Da La Repubblica: G. Simenon “Le persiane verdi” Il giallo più giallo

Le persiane verdi era il romanzo di Simenon più bello e più forte, secondo la sua cameriera, la mìtica Boule bionda e pienotta, nelle cui grazie intime lo scrittore, per tutta la vita, iniziò la sua giornata. Tranne per quindici giorni. Le persiane verdi – la storia – trasposta, evidentemente – di quei quindici giorni. I fatti risalgono al 1940, ma il romanzo (che esce nell’avvincente traduzione di Federica Di Lella e di Maria Laura Vanorio per Adelphi) Simenon lo ha scritto nel 1949, quando si trovava lontano dalla sua Francia, a Lake City, nel Connecticut. […] È il buon momento per rievocare uno dei periodi più bui della sua vita, quando un medico, per errore, gli aveva diagnosticato un cuore in rovina: davanti, forse due anni di vita, se smetteva di bere, di fumare, di scrivere libri e di fare l’amore. Per Simenon, due settimane di terrore, poì  la vita riprese come prima.[…]

Le persiane verdi comincia così, con una visita medica di un attore famosissimo e osannato, Maugin […]

Le persiane verdi è quello a cui tenne di più: nelle sue pagine non succede molto. Ma tocca comunque al lettore scoprire alcune cose. Per esempio, il protagonista vero della storia, che è l’arredamento. Già il titolo doveva mettere in guardia. Sono gli interni (le case poverissime delle origini, quelle ricche e fredde dell’agiatezza, i disordinati camerini di teatro) che punteggiano il romanzo – e si capisce perciò che piacesse alla cameriera Boule. (da Daria Galateria)