Alessandro Pagani “Breve racconto onirico” da “Io mi libro”

Il “Breve racconto onirico” che oggi presentiamo è tratto da “Io mi libro”.

Alessandro Pagani, che nei suoi lavori ha voluto mettere in primo piano il lato brioso dell’esistenza giocando con le parole, è un poliedrico artista fiorentino, che si esprime anche attraverso i suoni come batterista del gruppo rock Stolen Apple. Ha pubblicato oltre Io mi libro , Perchè non cento? e 500 chicche di riso recensiti su tuttatoscanalibri

 

BREVE RACCONTO ONIRICO

Presumo che tutti nella nostra vita, nelle nostre visioni notturne, abbiamo sognato di volare. Anzi lo so per certo, perché quando ho volato ho visto tanti altri che avranno visto altri, altri ancora e così via: una moltitudine d’altri in altitudine. Mi chiedo se tutti questi abbiano visto me.

Una mattina di primavera, dopo una notte trascorsa fantasticando con uno dei miei soliti voli, il suono del telefono mi riportò coi piedi per terra. Come tutte le volte cerco di poggiare il piede destro sul pavimento (una credenza antica racconta che posare a terra il piede sinistro al risveglio metta di malumore), ma come tutte le mattine me ne dimentico, perché la credenza vecchia è solo la destinataria dei miei mignoli durante gli attacchi notturni di fame chimica. Mi allungo verso quel dannato suono metallico proveniente dal mio telefono nella penombra della stanza, ma non riesco a vedere l’apparato tecnologico che continua a ricordarmi incessantemente gli obblighi quotidiani: “Un attimo…stai calmo aggeggio infernale, adesso arrivo, so d’esser ligio ai miei doveri, ma tu dov’eri ieri sera prima che m’addormentassi?. Perché non sei al solito posto? E perchè non riesco ad afferrarti?” Qualcosa o qualcuno lo nasconde alla mia vista….”Forse sto ancora dormendo….mi schiaffeggio una guancia. E quale, la destra o la sinistra? E poi cos’è questo strano rumore simile ad un fruscio ad ogni mio movimento?”. La situazione si fa bizzarra, così mi alzo dal letto, mi guardo allo specchio e non credo ai miei occhi: ho due ALI al posto delle braccia! “Lo sapevo…non dovevo leggere Kafka…Oddio sta succedendo anche a me (metà amorfo, si: è metamorfosi)”. Così in un batter d’ALI, incredibilmente ho due ALI.

“Non è possibile, perché proprio a me? É forse uno scherzo? Queste ALI non possono essere reALI. E se invece fosse tutto vero? In fin dei conti è semplicemente quello che ho sempre sognato, adesso nessuno può tarparmele, niente più visioni oniriche o voli pindarici, finalmente posso volare nella realtà!”. Il bello è che queste penne non pesano affatto, sembrano due enormi piume ed invece saranno tre chili l’una, con un’apertura di almeno due metri, bianche con lievi striature azzurre….”Ehi un momento…..sarò mica morto e sono un angelo?”. No, non posso essere defunto, il cellulare nell’aldilà non può esistere….”E se mi scoprono e mi studiano da capo ALI e piedi e mi utilizzano come eroe del cinema? Che so, un superuomo senza effetti speciALI ma con effetti reALI….insomma….adesso che faccio?”. Come cosa fai….è tutta la vita che sogni di spiccare il volo e adesso che aspetti? Sfrutta questi due regALI! Preso dall’euforia e ancora un pò scombussolato mi vesto in fretta e furia, ma non riesco ad indossare niente che raccolga tutto quel piumaggio….”Beh non importa, esco a petto nudo, l’unica cosa che ho in mente in questo istante è il mio decollo inaugurale verso il cielo per la prima volta nella storia dell’umanità! E senza neanche vALIgie!”.

“Sì va bene, ma da dove? Calma, riflettiamo un secondo”. All’improvviso, un’idea: la vecchia del piano di sopra. Salgo le scale di corsa e suono il campanello: “Buongiorno signora, oggi si vola!” – “Ma che dice giovanotto, non capisco…perché è a petto nudo e cosa sono tutte quelle piume”? – “Sono le ALI!” – “Fausto?” – “Ma no che ha capito, mi sono spuntate le ALI!”. La vecchia s’infila un paio d’occhiALI (occhi, ALI per la vista), s’avvicina a me e tutto ad un tratto cade a terra svenuta. “Signora, ma che le prende…..non ha mai visto un paio d’ALI? Dove tiene i sALI? Si svegli per favore….ed apra la finestra!” L’anziana si riprende e si siede mezza sconvolta sulla poltrona, mentre mi avvicino alla finestra del salotto, la apro e guardo in basso. Saranno una decina di metri. “E se non bastassero? Dopotutto non so niente di aerodinamica e di spinte, di apparati vertebrALI e di traiettorie, di ALIquote e velocità. È troppo rischioso provare da qui, se non riuscissi a prendere il volo cadrei da un’altezza trascurabile e forse mi salverei, ma non ne sono sicuro. Oppure se provassi da punti più alti e non riuscissi a volare, cadrei da altezze letALI. Calma, ci devo studiare un po’ su. Ma la prossima volta, non avrò nessun ALIbi”.

Decido di tornare a casa per mettermi alla ricerca: ….”Come fanno a volare i volatili” e scopro che ‘il volo è il processo tale per cui un animale o un oggetto si sposta nell’aria attraverso l’uso di una forza diretta verso l’alto detta portanza’….”. Io conosco le portate (da giovane ho fatto il cameriere), ma le portanze ignoro cosa siano”….’Dicesi portanza la forza esercitata verso l’alto, sulle ALI di un aeromobile in moto, dall’aria che le circonda’. “Qui parlano tutti di forza, ma dove troverò io la forza di alzarmi in volo? Va bene la filosofia a volte aiuta, ma anch’io talvolta sono un tipo terra terra e il fatto è che sto ancora a terra! In ogni caso è deciso, ora o mai più, farò valere… anzi volare il coraggio, proverò la mia ascesa da Fiesole, che non è un luogo così alto, ma neanche troppo basso. Intanto per oggi, ho volato fin troppo con la fantasia”.

Il giorno successivo (trascorsa una notte un po’ agitata a sognare cALImero, Pegaso e i tre de ‘Il volo’, Pindaro ed Icaro che s’incontrano su una nuvola a bere un caffè e a parlare di svolazzamenti, e poi visioni di ALIcorni e Shuttle verso lo spazio infinito, e via di seguito tutti gli episodi di Spazio 1999 e Guerre Stellari, con “Volare” di Modugno in sottofondo e Fausto LeALI con tutti i suoi successi), appena sveglio mi volto timoroso per osservare stavolta attentamente e in modo minuzioso le mie braccia aperte: piume, solo piume e sempre più piume. Più me. Adesso ho l’ufficiALItà, se le ALI sono ancora lì dove l’avevo lasciate, qualcuno vuole che io voli. “Sì ma chi? E soprattutto….perché? Qualcuno ha le ALI ai piedi, ma io finora non avevo mai visto qualcuno con le ALI sulle ALI….Per saperlo devo andare fino in fondo a questa situazione stramba -anzi fino in alto- e devo cogliere quest’occasione al volo: oggi è il mio primo giorno in aria”.

Riesco ad infilarmi qualcosa che contenga tutte le ALI e mi avvio a piedi verso la collina. Sono impaziente ma allo stesso tempo confuso: questo potrebbe essere l’ultimo giorno della mia vita o l’inizio di una nuova. È una mattina tersa, il cielo è una coperta azzurra senza una nube, tira un discreto soffio di vento e c’è pure lo sciopero degli aerei: l’ideale per una trasvolata. Arrivato in cima ad un bel poggio, mi assicuro che intorno a me non ci sia anima viva, se non uno stormo d’uccelli che cinguetta felice. “Tra un po’ vi raggiungo e potrò vedere quello che voi vedete”. Mi metto a petto nudo e mi avvicino al bordo d’un terrapieno, sull’orlo di un burrone: sotto di me lo strapiombo. Mi armo di coraggio e penso che dovrò prendere una buona rincorsa. Mi allontano una trentina di metri, trattengo il respiro, affianco le ALI ed inizio a correre a tutta velocità verso il vuoto. Mi lancio verso il precipizio e cado in picchiata verso il basso. “Dai muoviti, che aspetti….non essere passivo……reagisci!”. Una voce proveniente chissà da dove mi fa improvvisamente riaprire gli occhi, così spalanco le ALI con tutta la mia forza iniziando a muoverle sempre più velocemente. E piano piano inizio a risALIre verso l’alto, sempre più su, in direzione del cielo. “Non riesco a credere ai miei occhi, è incredibile…..io sto volando! E stavolta, non saranno soltanto voli virtuALI”.

Le sensazioni che provo sono indescrivibili: non è come quando da piccolo mi lanciavano in aria, non è come l’ottovolante al luna park, non è come quando immaginavo di essere uno di quegli aquiloni che si alzavano sempre più in alto, non è come quando sALIi sul primo aereo, non è come nei sogni…..è tutto più bello. Nel frattempo l’aria mi accarezza il viso ed un silenzio irreale mi circonda; riesco a sentire soltanto il frullo delle ALI ed il rumore del volo di quegli uccelli che mi guardano stupiti. Firenze dall’alto è una cartolina colorata che cambia continuamente prospettiva, vedo l’Arno, Ponte Vecchio, il Duomo avvicinarsi sempre più, mentre inizio a scorgere centinaia di teste di persone che sembrano formiche impazzite. “Chissà se mi vedono e cosa penseranno….e se mi scorgesse un netturbino di ALIa o peggio un Vigile Urbano? Quanti verbALI mi farebbe?”. Sono un ALIeno con la figura di un pennuto, sono un aquilone a forma di persona, sono un drone con sembianze umane, sono Icaro dei tempi moderni. Riesco con facilità a virare, provo il volo rovesciato, cado giù in picchiata e risalgo, vado in stallo e salgo nuovamente… tutto ciò è strabiliante, sto volando da dieci minuti e mi sembra d’aver sempre volato. “E se sALIssi più in alto? No, meglio non rischiare, ancora non so dove inizia la stratosfera”. Allora, decido di puntare verso la costa, in direzione del mare, voglio provare anch’io quello che ha provato il gabbiano Jonathan Livingstone. In poco più di mezz’ora, sono già nei pressi del litorale toscano per ammirare incredulo tutta quella distesa d’acqua azzurra sotto di me: vedo ALIscafi lussuosi e piccole ALIci e poi squALI e una barca di somALI, mentre un gabbiano un po’ stranito e bianco come la neve s’avvicina e s’affianca: “Ehi Jonathan…..sei tu Jonathan? Vuoi insegnarmi a raggiungere la perfezione del volo come hai fatto con i tuoi simili?”. La percezione di spazio ed un senso d’immenso iniziano a pervadermi completamente: inizio a fluttuare verso destra e verso sinistra, in alto e in basso, a zig zag e in linea retta, tra forme rotonde e movimenti spirALI come tanti strALI che s’incrociano e si separano lasciando dietro sé scie invisibili, mentre sensazioni surreALI ed un’estasi profonda s’impadroniscono lentamente del mio corpo. Mi volto indietro e non vedo più Jonathan.

Così decido di puntare di nuovo verso l’interno, per misurarmi con le vette delle Apuane: sarò un aquila che tende il suo volo verso le cime incontaminate, alla volta di sommità sconosciute. Appena arrivato nei pressi dei monti, la natura è il mio unico spettatore e quando lambisco il Monte Pisanino l’aria dolce degli ALIsei (o chi per loro) mi lambisce il viso. Adesso vorrei rimanere qui per sempre. Sfrutto la forza d’inerzia e attraverso l’aria come un razzo, m’infilo dentro una nuvola e mi sembra di galleggiare nel vuoto… sto universALIzzando con l’universo. Ad un certo punto visuALIzzo un ALIante in lontananza…”Potrei avvicinarmi e fargli vedere che posso sALIre più in alto di lui… oppure potrei spingermi verso l’Appennino ed arrivare fino all’Adriatico, per poi allungarmi verso nord… e se vALIcassi le Alpi? Con questa velocità in un’ora sareì fuori dall’ItALIa…e senza fare scALI!”. Mentre fantastico nel fantastico, m’interrogo sul perché l’uomo ha da sempre cercato di volare….”Forse per arrivare più velocemente nei luoghi dov’era diretto? Per scoprire cosa c’è oltre il cielo e le stelle? O perché da quassù si controlla il mondo e si sogna, e da laggiù la terra ci rende prevedibili e attaccati alle cose sciocche e materiali? Se la natura ci ha dato due gambe, avrà voluto che si cammini, ma se ci avesse dato anche due ALI, avremmo fatto di tutto per camminare ugualmente?”… Nel frattempo si sta facendo lentamente buio, per questo decido di abbandonare – almeno per oggi – l’idea di fare rotta verso luoghi più distanti, puntando di nuovo verso casa. “Dopotutto ho ancora tutta la vita davanti per scoprire il mondo da un’altra prospettiva. E se adesso non riuscissi a ritrovare la strada per tornare indietro? Riuscirò a riconoscere il percorso inverso nell’imbrunire? Strano però… sono padrone dello spazio e mi mancano già i sessanta metri quadri di casa” – Nel frattempo un tramonto rosso come il fuoco inizia a formarsi alle mie spalle, mentre intravedo di nuovo Firenze che s’avvicina sempre più.

Arrivato nei pressi del capoluogo toscano, decido di volteggiare un po’ sui luoghi della mia infanzia: l’asilo e la scuola Villani, la corte di via del Paradiso dove giocavo a campana e dove ho dato i primi calci al pallone, i campi aperti dove andavamo a rubare le giuggiole dopo aver scavalcato un cancello all’epoca altissimo, i prati profumati dove ci fermavamo ore ed ore ad ammirare il volo delle rondini, quelle regine dello spazio che come saette sfioravano le case, gli alberi, e quel mondo che da piccolo sembrava così immenso e colorato. Ma quei posti non sono più tALI ed io neppure, così improvvisamente la realtà ritorna come un boomerang ed io l’afferro quando realizzo che non sarò mai una nuvola o un aquilone, ma un semplice uomo attempato che di primavere e di rondini ne ha già passate cinquanta. Decido definitivamente di rientrare verso casa per vedere dall’alto il luogo dove vivo, chiedendomi senza risposta perché da lì non ho mai alzato gli occhi al cielo. “Voglio atterrare davanti casa, dopotutto è là che devo tornare”. Con una virata degna del Barone Rosso, punto come una freccia verso il mio quartiere. “Se mi vedono i vicini chiameranno le forze dell’ordine”, penso improvvisamente. Allora circondo silenziosamente il palazzo, mi accosto alla finestra di camera e con leggerezza plano a terra dolcemente, mentre la vecchia del piano di sopra, vedendomi all’improvviso, inizia ad urlare: “Fausto, Fausto!”. Mi avvicino alla finestra della mia stanza ed incredibilmente mi vedo steso sul materasso, col pigiama addosso, completamente addormentato. Proprio in quel preciso istante che non riesco a definire, cado dal letto e mi risveglio.

Anche io nel mio piccolo so d’aver volato. Anch’io nel mio straordinario, ho reALIzzato un sogno.