Da Il Tirreno: “Tre croci” di Federigo Tozzi

Una città che scivola nel buio, come l’Italia che va in guerra nel romanzo intenso e malinconico di Federigo Tozzi

Sono ormai cento gli anni che compie uno dei romanzi “senesi” più intensi e attuali di Federigo Tozzi, “Tre croci”. L’autore lo scrisse di getto, in soli sedici giorni, nel 1918, schiacciato dall’urgenza di una storia della città e dei suoi abitanti che aveva già visto in immagini, nella mente. E Siena, nelle pagine tozziane, è – come i protagonisti della storia, tre fratelli – una città che scivola nel buio, mentre è impegnata ancora a credere disperatamente di vivere nel suo luminoso passato. Quel grande slancio creativo e vitale del passato si è ormai esaurito: alla città rimangono le ombre. La Siena di “Tre croci” è sempre sotto un cielo scuro, minaccioso, cinereo. […] Protagonisti del romanzo, si diceva, tre fratelli senesi, Giulio, Enrico, Niccolò. I fratelli Gambi, legati tra loro da relazioni complicate e conflittuali, dove collera e tenerezza si fondono, i loro amici, ed una banca. Pare storia di oggi. I tre fratelli portavano avanti, a Siena, una libreria, dove lavorano e dove si riunisce sempre una piccola cerchia di amici. Ma gli affari non vanno bene. Però non si può lasciare che la città se ne accorga. Che ne parli. Che i tre divengano lo zimbello, la barzelletta del giorno. Anzi, bisogna squadernare davanti a tutti il successo, il benessere. […] Ma è soltanto apparenza. Già nelle prime righe i tre fratelli hanno appena falsificato la firma di un amico su una cambiale che uno di loro, Giulio, si accinge a portare in banca. È ormai da tempo che lo fanno: nessuno in città se ne è accorto. Nemmeno, per fortuna, il loro amico. Che, la prima volta, per la prima cambiale della lista, si era davvero cortesemente offerto di avallarla di persona. Quella prima cambiale fu siglata dal cavaliere Orazio Nicchioli, «assessore comunale e capo di parecchie opere di carità». È da quella prima carta che i tre continuano a copiare la firma. Naturalmente, non durerà.[…]. La libreria accumula debiti ogni giorno di più. I tre fratelli vagheggiano di partire per una grande città, trovare un compratore, realizzare con due parole la cifra da restituire all’amico, quella per impedire lo scandalo, ed un rimanente per vivere a bell’agio. Sono fantasie. Il Nicchioli torna regolarmente in libreria, per salutare, ma anche per ricordare il debito.[…] I tre sono costretti a chiedere all’amico altre diecimila lire. È all’apertura del capitolo XII che il castello di carte implode. […] Tozzi conclude così, con la linea delle tre croci sullo sfondo di Siena, una storia paradigmatica della città. E la storia di questi ultimi anni di Siena, nel terzo millennio, tra banche e suicidi, tra Mps e David Rossi, anche quella sembra che l’abbia già scritta uno dei suoi figli più acuti: Federigo Tozzi. (da STEFANO ADAMI, Maggio 2018)