Da Il Corriere della sera: Dolores Redondo vince il Premio Bancarella

I librai premiano Dolores Redondo con il Bancarella

«Tutto questo ti darò», «Tutto questo ti darò», «Tutto questo ti darò»: il titolo del libro di Dolores Redondo risuona martellante, domenica nella serata finale del Premio Bancarella, sotto il Campanone di Pontremoli (Massa-carrara). Per essere una sofisticata artigiana del batticuore, la scrittrice basca dovrebbe sopportare con maggiore freddezza i venti minuti di tensione prima del verdetto: 142 librai su 166 l’hanno inserita nella loro terna, e lo spoglio dell’ultima sessantina di schede lascia intendere che è lei a guidare la corsa. In ampio vantaggio sugli inseguitori: Marco Consentino, Domenico Dodaro e Luigi Panella (I fantasmi dell’impero, Sellerio editore), Jessica Fellowes (L’assassinio di Florence Nightingale Shore, Neri Pozza), Guido Marangoni (Anna che sorride alla pioggia, Sperling & Kupfer), Paolo Rumiz (La regina del silenzio, La nave di Teseo) e Dario Correnti (Nostalgia del sangue, Giunti).

Con 62 punti di distacco dal secondo classificato, è una vittoria comoda per il thriller di Dolores Redondo, Tutto questo ti darò (DEA Planeta) ambientato ai giorni nostri in una Galizia ancora feudale, tenebrosa e aristocratica, conservatrice e perbenista fino alla ferocia. Il successo in Spagna è stato già ratificato dal Premio Planeta, due anni fa, da 350 mila copie vendute e 23 ristampe: «Eppure, durante il conteggio dei voti, credevo che mi sarebbe venuto un infarto — scherza l’autrice, adesso che la scultura di San Giovanni di Dio, patrono dei librai, è saldamente nelle sue mani —. È il primo premio che ricevo in Italia e per me è stato un nuovo battesimo, il battesimo del mio romanzo. Una cerimonia che non potrò mai dimenticare».

Nato nel 1953, quando il primo a essere «battezzato» fu Ernest Hemingway con Il vecchio e il mare, il premio Bancarella è conferito da una giuria composta unicamente da librai, in onore degli ambulanti pontremolesi che tradizionalmente si dedicavano alla compravendita di almanacchi, classici, testi religiosi, volumi ottocenteschi allestendo i loro carretti lungo la via Francigena o sui pascoli degli Appennini.

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(da Il Corriere della Sera, articolo di  Elisabetta Rosaspina)