Il secondo romanzo dedicato a Vince Corso che ha scoperto le doti curative della lettura e indaga su un malato di Alzheimer
dalla recensione di E. Paccagnini da La Lettura
se nella “Lettrice scomparsa” l’io narrante era alle prese con la sparizione della signora Parodi, qui a essersi dileguata è una mente. Che però, in un gioco di scatole cinesi, ha fatto in tempo prima di essere completamente devastata dall’Alzheimer a lasciare tracce che solo nell’ultimo capitolo il lettore scoprirà condurre a una persona. Ma dove l’oggetto dell’indagine è però entrare nel processo mentale di una persona ormai capace solo di pronunciare qualche frase isolata o anche semplici parole tra loro slegate, irrintracciabili ovviamente su Google per via del loro accostamento con tecnica da «carotaggio», che portino al fine a identificare quel libro dal quale sono state prelevate. Un libro quindi da rintracciare in una biblioteca quasi alchemica nella sua organizzazione; e, una volta recuperato, riuscire a dare una identità a quell’«ombra» che vi è stata gelosamente e amorosamente depositata e celata. Perché questo non è tanto un libro di «scomparse», quanto di assenze e di attese. E di solitudini.
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