Jules Verne “La sfinge dei ghiacci” presentazione

Il romanzo di Verne prende le mosse da quello scritto da Edgar Allan Poe, Le Avventure di Gordon Pym, in forma di cronaca di viaggio, che a quel tempo divise il pubblico tra coloro che sostenevano l’autenticità del racconto e altri l’esatto opposto. Nel romanzo di Poe chiari i segni delle teorie sulla terra cava: la goletta Jane naviga su acque sempre più calde mano a mano che si avvicina al polo, di pari passo con l’idea che ad altissime latitudini il freddo del mare antartico fosse mitigato dalle correnti di acqua dolce e calda provenienti dall’interno della Terra. Una questione molto dibattuta e, all’epoca in cui Poe scrisse Le avventure di Gordon Pym, tutt’altro che chiusa mentre le spedizioni nelle zone polari si moltiplicarono.

In questo contesto si colloca l’avventuroso viaggio raccontato da Verne ne La sfinge dei ghiacci, un romanzo assai poco conosciuto in Italia, ma che merita sicuramente di essere letto

Dall’Introduzione di Tommaso Ferrini

Cenni a Le Avventure di Gordon Pym

[…] Per comprendere bene tutti i passaggi della narrazione di Verne è preferibile, anche se a grandi linee, avere fresche in mente le vicende riportate nel romanzo di Poe, Le Avventure di Gordon Pym.

La storia inizia con l’imbarco clandestino da parte del protagonista Arthur Gordon Pym a bordo del Grampus, una baleniera partita verso l’Antartide da Nantucket. Il Grampus naufraga e, a seguito di macabre vicende tipiche dell’horror psicologico alla Poe, sopravvivono solo Arthur Pym e il meticcio Dirk Peters che diventerà suo inseparabile compagno di viaggio. I due vengono infine salvati dall’equipaggio della Jane, una goletta in rotta verso sud sotto il comando del capitano William Guy. La contagiosa voglia di avventura di Arthur Pym convince il capitano Guy a dirigere l’imbarcazione in luoghi fino ad allora inesplorati, a latitudini estreme che neanche le spedizioni ufficiali erano riuscite a toccare. La caratteristica più sconvolgente e inaspettata con cui questi esploratori si trovano a dover fare i conti è che avvicinandosi al polo le temperature aumentano invece che diminuire. Dopo diversi giorni di navigazione la Jane s’imbatte in un arcipelago di isole abitate da indigeni che si mostrano cordiali e accomodanti. La più grande è chiamata Tsalal ed è presso di lei che il capo tribù Too Wit abita e regna dalla città di Klock-Klock. Scopriamo molto presto però che l’ospitalità degli indigeni è solo una facciata per coprire la pianificazione di un tremendo colpo di mano che porta la quasi totalità dell’equipaggio della Jane a rimanere schiacciata sotto una slavina provocata appositamente in prossimità di uno stretto passaggio tra due colline. Pym e Peters riescono comunque fortunosamente a salvarsi e dopo esser riusciti a rubare un’imbarcazione a Too Wit fuggono da Tsalal sotto l’influsso di una forte corrente che li trascina verso sud. Qui il viaggio acquista connotati sempre più fantastici, sfociando quasi nel metafisico. Dopo giorni di deriva, nel momento in cui la situazione pare essere arrivata all’apice della tensione, la narrazione s’interrompe bruscamente ed Edgar Poe, all’epoca Direttore di una nota rivista di Richmond, per giustificare la mancanza di un seguito afferma che la storia gli era stata inviata da Arthur Pym in persona in vari scaglioni e che la sua morte prematura quanto inspiegabile non gli aveva permesso di terminare il racconto.

Ripresosi dall’amara delusione il lettore non può che mettersi l’anima in pace e accettare il fatto che non potrà mai sapere cosa accadde ai due avventurieri Arthur Pym e Dirk Peters. La stessa delusione dovette cogliere anche Jules Verne che però non si adagiò come tutti gli altri a fare i conti con l’amarezza di questo caso irrisolto, decidendo altresì di sfruttare la sua celebre immaginazione per dare una degna conclusione alla vicenda.

Da questo intento nacque l’ultimo romanzo del grande narratore francese, La Sfinge dei Ghiacci, un vero e proprio sequel delle Avventure di Edgar Poe, in cui vengono fornite spiegazioni ‘scientifiche’ alle ultime fantasmagoriche visioni di Arthur Pym e trovano conclusione le vicende di quelli che furono i protagonisti della storia di Poe, chiudendo finalmente il cerchio e donando requie all’animo del lettore.