Salvina Pizzuoli “La valle dell’Arno fra storia e geografia”

 

Salvina Pizzuoli, 

Edida, 2017

Su Amazon in ebook euro3,99

in cartaceo euro10,00

 

“La valle dell’Arno tra storia e geografia” raccoglie vari articoli pubblicati anche su tuttatoscana.net e relativi alla storia del fiume tra Firenze e Pisa in un periodo che va dalle origini al 1333. Tre le città sulla cui storia legata al fiume l’autrice si sofferma: Firenze, Empoli e Pisa. Ne deriva quindi un saggio che in modo semplice e accattivante racconta un pezzo della storia legata al fiume.

L’dea di riunire in volume i cinque articoli che trattano specificatamente l’argomento, nasce dalla volontà di rendere fruibili a più lettori i contenuti di quei lavori, pubblicati sulla rivista, che raccontano, anche se a macchie, la storia, l’arte, i paesaggi della Toscana, da cui  il nome della collana stessa: Macchie di Toscana. Alla valle dell’Arno seguirà presto la valle del Merse, fiume secondario ma ricco di storia e di testimonianze artistiche notevoli. I volumi della collana sono corredati da immagini e foto, in questo primo volume, a colori,  molto del materiale fotografico è di Enio Bravi che collabora alla rivista.

L’indice

La valle dell’Arno tra storia e geografia

Firenze e l’Arno: un rapporto difficile

Empoli e l’Arno: dalle origini al 1333

Pisa e l’Arno: storia e geografia di un antico sistema fluviale

APPENDICE

Il bacino idrografico di Firenze

Visita al Museo delle navi antiche di Pisa: un entusiasmante viaggio nel passato

L’antico attracco e la Basilica di San Piero a Grado

Da Florentia Tuscorum a Pisis

Stralci

Da La valle dell’Arno tra storia e geografia

Nella sua storia l’Arno non ha avuto vita facile e ha dovuto adoperarsi per costruire il proprio percorso, soprattutto quando, dopo il Pratomagno, si snodava dentro una valle stretta e piena di strozzature, come sottolineano i toponimi Valle dell’Imbuto e Stretta o Gola dell’Incisa mentre il masso della Gonfolina o Golfolina, un blocco di roccia arenaria conosciuto anche con il nome di Masso delle fate, occupava le due rive del fiume bloccandone il corso verso il mare, allora molto vicino tanto che il nostro piano di Firenze suoleva essere quasi tutto pantano fino presso a Firenze per l’ altezza della pietra Gonfolina presso Signa, la quale fu poi per opera di maestri tagliata e abbassata, e sgorgarono l’ acque, e diventò piano fruttifero e sano. […]

Nel racconto dello storico Inghirami in Storia della Toscana del 1842 troviamo traccia di una delle alluvioni del fiume che coinvolsero pesantemente tutta la valle a causa delle piogge torrenziali che riempirono a dismisura il suo letto nell’anno 1333

Questa perversa pioggia continuò sempre per quattro giorni e per quattro notti. Il fiume d’Arno crebbe per questo gran diluvio in tant’ abbondanza d’ acqua, che prima onde si muove, scendendo dalle Alpi straripò con grandi mine e forte impeto, che sommerse molto del piano del Casentino; e poi tutto il piano d’Arezzo e del Valdarno di sopra per modo che tutto il coperse d’acqua. La Sieve soverchiò le sponde con non minor violenza ed allagò tutto il Mugello. Ogni piccol ruscello che metteva nell’ Arno sembrava un gran fiume. Fuggivano le genti di casa in casa, e di tetto in tetto facendo ponti da una casa all’altra. Tutti i mulini , tutte le case fabbricate lungo i fiumi, tutti gli alberi piantati sulle loro rive, furon divelti e strascinati dall’ impeto delle acque.

Da Firenze e l’Arno

 Come tutte le città fluviali Firenze deve molto al suo fiume, nel bene e nel male. La storia della città si intreccia infatti con quella dell’Arno come si allacciano i loro elementi di pietra e di acqua che si stringono e convivono in un  accostamento strettissimo. L’Arno più che un vero e proprio fiume è un  

[…]un fiumicel che nasce in Falterona

e cento miglia di corso nol sazia (Purgatorio XIV, 17-18)

un giovinastro scapestrato, forse troppo stretto e ingabbiato tra le braccia della sua bella. 

I poeti, che sanno indagare nelle pieghe dei sentimenti, colgono ed evidenziano, più e meglio di molti trattati, le intime e vere ragioni di un rapporto in conflitto. Spesso ammiriamo l’infilata dei ponti che segnano dall’alto gli incontri delle due sponde dell’Arno, rapiti dall’incanto dell’opera dell’uomo che si coniuga in modo mirabile con quella della natura, specialmente quando è trasfigurata nella magica atmosfera dei tramonti. Firenze vista dall’alto o dalle spallette del suo fiume o dal ponte a Santa Trìnita, scuote e  cattura nella sua magica e surreale visione, sempre uguale eppure sempre nuova, che sa  regalare al passante emozioni ed ebbrezze diverse e profonde: l’acqua scorre tra  i colori gialli-rosati e grigiastri delle sue pietre; le case pare si stringano ad accarezzare l’acqua che le riflette in un gioco di vibrazioni e di  immoto.

Da Empoli e l’Arno

In questa piana, lungo la riva sinistra dell’Arno, si colloca oggi e si collocava, un florido centro commerciale e agricolo; negli atti ufficiali compare quasi dal nulla solo in età medioevale sollevando non poche domande da parte degli studiosi. Lo storico ottocentesco Emanuele Repetti nel suo Dizionario geografico fisico storico della Toscana  alla voce Empoli scriveva:

Empoli (Impolum, Empulum, Emporium) nel Val-d’Arno inferiore. Terra la più popolata della Toscana, di forma regolare e ben fabbricata… Giace in un’aperta pianura che porta il nome della stessa Terra, presso la riva manca dell’Arno… Questa popolarissima terra che lo storico Giucciardini chiamava il granajo della Rep. Fiorentina, nel secolo XI non era che una piccola borgata col foro davanti alla pieve e sottolineava che  Non restano memorie di Empoli che possano dirsi più antiche del sec. VIII; a partire dal 780, in vari documenti, compare infatti il nome Empoli e Pontorme (oggi un quartiere cittadino).

Da Pisa e l’Arno

Come tutte le città fluviali Pisa deve molto al suo fiume. Gli deve sicuramente la sua posizione strategica tra mare, specchi lagunari e corsi d’acqua che alle origini l’ha caratterizzata rendendo il sito particolarmente favorevole agli insediamenti e agli attracchi protetti. Al fiume e al suo delta deve la propria affermazione sia come porto romano di primaria importanza per i traffici e per il controllo delle acque del Tirreno settentrionale sia come repubblica marinara. All’opera di quello stesso fiume deve in parte anche la decadenza perché con i detriti e le continue esondazioni ne ha trasformato costantemente il litorale, allontanandola dal mare, colmando le lagune, interrando i suoi ancoraggi. Non ultima, ma solo in ordine di tempo, gli deve memoria tangibile di quella grande potenza navale conservandone i relitti tra le sue sabbie e nei suoi umidi fondali.

La geografia di un  territorio si intreccia sempre con la storia delle popolazioni che in esso si sono insediate, ne plasma il carattere, ne indirizza le abilità e le scelte, in qualche modo possiamo dire che ne influenzi la storia e la cultura; così Pisa, nata sulle acque, in un’area che assomigliava alla laguna di Venezia, ricoperta di fitte foreste, non poteva che sviluppare la vocazione a navigare.

A questo link la recensione di Jacopo Cioni sulla rivista florencecity