti i romanzi della brava narratrice che è Daniela Alibrandi, tanti colpi di scena, tanti sussulti, tante scene di vita, all’apparenza normali, che si svelano pian piano con centellinata sapienza. Mi piace leggere i romanzi di Daniela Alibrandi, e ormai li ho letti quasi tutti, perché colpisce la costruzione della trama, il filo del raccontato mai banale, le suggestioni che sa creare che colpiscono e che nel tempo restano vivide nel ricordo del lettore, anche il più frettoloso, quello che non vede l’ora di finire per sapere “come va a finire”. Colpisce lo svolgersi della narrazione che, come un rotolo che si apre piano piano, svela e rivela, dietro le facciate, vite e intrecci imprevedibili.

E come va a finire? Come ormai ci ha abituato la nostra scrittrice: in modo sorprendente. Non resta che leggerlo!

Salvina Pizzuoli

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