Virginie Despentes “Vernon Subutex1″di Leonardo Martinelli La Stampa 30 agosto

Parigi, il romanzo cult di Virginie Despentes farà rinascere il castello che stava crollando

Leonardo Martinelli
Parigi
Su quella panchina, accanto alla Villa Zilveli, si allungava la sera Vernon Subutex, l’anti-eroe del romanzo di Virginie Despentes, uno dei libri cult della Parigi di oggi: ridotto a un barbone, la deriva metropolitana di un angelo decaduto. Ma da lassù poteva abbracciare tutta la città. «Apre un occhio, all’alba», si legge nel secondo tomo della trilogia, «e resta immobile, sconvolto dall’ampiezza del paesaggio». Anche così i francesi hanno scoperto la Villa Zilveli, edificio modernista terminato nel 1933, da più di dieci anni all’abbandono: quel relitto che Vernon esplorava in giornate senza senso.
È inclinata la casa, sta per crollare. Peggio ancora: messa all’asta e non ancora soggetta ai vincoli della sovrintendenza, poteva essere comprata da un palazzinaro qualunque e trasformata in un condominio di lusso, ora che la capitale francese è in preda a una febbre immobiliare. Meno male che a giugno, al terzo tentativo di trovare un compratore, si è fatto vivo lui, Jean-Paul Goude, grafico, fotografo e regista (soprattutto di film pubblicitari), icona degli anni 80 (suoi i mitici spot televisivi della Citroën con Grace Jones stile pantera, che allora era la sua donna).

Ebbene, Goude, che abita lì vicino, ha deciso di sborsare 2,2 milioni di euro per comprare il rudere. Altre centinaia ne serviranno per restaurarlo. «A 21 anni acquistai la Rolls di un amico, ormai rovinato. E la coccolai», ha raccontato. «Voglio fare la stessa cosa con la villa Zilveli. La salverò e poi ci vivrò. Sarà un pozzo finanziario senza fondo. Ho 78 anni, non sono più giovane, ma vivo ancora delle  mie fantasie». 
A Parigi ringraziano i fans di Vernon Subutex, il libro di una generazione, soprattutto i giovani di questo Est parigino, creativi e cosmopoliti. In Francia il primo tomo fu pubblicato nel 2015, ma siamo ormai a una trilogia, che in Italia uscirà per intero da Bompiani il 25 settembre. Vernon, già proprietario di un negozio di dischi, travolto dal declino dei vinili, si ritrova per le strade di Parigi, a chiedere aiuto ai vecchi amici di un passato fatto di sesso, droga e rock and roll, per poi diventare un inesorabile senzatetto in questa fetta del 19° arrondissement, dove abita anche l’autrice. Despentes è uno pseudonimo e deriva da Bas des pentes, quartiere di Lione dove Virginie da giovane per sopravvivere ha fatto addirittura la prostituta.
Villa Zilveli, 136 metri quadrati su due piani, si staglia in cima alla butte Bergeyre, una delle colline della città, tirata su con i residui delle vicine cave di gesso, sulle quali Napoleone III a fine ‘800 fece nascere il parco dei Buttes-Chaumont, le false scarpate di un immaginario lembo di Alpi in trasferta a Parigi. Nel 1928 Joséphine Baker, la ballerina nera della Belle Époque, inaugurò con uno spettacolo per strada una lottizzazione di casette che ancora resiste in cima alla collina, con le facciate tradizionali da buona borghesia. In un appartamento visse Pietro Nenni in fuga dal fascismo negli anni 30 (sua figlia Vittoria, coraggiosa antifascista, dopo Vittoria, coraggiosa antifascista, dopo l’occupazione nazista della città, venne catturata e morì ad Auschwitz).
Sulla collina, Athanase Zilveli, un ingegnere di origini greche che aveva fatto fortuna, fece costruire, a ridosso di una vigna (oggi proprietà comune di tutti i residenti della Bergeyre), una casa nuova per i tempi, sobria e austera. Ne venne fuori uno dei rari esempi a Parigi di architettura modernista, opera di un austriaco, Joahnn Welz (ribattezzato Jean), amico di Le Corbusier (la Villa Zilveli si sviluppa su piloni, come faceva il maestro) e di Adolf Loos, altro architetto viennese transfuga nella capitale francese e nemico del liberty. Da una finestra si punta dritto la basilica del Sacro Cuore, a Montmartre, e da un’altra la torre Eiffel. Welz, poi, emigrò in Sudafrica, dove divenne un noto pittore. Questo «castello in aria», come l’ha ribattezzato Peter Wieth, architetto inglese, è rimasto ai discendenti di Zilveli, che da tempo non avevano più i mezzi per mantenerlo. Goude, che ha vinto l’asta, lo salverà. Parigi, da qui, nel silenzio della collina Bergeyre, appare eterna e immensa. Tutta intera plaude al benefattore. Alla memoria di Vernon Subutex. —